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La domanda nazionale di gas è destinata a calare del 15% entro il 2030: ha senso investire sul Gnl?

La risposta è no, a leggere il nuovo report del think tank energetico globale Ember. Ma da noi tra pochi giorni ci sarà la discarica del primo cargo di gas naturale liquefatto al rigassificatore di Ravenna. E invece di accelerare sulle rinnovabili continuiamo a spendere soldi per impianti che tra qualche anno saranno sottoutilizzati
 |  Nuove energie

Ha senso investire in infrastrutture che già si sa non saranno sfruttate? No, ovviamente. Ma è proprio quello che sta facendo l’Italia, che continua a investire sul gas muovendosi in contraddizione non solo rispetto agli obiettivi europei sulla transizione energetica, ma anche rispetto alle più elementari logiche imprenditoriali. Sempre più analisi e indagini di mercato confermano infatti che la domanda nazionale di gas è destinata a calare del 15% entro il 2030, più del doppio della media europea (-7%). Ma che succede nel nostro Paese? Per esempio, che tra pochi giorni ci sarà la discarica del primo cargo Gnl al rigassificatore di Ravenna. Serviva? Servirà? La risposta alle due domande, in sintesi, è semplice: no e no.

A confermare che siamo di fronte a un controsenso tutto italiano, arriva ora un nuovo studio del think tank energetico Ember che conferma quanto detto anche da altri istituti ed enti di ricerca, e cioè che gli investimenti in nuove infrastrutture gas in Italia rischiano di diventare non profittevoli e un mero peso per i contribuenti. I cui soldi sarebbero invece meglio investiti se il nostro Paese puntasse più di quanto stia attualmente facendo su rinnovabili ed elettrificazione.

Il nuovo report del think tank energetico globale Ember non riguarda solo l’Italia, ma i piani energetici nazionali di tutti gli Stati membri dell’Ue. Mostra che la domanda di gas nell’Unione passerà dai 326 miliardi di metri cubi registrati nel 2023 a 302 miliardi di metri cubi nel 2030, facendo segnare appunto una diminuzione su scala euroea del 7%. Questo dato conferma e prosegue una tendenza già in atto: tra il 2021 e il 2023 la domanda di gas è infatti calata del 19%, passando da 404 a 326 miliardi di metri cubi.

La prima considerazione che emerge dunque da questo report è che la tendenza di lungo periodo contrasta con i piani di espandere la capacità di importazione di GNL, che potrebbe crescere nell’Ue del 54% entro il 2030. Considerando che la Commissione europea sta presentando la sua proposta legislativa per vietare gradualmente le importazioni di gas e Gnl dalla Russia entro la fine del 2027, e considerando il calo pianificato del gas entro i prossimi cinque anni, questa capacità aggiuntiva rappresenterebbe una significativa sovraccapacità, con il rischio concreto che i nuovi investimenti non rientreranno in futuro. «Gli obiettivi nazionali mandano un segnale forte - spiega Tomos Harrison, analista di Ember - l’Ue sta abbandonando definitivamente il gas fossile. Questo calo è già in corso e gli obiettivi per il 2030 indicano un’ulteriore forte diminuzione».

Tra l’altro, a confermare ulteriormente quanto gli investimenti sul gas siano fuori luogo arriva anche il dato sulla continua crescita delle rinnovabili. L’analisi di Ember rivela infatti che gli Stati membri intendono raddoppiare la capacità totale di eolico e solare nei prossimi cinque anni, portando le rinnovabili a coprire il 66% di tutta l’elettricità Ue entro il 2030. Idem per quel che riguarda la quota di elettricità nella domanda finale di energia dell’Ue, che è in aumento: il tasso di elettrificazione dovrebbe salire dal 23% attuale al 30% nel 2030. Un dato che si accompagna all’espansione delle tecnologie elettriche, ad esempio nel riscaldamento, dove le pompe di calore stanno sostituendo gli apparecchi alimentati da combustibili fossili.

Non solo. Nella parte riguardante l’Italia viene sottolineato che queste tendenze riscontrabili su scala europea hanno una tendenza ancora più marcata nel nostro Paese. Se proprio in queste ore l’associazione Assogasliquidi parla di un aumento del 24,5% dei consumi di Gnl liquido nel 2024, è solo perché guarda al solo settore trasporti (come nel caso delle grandi navi), e dunque a una minima frazione del mercato; nel complesso, infatti, la domanda di gas nel nostro Paese è diminuita del 19% dal 2021 al 2024 e la prospettiva è che tra il 2023 e il 2030 diminuirà ancora del 15%. Inoltre la quota di energia rinnovabile nella produzione di elettricità aumenterà in modo significativo, passando dal 49% nel 2024 al 69% nel 2030. Inoltre, l’elettrificazione del sistema energetico italiano crescerà dal 22% nel 2023 al 27% nel 2030. «Un’economia elettrificata è la direzione in cui l’Ue si sta muovendo in modo deciso e qualsiasi corsa a sovradimensionare infrastrutture gas finirà inevitabilmente in investimenti a perdere. Tutti gli operatori del settore, investitori e decisori politici dovrebbero prenderne nota», sottolinea ancora Tomos Harrison.

Matteo Leonardi, direttore e co-fondatore del think tank italiano per il  clima ECCO, spiega: «Il calo della domanda di gas è stato incisivo in tre maggiori settori. Dal 2021 al 2024 l’industria ha registrato un calo del 17,5% della domanda, il termoelettrico del 19,5% e il settore della distribuzione, domestico e Pmi, del 18,3%. La timida ripresa dei consumi (+0,9%) nel 2024 rispetto al 2023 e nei primi mesi del 2025, sono dovuti a elementi congiunturali quali il completamento della dismissione degli impianti a carbone, che hanno sostenuto i consumi nel termoelettrico, e le temperature invernali. Tutti i fondamentali della domanda del gas dei prossimi anni evidenziano un calo marcato per effetto delle rinnovabili nel settore elettrico, della non competitività del gas nel riscaldamento domestico in aree sempre più vaste del Paese, anche per l’effetto dell’innalzamento della temperatura, dei processi di elettrificazione ed efficienza energetica nei consumi sia domestici che industriali. A questa evidenza non viene data risposta in termini finanziari e regolatori con rischio di costi futuri insostenibili per l’infrastruttura. Nuovi investimenti in infrastruttura gas, si pensi alla Sardegna, sono, quindi, incompatibili con la sostenibilità economica delle reti. Serve un approccio che dia la priorità alla razionalizzazione delle reti con l’identificazione di aree non economiche in cui iniziare la dismissione in coordinamento con un piano di elettrificazione. La sostenibilità economica del gas andrà costruita in un contesto di significativa riduzione della domanda, non il suo contrario».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.