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Lo zooplancton è il piccolo eroe della lotta al cambiamento climatico

La migrazione dello zooplancton contribuisce in modo significativo allo stoccaggio del carbonio nell'Oceano Antartico, un processo attualmente trascurato nei modelli climatici
 |  Natura e biodiversità

Il nuovo studio “Seasonally migrating zooplankton strongly enhance Southern Ocean carbon sequestration”, pubblicato su  Limnology and Oceanography da un team di ricercatori  cinesi, britannici e canadesi, rivela per la prima volta che «La migrazione dello zooplancton contribuisce in modo significativo allo stoccaggio del carbonio nell'Oceano Antartico, un processo attualmente trascurato nei modelli climatici». 

Questo studio rivoluzionario determina che le creature minuscole che formano lo zooplancton, tra le quali copepodi, krill e salpe, svolgono un ruolo fondamentale nella capacità dell'Oceano Antartico di assorbire e immagazzinare carbonio e quantifica – per la prima volta – come lo zooplancton migliori collettivamente il sequestro del carbonio attraverso le loro migrazioni verticali stagionali delle diverse specie che lo compongono.

Parte della ricerca è stata condotta a bordo della nave di ricerca polare britannica RRS Sir David Attenborough e al British Antarctic Survey, (BAS) spiegano che «L'Oceano Antartico è una regione chiave per lo stoccaggio del carbonio. L'idea tradizionale è che lo stoccaggio del carbonio nell'Oceano Antartico sia dominato dall'affondamento di detriti prodotti da zooplancton grande, come il krill.  Questa nuova ricerca rappresenta un passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell'importanza della "pompa migratoria stagionale dello zooplancton". Questo processo vede lo zooplancton migrare ogni anno dalle acque superficiali a profondità inferiori ai 500 metri, immagazzinando carbonio attraverso la respirazione e la morte durante la fase di svernamento in profondità. verso la profondità dell'oceano. 

L'Oceano Antartico assorbe circa il 40% di tutta la CO2 prodotta dall'uomo e stoccata dagli oceani, eppure il ruolo dello zooplancton è stato sottovalutato. A differenza dei rifiuti che affondano, che assorbono sia il carbonio che i nutrienti essenziali come il ferro, lo zooplancton migrante inietta efficacemente carbonio nelle profondità oceaniche, riciclando al contempo i nutrienti in superficie. Questa "pompa migratoria stagionale" potrebbe diventare ancora più importante man mano che gli ecosistemi marini reagiscono ai cambiamenti climatici. 

Una delle autrici dello studio, Jen Freer, modellatrice ecologica del BAS, ricorda che «I krill sono famosi per il ruolo che svolgono nella rete alimentare antartica, ma abbiamo scoperto che i copepodi dominano significativamente lo stoccaggio del carbonio durante l'inverno. Questo ha importanti implicazioni con il riscaldamento dell'oceano e il possibile cambiamento dei loro habitat». 

Il team di scienziati ha inizialmente creato un ampio database di zooplancton raccolto dagli anni '20 a oggi in migliaia di reti da pesca nell'Oceano Antartico e che includeva i dati raccolti durante le crociere Biopole e Piccolo, le prime spedizioni scientifiche a bordo della nave di ricerca polare del Regno Unito RRS Sir David Attenborough. Un secolo di dati sulla biomassa, la distribuzione, la respirazione e la mortalità dello zooplancton nell'Oceano Antartico che ha permesso di creare un database che includeva le reti tradizionali per la cattura di zooplancton a diverse profondità per osservarne la migrazione, e boe, sia fisse che flottanti, per la cattura della neve marina, le particelle di detriti marini e rifiuti di zooplancton che precipitano sul fondale marino. 

Il BAS presenta i risultati principali dello studio: «65 milioni di tonnellate di carbonio immagazzinate ogni anno: la migrazione verticale stagionale dello zooplancton trasporta circa 65 milioni di tonnellate di carbonio a profondità inferiori ai 500 metri.  I copepodi dominano la "pompa migratoria stagionale": il mesozooplancton (principalmente piccoli crostacei chiamati copepodi) rappresenta l'80% di questo flusso di carbonio, mentre il krill e le salpe contribuiscono rispettivamente per il 14% e il 6%.  Implicazioni climatiche: l'Oceano Antartico è un pozzo di carbonio critico, ma gli attuali modelli del sistema Terra trascurano questo processo guidato dallo zooplancton. Con il riscaldamento globale che modifica la distribuzione delle specie (ad esempio, con il declino del krill, l'aumento dei copepodi e il cambiamento delle fonti alimentari), le dinamiche di stoccaggio del carbonio potrebbero cambiare drasticamente». 

L’autore principale dello studio, Guang Yang, un ecologo marino dell'Istituto di Oceanologia dell'Accademia Cinese delle Scienze, conclude: «Il nostro lavoro dimostra che lo zooplancton è un eroe misconosciuto del sequestro del carbonio. Le sue migrazioni stagionali creano un flusso di carbonio enorme, precedentemente non quantificato, che i modelli devono ora incorporare. Questa ricerca sottolinea l'urgente necessità di aggiornare i modelli climatici per includere i flussi di carbonio indotti dallo zooplancton. Evidenzia inoltre la necessità di gestire e proteggere gli ecosistemi dell'Oceano Antartico, dove la pesca industriale e il riscaldamento globale minacciano le popolazioni di krill, una specie chiave che sostiene sia l'esportazione di carbonio sia la biodiversità unica dell'Antartide». 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.