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Le nuove sanzioni approvate dall’Ue puntano a fermare la flotta fantasma della Russia

Salgono a quota 342 le petroliere, gasiere e navi mercantili finite nel mirino di Bruxelles. Ma nel frattempo l’Italia guida la crescita per l’import del Gnl di Putin
 |  Nuove energie

Il Consiglio dell’Ue ha approvato oggi il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, a valle della guerra d’invasione in corso in Ucraina; si tratta di misure restrittive volte a interrompere l’accesso della Russia a tecnologie militari fondamentali e a ridurre i proventi energetici legati ai combustibili fossili, con cui Mosca alimenta il conflitto.

«Questo ciclo di sanzioni contro la Russia è il più esteso dall’inizio della guerra, assieme a nuove misure relative alle attività ibride, ai diritti umani e alle armi chimiche – dichiara Kaja Kallas, Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue – In questo 17º pacchetto includiamo Surgutneftegas (un colosso petrolifero russo) e quasi 200 navi della flotta ombra russa. Mentre Putin finge interesse per la pace, altre sanzioni sono già in preparazione. Le azioni della Russia e di chi la sostiene avranno gravi conseguenze. Più a lungo la Russia porterà avanti questa guerra illegale e brutale, più dura sarà la nostra risposta».

La flotta ombra – o fantasma che dir si voglia – rappresenta un insieme di petroliere, gasiere e navi mercantili che operano in modo opaco, usate per trasportare combustibili fossili russi aggirando le sanzioni internazionali: si tratta di navi che non rispettano le norme internazionali di trasparenza come l’obbligo di segnalare la posizione via transponder, la cui proprietà è registrata sotto bandiere di comodo anziché in Russia, o che addirittura mettono in atto pericolosi trasferimenti in mare aperto (ship-to-ship transfer) di combustibili fossili.

Il Consiglio dell’Ue informa che oggi sono state colpite dalle sanzioni altre 189 di queste navi, portando il totale a 342; dall’introduzione delle sanzioni contro la flotta ombra, le entrate russe «sono diminuite di 38 miliardi di euro. I proventi russi di marzo 2025 sono inferiori del 13,7% rispetto a marzo 2023 e del 20,3% rispetto a marzo 2022», sottolineano da Bruxelles.

Ma la partita è tutt’altro che chiusa – non a caso è stato varato oggi il 17esimo pacchetto di sanzioni – e l’Italia finora è stata una parte rilevante del problema. L’obiettivo comune dell’Ue è di arrivare ad azzerare l’import di combustibili fossili dalla Russia entro il 2027, ma nel 2024 l’Ue ha comunque importato una considerevole quantità di gas russo, sia sotto forma di gas naturale liquefatto sia via gasdotto.

Confrontando i dati con quelli precedenti all’invasione in Ucraina, l’Ue ha tagliato di circa il 70% l’import complessivo di gas russo, ma se quello da gasdotto è crollato del 90%, il Gnl è cresciuto del 67%. L’import di Gnl russo in Ue è cresciuto del 18% solo nel corso del 2024 e, a fare da traino, c’è stato il nostro Paese che ha fatto registrare un aumento di 4 miliardi di metri cubi.

Un andamento paradossale, soprattutto in un contesto che vede i consumi di gas e gnl in calo in tutta Europa. Tant’è che, dopo le denunce di Greenpeace, anche la Dda ha aperto un’inchiesta sui traffici della flotta fantasma russa al largo della Sicilia.

È evidente che le sanzioni più efficaci nei confronti dei combustibili russi (e non) si concretizzano facendo spazio a nuove fonti di approvvigionamento energetico, quelle rinnovabili. Sulle quali, ahinoi, l’Italia continua ancora a marciare a passo di lumaca.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.