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L’iniziativa alla Camera del Panda per proteggere il patrimonio naturale del nostro Paese

Il Wwf presenta una proposta di legge sulle aree Oecm «per colmare le lacune normative italiane»

Spiega l’associazione ambientalista: «C’è l’esigenza di superare una mancanza nell’ordinamento italiano, che attualmente non prevede un quadro giuridico specifico per il riconoscimento e la gestione di queste zone che non sono ufficialmente protette»
 |  Natura e biodiversità

Con l’acronimo Oecm si indicano le aree descritte con l’espressione inglese “OtherEffective area-basedConservationMeasures”. Si tratta aree geografiche ben definite che, pur non rientrando tra le aree protette ufficiali, viene gestita in modo tale da garantire nel tempo la conservazione della biodiversità, anche quando questa non rappresenta il principale obiettivo di gestione. La caratteristica principale delle Oecm, infatti, è che queste aree possono essere governate, gestite e utilizzate per un’ampia gamma di finalità, ma garantiscono comunque un’effettiva e duratura conservazione degli ecosistemi.

Il problema, in Italia, è che la definizione, e dunque la gestione, di queste zone presenta una serie di criticità a causa di un assetto legislativo tutt’altro che chiaro. E così oggi, nel corso della conferenza “Aree OECM: pubblico e privato per la conservazione della natura oltre le aree protette” tenutasi presso la sala ttampa della Camera dei deputati, è stato presentato un disegno di legge predisposto dal Wwf Italia proprio sulle Oecm: è stata l’occasione per un confronto tra istituzioni, mondo associativo e attori privati su uno strumento innovativo per tutelare la biodiversità e consentire un più rapido ed efficace conseguimento degli obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030 e di quelli internazionali di conservazione.

Le Oecm sono uno strumento importante per il raggiungimento dell’Obiettivo 3 del Quadro Globale della Biodiversità (Global Biodiversity Framework) adottato dagli Stati partecipanti alla Cop 15 Kunming-Montreal nel 2022 che, tra l’altro, impegna i Paesi a conservare almeno il 30% delle aree terrestri, delle acque interne e delle zone costiere e marine entro il 2030. La continua perdita di biodiversità, con gravi conseguenze per la sicurezza e perl ’accesso ad acqua pulita e cibo sano per miliardi di abitanti del Pianeta, rende ormai non più rinviabile l’adozione di misure concrete per la conservazione degli ambienti naturali. Sebbene siano stati compiuti passi avanti verso questo obiettivo, un recente rapporto del Centro mondiale di monitoraggio della conservazione del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP-WCMC) e dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha rilevato che, in meno di cinque anni da qui al 2030, la rete globale delle aree tutelate dovrà essere ampliata del 12,4% sulla terraferma e del 21,6% nei mari.

La conferenza ha evidenziato il necessario coordinamento tra diversi livelli di governo (nazionale, regionale, locale), ma anche le opportunità che possono nascere dalla collaborazione tra pubblico e privato al fine di costruire un sistema ecologicamente connesso e integrato di aree a tutela della biodiversità. 

«La nostra proposta di legge risponde all’esigenza di colmare una lacuna nell’ordinamento italiano, che attualmente non prevede un quadro giuridico specifico per il riconoscimento e la gestione delle Oecm», dichiara Dante Caserta, responsabile dell’Area affari legali e Istituzionali del Wwf Italia. «Questo strumento non si sostituisce alle aree naturali protette, sulla cui istituzione il nostro Paese deve colmare al più presto un grave ritardo sia a terra che a mare, ma può rappresentare per la tutela della biodiversità uno strumento complementare al sistema delle aree protette, caratterizzato da una maggiore flessibilità gestionale e dalla possibilità di valorizzare forme di conservazione già esistenti in ambito forestale, fluviale, marino, costiero e persino nelle aree demaniali militari. Ovviamente, è però necessario regolamentare correttamente questo strumento affinché le Oecm possano realmente contribuire alla conservazione della biodiversità: da qui nasce la nostra proposta che mettiamo a disposizione di tutte le forze politiche presenti in Parlamento affinché la facciano propria, la discutano, la migliorino e la portino rapidamente ad approvazione».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.