Skip to main content

Specie aliene nei fiumi piemontesi: via libera all’invasione

La Regione autorizza l’immissione di specie esotiche vietate dal 2020, un favore alla pesca sportiva che danneggia l’ambiente
 |  Natura e biodiversità

La biodiversità dei fiumi italiani è in caduta libera. Lo conferma anche l’ultimo Living Planet Report del Wwf: negli ultimi 50 anni, la fauna d’acqua dolce ha subito una riduzione media dell’85%, un crollo peggiore rispetto a qualsiasi altro ecosistema. E in Italia, complici siccità sempre più frequenti, alterazioni degli habitat e prelievi idrici, la situazione è diventata allarmante.

A peggiorare il quadro, contribuiscono scelte politiche discutibili. La Regione Piemonte ha recentemente inserito, su proposta del consigliere Claudio Sacchetto (FdI), un provvedimento nella “Legge annuale di riordino dell’ordinamento regionale. Anno 2025” che autorizza su tutto il territorio regionale l’immissione in natura di specie ittiche vietate sin dal 2020 da un decreto del Ministero dell’Ambiente (GU n. 98 del 14 aprile 2020).

Un atto in netto contrasto con la normativa nazionale ed europea. Il regolamento Ue 1143/2014 impone agli Stati membri di prevenire e gestire l’introduzione di specie esotiche invasive, che rappresentano una delle minacce più gravi per la biodiversità.

L’ittiofauna italiana testimonia la gravità della situazione: secondo la lista rossa Iucn del 2022, 35 delle 56 specie autoctone di pesci d’acqua dolce sono minacciate di estinzione. Due sono già scomparse: lo storione comune e lo storione ladano. Altre 15 sono classificate in pericolo critico, tra cui la trota marmorata, il temolo adriatico, l’anguilla europea, la lampreda di fiume e il carpione del Garda.

A mettere ulteriormente in crisi questi ecosistemi è l’invasione silenziosa delle specie alloctone, introdotte spesso per soddisfare i desideri di una parte del mondo della pesca sportiva. Oggi, oltre il 60% dei pesci presenti nei fiumi e nei laghi italiani è di origine esotica. Il siluro, che può superare i 2,7 metri nel bacino del Po, è il simbolo di questo squilibrio, ma non è l’unico: trote iridee, persici trota, pesci gatto e altri ancora popolano ormai le nostre acque.

Queste specie competono con quelle autoctone per le risorse, ne predano gli esemplari giovani, alterano gli habitat e introducono nuove patologie. Una minaccia nota e documentata, ma ignorata da provvedimenti come quello piemontese, che rischia di aggravare ulteriormente la crisi.

Dietro molte immissioni si nasconde una logica miope: introdurre specie “divertenti da pescare” per soddisfare una minoranza, sacrificando però l’integrità degli ecosistemi. È lecito chiedersi perché i pescatori sportivi non possano accontentarsi della trota marmorata, pregiata e autoctona, invece di preferire specie americane o asiatiche senza alcun legame con i nostri fiumi.

Il Wwf e altre associazioni hanno già intrapreso azioni legali per fermare queste pratiche, come nel caso della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola nel 2022. Tuttavia, in assenza di un chiaro indirizzo politico, le amministrazioni locali continuano a favorire queste iniziative, spesso in cambio di un po’ di consenso elettorale.

Ora tocca al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica intervenire con decisione. Serve vietare ogni nuova immissione di specie alloctone, bloccare le deroghe regionali e garantire il rispetto delle norme ambientali. Le nostre acque dolci non possono più permettersi ulteriori errori.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it