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Dopo 4 anni il progetto M.a.r.e. ha completato la mappatura dell’intero bacino mediterraneo

Boldrocchi: «Ci permetterà di comprendere con precisione l’attuale livello di inquinamento del nostro mare»
 |  Natura e biodiversità

Si chiude un ciclo scientifico e si apre una nuova stagione di consapevolezza per il Mediterraneo. Con la conclusione dell’edizione 2025, il progetto M.a.r.e. (Marine adventure for research & education) ha raggiunto un traguardo storico: dopo quattro anni di navigazione e raccolta dati, lo stato di salute dell’intero bacino del Mar Mediterraneo è stato finalmente mappato in modo completo.

Promosso dalla Fondazione centro velico Caprera con la collaborazione scientifica di One Ocean Foundation, il progetto – cui hanno preso parte anche due giovani studentesse del dipartimento di Scienze della terra e del mare dell’Università degli Studi di Palermo, Giulia D'Amico e Caterina Martino, sotto la supervisione della zoologa dell'UniPa Sabrina Lo Brutto in qualità di responsabile scientifica dei relativi progetti – ha unito in questi anni ricerca scientifica, educazione ambientale e collaborazione tra enti pubblici, fondazioni e partner privati. Il cuore dell’attività è stato un laboratorio scientifico itinerante a vela, che ha permesso di monitorare inquinanti persistenti, metalli in traccia, specie a rischio e raccogliere dati cruciali sulla biodiversità marina.

«Il progetto M.a.r.e. rappresenta un modello virtuoso di alleanza tra navigazione, ricerca scientifica e formazione – spiega Paolo Bordogna, presidente della Fondazione centro velico Caprera – In dieci settimane di navigazione, abbiamo percorso 1.950 miglia attraversando due Paesi, spesso in condizioni di vento molto forte. Siamo riusciti a completare il perimetro rispettando perfettamente tempi e tappe, dimostrando una capacità organizzativa e marinara non comune: la stessa che mettiamo in campo nella nostra Scuola».

I risultati della missione 2025 sono significativi anche dal punto di vista scientifico: oltre 80 avvistamenti di individui marini, 10 campioni di Dna ambientale, 54 di zooplancton e 52 registrazioni acustiche costituiscono una base preziosa per le analisi che seguiranno. A evidenziarlo è la coordinatrice scientifica del progetto, Ginevra Boldrocchi: «Con questa edizione si conclude il primo ciclo di un progetto ambizioso: per la prima volta avremo a disposizione dati aggiornati, raccolti in modo omogeneo in quasi tutto il Mediterraneo. Questo ci permetterà, dopo anni di informazioni frammentate e difficili da confrontare, di comprendere con precisione l’attuale livello di inquinamento del nostro mare».

Il progetto M.a.r.e. è stato anche uno strumento di sensibilizzazione ambientale, grazie al coinvolgimento diretto dei cittadini in attività educative e alla presenza a bordo di ricercatori internazionali, personale scientifico della Marina militare e della Guardia costiera. Il presidente di One Ocean Foundation, Riccardo Bonadeo, ha sottolineato che «si chiude un capitolo importante del progetto M.a.r.e., ma si apre al tempo stesso una nuova fase di scoperte e collaborazioni. Dopo quattro anni di intenso lavoro, possiamo dire con orgoglio che abbiamo raggiunto un traguardo scientifico senza precedenti, accompagnato da un coinvolgimento crescente dei cittadini in attività di sensibilizzazione e tutela dell’ambiente marino. La ricerca è essenziale, ma senza educazione e consapevolezza diffusa non può esserci vera conservazione».

Ora il futuro si gioca sul consolidamento delle alleanze costruite lungo questo primo ciclo. «Confermare la squadra di partner che ha reso possibile M.a.r.e. è oggi una priorità strategica – conclude Enrico Bertacchi, segretario generale del centro velico – È solo grazie all’impegno condiviso di enti scientifici, fondazioni, partner e istituzioni che possiamo guardare con fiducia a un secondo ciclo quadriennale, ancora più ambizioso».

Redazione Greenreport

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