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Cinque passi avanti per il Pianeta: le buone notizie ambientali del 2025

Non solo crisi climatica e disimpegno politico: il Wwf racconta un anno segnato da nuove tutele per oceani e foreste, fondi per la conservazione e maggiori protezioni per comunità indigene e specie minacciate
 |  Natura e biodiversità

Il 2025 si chiude con una serie di risultati che dimostrano come la cooperazione internazionale, quando è supportata da scienza, comunità locali e volontà politica, possa produrre cambiamenti reali nella tutela del Pianeta. Dalla protezione degli oceani alla difesa dei diritti dei popoli indigeni, passando per la salvaguardia delle specie più minacciate, arrivano cinque buone notizie per l’ambiente, celebrate dal Wwf come esempi virtuosi di azione collettiva.

Uno dei traguardi più attesi riguarda finalmente il mare aperto. Dopo oltre vent’anni di negoziati, il Trattato sull’alto mare ha superato l’ultimo passaggio necessario per entrare in vigore. Si tratta di un accordo storico che consentirà di proteggere la biodiversità nelle acque internazionali, oggi tra le aree più vulnerabili e meno regolamentate del Pianeta. Il Trattato rappresenta uno strumento chiave per raggiungere l’obiettivo globale di tutelare almeno il 30% degli oceani entro il 2030, rafforzando al tempo stesso la cooperazione tra Stati nella gestione delle risorse marine.

Segnali incoraggianti arrivano anche dal Mediterraneo, dove per la prima volta la tutela degli squali e delle razze compie un deciso passo in avanti. Nel corso delle ultime Conferenze delle parti della convenzione di Barcellona e della CITES, i Paesi hanno approvato un pacchetto di misure che interesserà circa 80 specie a livello globale. Nel bacino mediterraneo, sei specie di squali – tra cui verdesca, squalo grigio e squalo volpe – ottengono ora una protezione regionale, mentre mante, mobule e altre specie entrano nell’Appendice I della CITES, con il divieto di commercio internazionale. Un cambiamento che potrebbe segnare l’inizio di una lenta ma necessaria ripresa degli ecosistemi marini, a patto che alle norme seguano una gestione sostenibile della pesca e un monitoraggio efficace.

Dalle acque agli altipiani dell’Himalaya, il 2025 porta nuove conoscenze su una delle specie più elusive al mondo: il leopardo delle nevi. Le recenti stime condotte in Nepal hanno confermato la presenza di 397 individui, un dato prezioso che migliora la comprensione dello stato di conservazione di questo grande felino. Sebbene la specie resti fortemente minacciata, la disponibilità di informazioni scientifiche aggiornate rappresenta un passo fondamentale per pianificare strategie di tutela più efficaci, basate sulla collaborazione tra comunità locali, ricercatori e organizzazioni ambientaliste.

Un altro risultato di rilievo arriva dal cuore delle foreste tropicali. Con il lancio del Tropical forest forever facility (TFFF), un fondo da oltre 5 miliardi di dollari, si apre una nuova prospettiva per la conservazione delle foreste più ricche di biodiversità del Pianeta. Il meccanismo punta a premiare economicamente i Paesi che riescono a preservare le proprie foreste, indirizzando una parte significativa delle risorse direttamente alle popolazioni indigene e alle comunità locali, riconosciute come i principali custodi di questi ecosistemi. Un approccio innovativo che lega finanza, conservazione e diritti umani.

Proprio il riconoscimento del ruolo centrale dei popoli indigeni è al centro della Dichiarazione di Brazzaville, adottata nel 2025 durante il primo congresso mondiale dei popoli indigeni nel Bacino del Congo. Un documento politico e simbolico che ribadisce un principio sempre più evidente: dove i diritti delle comunità indigene vengono rispettati, la natura ha maggiori possibilità di prosperare. La Dichiarazione chiede giustizia, protezione delle foreste e una reale partecipazione delle popolazioni locali alle decisioni che riguardano i territori in cui vivono, spesso ancora oggi teatro di conflitti e violenze legate allo sfruttamento delle risorse.

Nel loro insieme, queste cinque notizie non cancellano le sfide ambientali globali, ma raccontano un 2025 capace di offrire motivi concreti di fiducia. Come sottolinea il Wwf, i risultati ottenuti dimostrano che la strada della cooperazione internazionale, se percorsa con coerenza e continuità, può ancora fare la differenza per il futuro del Pianeta e delle generazioni che verranno.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it