
In Europa sono bruciati oltre 2 milioni di ettari di foreste negli ultimi quattro anni

Circa il 39% della superficie terrestre totale dell’Unione europea (approssimativamente 160 milioni di ettari) è coperto da foreste e altre zone boschive, ma ogni anno si verificano oltre mille grandi incendi, che bruciano in media più di 350.000 ettari di foreste all’anno, provocando decine di morti e importanti danni economici – stimati in circa 2 miliardi di euro all’anno –, oltre ad aggravare la crisi climatica in corso con le emissioni di CO2: un circolo vizioso che si auto-alimenta, tant’è che negli ultimi 4 anni a bruciare sono stati oltre 2 milioni di ettari di foreste.
È quanto emerge da una nuova relazione pubblicata dalla Corte dei conti europea, secondo la quale però c’è ancora molto da lavorare sul fronte della prevenzione: i finanziamenti Ue contro gli incendi boschivi sono utilizzati con sempre maggior frequenza per finanziare misure di prevenzione contro gli incendi boschivi, ma i fondi non sono sempre utilizzati in maniera efficace sul campo.
I fondi non sono spesi in maniera sistematica laddove le necessità e i rischi sono maggiori, o in una prospettiva a lungo termine, nonostante ciò sia di cruciale importanza per il conseguimento di risultati tangibili. Adottare questo tipo di approccio è invece fondamentale, in quanto gli incendi boschivi sono divenuti più frequenti e gravi nell’Ue negli ultimi anni.
Sebbene l’ammontare preciso dei fondi Ue utilizzati per affrontare gli incendi boschivi non sia in larga misura noto, una cosa è certa: un importo sempre crescente di finanziamenti Ue (in particolare mediante fondi Pnrr) potrebbe essere utilizzato a tale scopo. E siccome prevenire è meglio che curare, i paesi dell’UE adesso tendono a concentrarsi più sulle misure di prevenzione, come la creazione di fasce tagliafuoco e la rimozione della vegetazione. In Portogallo, ad esempio, la Corte dei conti europea ha rilevato che la percentuale spesa in questo ambito è salita dal 20% al 61% tra il 2017 e il 2022. Analogamente, nella regione nord-occidentale spagnola della Galizia, è dal 2018 che la prevenzione fa la parte del leone nel bilancio relativo agli incendi boschivi. Sono questi segnali incoraggianti, in quanto gli esperti ritengono che il passaggio verso la prevenzione sia necessario per ridurre la probabilità e l’impatto degli incendi.
Nonostante ciò, gli incendi boschivi si sono intensificati negli ultimi anni, sia in termini di quantità che di entità. E i cambiamenti climatici sicuramente hanno una parte in questa tendenza. Nell’Ue il numero degli incendi boschivi riguardanti superfici superiori a 30 ettari è triplicato tra il 2006 2010 e il 2021 2024, raggiungendo nel secondo periodo un numero medio annuo di quasi 1.900. Di conseguenza, anche l’area colpita è aumentata significativamente, fino ad arrivare a una media annua di oltre 5.250 kmq negli ultimi quattro anni. In altre parole, una superficie superiore a quella del Molise va in fumo nell’Ue ogni anno.
«Rafforzare le misure di prevenzione contro gli incendi boschivi è senza dubbio un passo nella giusta direzione – spiega Nikolaos Milionis, il membro della Corte responsabile dell’audit – Ma per evitare che il sostegno dell’Ue si riveli solo un fuoco di paglia, i fondi dell’Unione devono essere spesi in modo da garantire i migliori risultati e un impatto sostenibile».
La Corte dei conti europea ritiene che i progetti selezionati per ricevere i finanziamenti Ue non sempre sono indirizzati a aree in cui l’impatto sarà maggiore. In alcune regioni spagnole, ad esempio, la dotazione finanziaria era ripartita tra tutte le province, a prescindere dai rischi e dalle esigenze. Inoltre, la Corte dei conti europea ha riscontrato che alcune delle misure finanziate si basavano su informazioni non aggiornate. In Grecia, ad esempio, dove nel 2023 l’area bruciata è stata di tre volte superiore alla media annuale per il periodo 2006 2022, l’elenco delle aree soggette al rischio di incendi boschivi risale a oltre 45 anni fa. In Portogallo, la Corte ha rilevato che un’area parzialmente inondata aveva ricevuto in priorità fondi Ue per affrontare gli incendi boschivi. All’origine di ciò vi era il mancato aggiornamento della mappa della pericolosità, per cui era stato ignorato il fatto che diversi anni fa era stata costruita una diga in quel punto.
Nel complesso, la Corte dei conti europea conclude che è difficile stabilire gli effettivi risultati conseguiti dai finanziamenti dell’Ue per affrontare gli incendi boschivi. Ciò non è però solo dovuto a una mancanza di dati, indicatori incoerenti o un monitoraggio carente: dipende anche dal fatto che la sostenibilità delle azioni finanziate non è sempre assicurata, soprattutto in relazione al Pnrr. Nonostante quest’ultimo abbia fornito significativi finanziamenti supplementari una tantum (470 milioni di euro in Grecia per lavori di prevenzione e 390 milioni di euro in Portogallo), nessuno di tali paesi riserva risorse Ue o nazionali per assicurare che le misure di prevenzione restino efficaci nel lungo termine.
