Agroecologia, l’Italia taglia i fondi e rischia l’isolamento nella ricerca europea
L’Italia rischia di perdere un ruolo chiave nella transizione agroecologica europea. Per il biennio 2025–2026, infatti, il nostro Paese non ha previsto il cofinanziamento nazionale necessario a partecipare ai prossimi bandi dell’Agroecology Partnership, il partenariato europeo di Horizon Europe dedicato alla ricerca e all’innovazione sui sistemi agricoli sostenibili.
Si tratta della European Partnership on accelerating farming systems transition through agroecology, una delle principali iniziative del Cluster 6 di Horizon Europe, avviata nel 2023 con l’obiettivo di accompagnare la trasformazione dell’agricoltura europea verso modelli più resilienti, basati sulla biodiversità, sulla riduzione degli input chimici e sulla valorizzazione delle risorse genetiche locali.
Il partenariato riunisce Stati membri, enti di ricerca, università, imprese, organizzazioni della società civile, Living Lab e infrastrutture scientifiche impegnate nello sviluppo di sistemi agroalimentari sostenibili. Il meccanismo di finanziamento prevede un cofinanziamento: circa il 30% delle risorse arriva dalla Commissione europea, mentre la quota restante deve essere garantita dai singoli Stati partecipanti. Senza il contributo nazionale, i soggetti di quel Paese non possono accedere ai bandi europei.
È proprio questo il nodo: Italia esclusa di fatto dai prossimi bandi, con università e centri di ricerca che non potranno partecipare alle call 2025–2026, nonostante il forte coinvolgimento dimostrato nella fase iniziale della Partnership.
La partecipazione italiana all’Agroecology Partnership è di competenza congiunta del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF). Tuttavia, a differenza di quanto avvenuto per altri partenariati europei del Cluster 6 – come Biodiversa+, che vede l’Italia impegnata con risorse pluriennali – per l’agroecologia non risulta alcuna dotazione finanziaria nazionale prevista nei documenti ufficiali per il prossimo biennio.
Una scelta che stride con l’atteggiamento di altri Stati membri. Paesi come Francia, Germania, Paesi Bassi e quelli scandinavi hanno garantito fin dall’avvio del partenariato un impegno stabile e di lungo periodo, condizione essenziale non solo per accedere ai fondi, ma anche per mantenere un ruolo attivo nei processi decisionali e nella governance di Horizon Europe.
Secondo le associazioni ambientaliste e scientifiche, la sospensione del cofinanziamento italiano rischia di avere effetti profondi e duraturi. Oltre a interrompere progetti già avviati e reti di collaborazione consolidate, il disimpegno potrebbe marginalizzare l’Italia nella ricerca agroecologica europea, riducendone l’influenza strategica proprio in una fase cruciale per l’attuazione del Green Deal e della transizione dei sistemi agroalimentari.
A lanciare l’allarme sono AIDA – Associazione Italiana di Agroecologia, Lipu, Rete Semi Rurali e WWF Italia, che hanno inviato una lettera al MASAF chiedendo chiarimenti sulle ragioni della mancata copertura finanziaria per il 2025–2026 e garanzie per il futuro. Le associazioni sottolineano il paradosso di un Paese che, da un lato, dichiara di voler rafforzare la sostenibilità dell’agricoltura e, dall’altro, taglia i fondi alla principale piattaforma europea di ricerca agroecologica.
La questione è arrivata anche in Parlamento. I deputati Luana Zanella e Francesco Emilio Borrelli hanno presentato un’interrogazione scritta al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, chiedendo quali iniziative intenda adottare per garantire la continuità della partecipazione italiana alla Partnership e consentire ai soggetti nazionali di accedere ai futuri bandi.
L’auspicio espresso dalle associazioni è che lo stop ai fondi sia solo un “incidente di percorso” e non il segnale di un disimpegno strutturale dell’Italia dalla ricerca scientifica sull’agroecologia. In gioco non c’è solo la partecipazione a un programma europeo, ma la capacità del nostro Paese di contribuire – e beneficiare – della trasformazione verso sistemi agricoli più sostenibili, resilienti e coerenti con le sfide climatiche e ambientali.