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La denuncia di Slow Food e FederBio

«L’attuale sistema agroalimentare è responsabile dell’estinzione dell’80% di specie e habitat»

La conversione al biologico determinerebbe la drastica riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi di sintesi di chimica
 |  Natura e biodiversità

Sull’onda della Giornata mondiale della biodiversità, Slow Food Italia e FederBio hanno lanciato un doppio appello alla politica e alla società civile per fermare il degrado degli ecosistemi naturali e promuovere un modello agroalimentare sostenibile. Entrambe le organizzazioni individuano nel sistema produttivo attuale una delle cause principali della crisi in corso, denunciando l’impatto distruttivo dell’agricoltura intensiva e dello sfruttamento indiscriminato delle risorse genetiche.

Sebbene l’importanza della biodiversità sia evidenziata da numerosi studi, già in una relazione delle Nazioni Unite del 2019 gli scienziati hanno lanciato l’allarme per l’estinzione di un milione di specie (su un totale stimato di 8 milioni), molte delle quali rischiano di scomparire nell’arco di pochi decenni.

Secondo Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, «l’indifferenza dei più, la miopia e la sete del profitto di una parte dell’industria sta uccidendo la biodiversità, l’unica ricchezza in grado di salvarci». A preoccupare è in particolare la filiera del cibo: «Forse sorprenderà sapere - prosegue Nappini - che il primo imputato per la perdita di biodiversità è l’attuale sistema agroalimentare, responsabile dell’estinzione e della distruzione dell’80% di specie e habitat. A proposito di numeri: oggi il 60% dei mammiferi sono bovini da allevamento e il 70% dei volatili sono polli, mentre sul fronte vegetale il 60% del nostro fabbisogno energetico dipende da poche varietà di grano, riso, mais e patate». Questo modello, denuncia Nappini, ci ha resi «fragili, esposti agli shock climatici e sanitari, e dipendenti da fertilizzanti chimici e pesticidi».

Un cambio di paradigma è possibile solo partendo da scelte consapevoli nei consumi alimentari e pretendendo un maggiore impegno da parte delle istituzioni, affinché la Strategia europea sulla biodiversità al 2030 «non venga progressivamente svuotata». Difendere la biodiversità, sottolinea, «vuol dire difendere noi stessi».

FederBio condivide questa lettura e indica nell’agricoltura biologica una via concreta per invertire la rotta. Secondo il primo Rapporto annuale del National Biodiversity Future Center, l’Italia è custode di circa il 50% delle specie vegetali e del 30% di quelle animali di interesse conservazionistico del Mediterraneo, ma oltre l’80% degli habitat europei si trova in cattivo stato di conservazione.

L’agricoltura biologica, sottolinea FederBio, non fa uso di chimica di sintesi e contribuisce attivamente alla tutela della biodiversità. Le evidenze scientifiche, come quelle emerse dalla meta-analisi dell’Istituto FiBL che ha esaminato 528 pubblicazioni scientifiche, parlano chiaro: rispetto all’agricoltura convenzionale, le aziende biologiche registrano un incremento fino al 95% della vegetazione erbacea, un +35% dell’avifauna e un +23% degli insetti impollinatori. Inoltre, riducono in media del 28% le emissioni di azoto.

Secondo il presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini, «il biologico e il biodinamico rappresentano le espressioni più avanzate dell’agroecologia» e sono «decisivi per preservare la ricchezza degli habitat naturali». Lo studio “Study on the environmental impacts of achieving 25% organic land by 2030” mostra che con il 25% di terreni coltivati a biologico si potrebbero eliminare 68 milioni di tonnellate di CO₂ l’anno e aumentare la biodiversità del 30%. Inoltre, la conversione al biologico determinerebbe la drastica riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi di sintesi di chimica.

«Rinnoviamo il nostro appello – conclude Mammuccini – affinché istituzioni, decisori politici, operatori del settore e cittadini spingano sempre di più verso la transizione agroecologica». Una transizione che, in linea con l’obiettivo europeo “Farm to Fork”, unisce sostenibilità, tutela della biodiversità e sicurezza alimentare.

Redazione Greenreport

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