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All’appello manca ancora la pianificazione degli spazi marittimi

Il Governo individua Augusta e Taranto come porti hub per l’eolico offshore, ma siamo solo all’inizio

Per snellire l’apparato burocratico e garantire coordinamento alle varie anime del settore sarebbe opportuna un’unica Agenzia nazionale
 |  Nuove energie

Salutiamo con grande soddisfazione – e gli perdoniamo la lunga attesa che si è resa necessaria per la sua emanazione – il decreto interministeriale che individua i porti di Augusta e Taranto quali porti hub su cui concentrare i cantieri per la realizzazione degli aerogeneratori che poi andranno ad essere collocati nelle aree marine individuate (e autorizzate) per la realizzazione di parchi eolici offshore. Naturalmente, la scelta è stata fatta sulla scorta dei dati disponibili e riferiti a criteri di fattibilità tecnico-economica, disponibilità dei necessari superfici esistenti in contiguità col porto, senza trascurare i tempi di realizzazione e l’indispensabile preesistente connessione logistica.

La scelta del legislatore, ricaduta su Augusta e Taranto, era già avvenuta attraverso un provvedimento ad hoc emanato alcuni mesi fa e l’attesa, stando alle indiscrezioni filtrate dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – il testo normativo di cui parla la nota stampa non risulta essere stato ancora diffuso –, potrebbe essere legata alla somma da stanziare per la realizzazione degli interventi infrastrutturali previsti,  tra i quali, in ordine d’importanza, segnaliamo i dragaggi e i necessari adeguamenti di banchine portuali: queste ultime dovranno essere infatti rese adeguate a sostenere pressioni per metro quadro di superficie dell’ordine di centinaia di tonnellate, in ragione del fatto che il dislocamento (peso complessivo) di ogni aerogeneratore composto da piattaforma galleggiante, torre, turbina e pale, sarebbe stimato nell’ordine di 6-7 mila tonnellate e le banchine dei porti, di tutti i porti italiani, non sono adatte a sostenere pesi del genere.

La somma prevista nel decreto in esame risulta essere stata stabilita in 78,3 milioni di euro. Segnaliamo, però, che già da subito autorevoli esponenti delle Autorità di sistema portuali interessate hanno fatto intendere che la somma stanziata non risulterebbe in linea con le attese aspettative, necessarie alla realizzazione delle opere funzionali alla realizzazione dei due hub portuali.

Fin qui la cronaca deli ultimi giorni che, ripetiamo, costituisce un fatto importante anche per aver riportato all’attenzione dei media la questione della realizzazione di parchi eolici offshore, che costituirebbe davvero un formidabile volano per ridare impulso a tutta la transizione energetica in corso e che purtroppo, da noi, fa una gran fatica a spiccare il volo.

Ci piace ricordare che l’individuazione dei due porti hub, a malapena, possiamo considerarla come il kick off di una filiera produttiva assai complessa, che prevede la messa a sistema di una pluralità di soggetti i quali per ragioni diverse hanno a che fare col mare; infatti, basti pensare al Cipom (Comitato interministeriale per le politiche del mare) del ministero del Mare e della Protezione civile dove siedono ben undici (11) rappresentanti di istituzioni che hanno a che fare col mare, coi porti e con lo shipping, per rendersi conto di quanto sia difficile mettere a fattor comune le diversità di competenze ed attribuzioni di tutti gli attori che hanno a che fare col mare e farle convergere in un’unica condivisa soluzione.

Per dovere di cronaca e senza ombra polemica alcuna, ricordiamo con spirito costruttivo che la pianificazione dei piani di gestione degli spazi marini, prevista dalla direttiva 2014/89/Ue del 23 luglio 2014, che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo, non risulta ancora, purtroppo, a distanza dieci anni, essere stata attuata.

Sappiamo bene, invece, come il fabbisogno energetico è in continua crescita e anche in continua crescita constatiamo essere il cambiamento climatico, che fa piovere chicchi di grandine da un chilo a giugno e ci presenta temperature sahariane alle quali non sappiamo resistere, mentre i sistemi di produzione energetica che guardano alle fonti rinnovabili fanno una fatica immensa anche a fare pochi passi avanti.

Senza lasciarsi prendere da sconforto nel ricordare la pesantezza, spesso misteriosa, degli apparati burocratici centrali, ci piace richiamare che la complessità dei fattori e delle variabili che appaiono nell’innovativo settore dell’eolico offshore, a nostro avviso, richiederebbero sforzi non solo tecnici – ai quali gli ottimi ingegneri italiani sapranno dare risposte concrete – ma anche, e direi soprattutto, amministrativi, che dovrebbero essere convogliati e processati in un’unica sala dei bottoni distaccata dai pesanti apparati burocratici e che sia messa in grado di procedere speditamente e autonomamente all’attuazione di un piano energetico dalle risorse rinnovabili del mare; azzerare ogni forma di legacci burocratici diventa quindi conditio sine qua non per accelerare e ridare nuovo impulso a tutto il settore delle rinnovabili.

Lo speriamo vivamente perché siamo convinti che l’energia del vento raccolta in mare da queste enormi “Tour Eiffel” galleggianti possa contribuire in modo decisivo a fornire l’elettricità pulita necessaria alla nostra società. La capacità di produzione energetica di un parco eolico offshore di medie dimensioni (40-50 aerogeneratori) supera, ad esempio, la produzione di una centrale nucleare come quelle attive oggi in Francia.

La rivoluzione energetica da fonti rinnovabili, certamente paragonabile alla rivoluzione industriale della fine del XVIII secolo ci pone di fronte a nuovi ed inimmaginabili scenari che richiedono strumenti in primis intellettivi e in secundis amministrativi adatti e capaci di raccogliere la sfida che questo secolo pone davanti a noi. Questa sfida va accettata e deve essere vinta: non solo per noi ma per le generazioni a venire.

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).