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Wwf: i Parchi nazionali italiani funzionano, ma servono riforme strutturali

Uno studio pubblicato su Discover Conservation analizza per la prima volta la gestione delle aree protette italiane. Il sistema regge, ma resta fragile senza piani, personale e governance
 |  Natura e biodiversità

Nel pieno della Primavera delle Oasi e alla vigilia della Giornata europea dei parchi (24 maggio), un nuovo studio pubblicato su Discover Conservationa cura del Wwf Italia – mette per la prima volta sotto la lente l’efficacia gestionale dei Parchi nazionali italiani, evidenziandone il valore per la tutela della biodiversità ma anche le criticità sistemiche che ne limitano l’impatto.

Lo studio si basa sulla metodologia internazionale Rappam (Rapid assessment and prioritization of protected area management), utilizzata per valutare la capacità di gestione delle aree protette. In Italia è stata applicata ai 23 Parchi Nazionali esistenti nel 2018 (anno del rilevamento), con l’obiettivo di verificare quanto questi strumenti contribuiscano realmente a proteggere il patrimonio naturale, in linea con l’impegno europeo di proteggere in modo efficace il 30% del territorio entro il 2030.

Ne emerge un quadro a due facce. Da un lato, i parchi si confermano essenziali per la conservazione degli ecosistemi: le aree protette più storiche, come il Parco nazionale d’Abruzzo e il Gran Paradiso, mostrano quanto queste istituzioni possano incidere positivamente sulla biodiversità. Dall’altro, però, emergono fragilità strutturali e gestionali che rischiano di compromettere la loro efficacia.

Le principali criticità riguardano la mancanza di piani del Parco aggiornati, la carenza di personale tecnico-scientifico (biologi, veterinari, direttori) e l’assenza di organi fondamentali per la governance. Alla fine del 2024, 10 Parchi su 23 risultavano privi del consiglio direttivo, organo previsto dalla Legge quadro 394/1991 e necessario per l’approvazione degli atti di gestione.

A questi limiti si aggiungono pressioni esterne crescenti: cambiamenti climatici, incendi, turismo non regolamentato e consumo di suolo intorno alle aree protette stanno mettendo a dura prova la capacità dei Parchi di garantire protezione reale e duratura.

Dallo studio emerge la necessità di un intervento urgente per rilanciare il sistema. «Questo studio conferma ancora una volta che il sistema di aree protette italiane sia imprescindibile per la conservazione della natura e dei servizi ecosistemici che ci fornisce” – dichiara Dante Caserta, responsabile affari legali e istituzionali di Wwf Italia – ma anche quanto i nostri parchi abbiano bisogno di essere rafforzati, coordinati e messi nelle condizioni di operare al meglio».

Il Wwf invita il Ministero dell’Ambiente a dare seguito agli impegni già annunciati: «Confidiamo che il Ministero dell’Ambiente proceda rapidamente con le ipotesi di rafforzamento della Legge Quadro sulle Aree Protette, secondo le indicazioni chiare emerse dagli Stati Generali convocati dal Ministero e dal Convegno nazionale Wwf a Castelporziano, nonché con il completamento dell’iter istitutivo dei nuovi parchi già previsti, come il Parco della Costa Teatina o il Parco degli Iblei, oltre alle Aree marine protette e siti Natura 2000 ancora mancanti», conclude Caserta.

Con meno di cinque anni a disposizione, la sfida per rendere efficace e ben connessa la rete delle aree protette italiane è ancora tutta aperta. Lo studio rappresenta un punto di partenza importante, ma sarà necessario tradurre i risultati in azioni concrete e coordinamento istituzionale per non fallire l’obiettivo del 30% entro il 2030. A rischio non c’è solo l’adempimento di un impegno internazionale, ma la salvaguardia stessa del capitale naturale su cui si fondano salute, economia e sicurezza ecologica del Paese.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it