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Dopo la morte dei due giovani esemplari a Scanno occorrono nuovi modi per difendere l’orso bruno marsicano

L’appello della Società italiana per la storia della fauna alle istituzioni, dopo l'incidente nell’invaso artificiale di Colle Rotondo
 |  Natura e biodiversità

La morte dei due giovani orsi nell’invaso artificiale di Colle Rotondo di Scanno, conferma la assoluta precarietà cui è soggetta la sopravvivenza di questa preziosa popolazione endemica, unica al mondo.

Nell’ultimo anno le morti, perlomeno quelle conosciute, salgono a cinque esemplari raddoppiando la media finora nota di 2,5 decessi ogni dodici mesi, già di per sé insostenibile considerando che il 50% dei nuovi nati non raggiunge l’anno di età.

Queste cifre attestano non solo la difficoltà di contenere l’incidenza negativa delle attività umane sulla sopravvivenza di questo residuo nucleo appenninico ma, considerati i risultati a oggi noti, anche la necessità, ormai ineludibile, di rivedere alcune delle politiche di gestione sinora poste in essere.

Ci auguriamo che gli esiti del monitoraggio genetico tuttora in corso smentiscano la nostra preoccupazione circa il fatto che la popolazione appenninica sembra disperdersi piuttosto che diffondersi, prova ne è che le recenti nascite, così come i decessi, stanno avvenendo fuori del territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Auspichiamo quindi che il Ministro Pichetto Fratin, la Comunità scientifica e gli organi direttivi delle aree protette che insistono nella core area di presenza dell’orso bruno marsicano vogliano finalmente prendere in considerazione la proposta, da noi avanzata già nel gennaio del 2013[1], di istituire una banca genetica, finché ciò sia percorribile con successo.

Invitiamo altresì l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) a rivedere il proprio parere rilasciato l’11 novembre 2013[2] laddove, dopo aver definito di scarsa scientificità un programma di conservazione ex-situ[3] dell’orso bruno marsicano, si proponeva -in caso di sofferenza della popolazione appenninica- di realizzare interventi di traslocazione di esemplari provenienti da popolazioni geograficamente vicine.

Una soluzione quest’ultima che, alla luce dell’esperienza del LIFE Ursus in Trentino, appare non soltanto poco praticabile ma potenzialmente pericolosa per l’integrità genetica della sottospecie marsicana. La permanenza di tale parere infatti preclude a oggi ogni possibilità di esplorare differenti strategie di conservazione.

Con l’augurio che questa nostra ulteriore sollecitazione venga presa infine in considerazione, con l’attenzione che l’argomento richiede, si inviano i migliori saluti.

di Corradino Guacci, presidente della Società italiana per la storia della fauna alle istituzioni

[1] Da quella data sono mancati almeno 29 esemplari dei quali 12 femmine, indispensabili per il futuro della sottospecie.

[2] https://www.storiadellafauna.com/wp-content/uploads/2018/08/ISPRA-parere-conservation-breeding.pdf

[3] Si ricorda che le banche genetiche e i relativi programmi di conservazione ex-situ sono contemplati dall’art. 9 della Convenzione per la Biodiversità di Rio de Janeiro e la cui validità è ben espressa dal successo del progetto di recupero della lince iberica solo per citare un programma europeo.

Questo appello è stato rivolto dalla Società italiana per la storia della fauna a:

Al Ministro dell’Ambiente

e della Sicurezza Energetica

Dott. Gilberto Pichetto Fratin

Al Direttore Generale

Patrimonio Naturalistico e Mare

Dott. Francesco Tomas

Al Presidente dell’I.S.P.R.A.

Dott. Stefano Laporta

Al Presidente della Regione Abruzzo

Dott. Marco Marsilio

Al Presidente del Parco nazionale

d’Abruzzo, Lazio e Molise

Prof. Giovanni Cannata

Al Direttore del Parco nazionale

d’Abruzzo, Lazio e Molise

Dott. Luciano Sammarone

Al Presidente del Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga

Avv. Tommaso Navarra

Al Direttore del Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga Dott.ssa Elsa Olivieri

Al Presidente del Parco nazionale della Majella

Prof. Lucio Zazzara

Al Direttore del Parco nazionale della Majella

Dott. Luciano Di Martino

Al Presidente del Parco naturale regionale Sirente-Velino

Dott. Francesco D’Amore

Al Direttore del Parco naturale regionale Sirente-Velino

Dott. Igino Chiuchiarelli

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