Costi atomici. Su tempi e prezzi, tra nucleare e rinnovabili non c’è partita
Con il pronunciamento del novembre 1987, qualche mese dopo il disastro di Černobyl’, e poi nel giugno del 2011, quando gli elettori si espressero per fermare i piani nucleari del governo, l’Italia ha rigettato la possibilità di introdurre il nucleare nel nostro Paese. Eppure, nell’ultimo PNIEC italiano, redatto nel giugno 2024, l’energia dell’atomo è tornata a guadagnare sempre più spazio nel mix energetico nazionale.
Il Governo si sta spendendo molto, anche letteralmente, nella promozione di questa fonte energetica. Infatti, tra il 2025 e il 2026, in soli 18 mesi, sono previsti 7,5 milioni di euro per finanziare campagne informative sull’energia nucleare. È quanto riporta il disegno di legge per la delega al Governo sul nucleare. Il testo era stato approvato in Consiglio dei Ministri a febbraio 2025 e, nel bel mezzo dell’estate dello stesso anno, ha ricevuto il parere positivo della Conferenza Unificata, l’organismo in cui Regioni, Province e Comuni si esprimono su tematiche di interesse comune.
Per avere un ordine di grandezza, si consideri che nel decreto legislativo che, secondo Attilio Piattelli, Presidente del Coordinamento FREE, attuava la direttiva europea sull’efficienza energetica (D.Lgs. 102/2014) era previsto un programma di informazione e formazione sui temi delle normative, con un contributo massimo di 3 milioni di euro spalmati in nove anni, dal 2021 al 2030.
In un contesto energetico nel pieno della transizione, destinato continuamente a cambiare a causa di tensioni geopolitiche ma anche grazie a innovazioni tecnologiche, e con una necessità di elettrificazione che stima consumi sempre più elevati, vogliamo tornare a interrogare e capire — conti alla mano e fuori da ogni ideologia — se soluzioni come quelle offerte dalla fissione nucleare possano rispondere a queste esigenze.
Consumi e obiettivi
Partiamo dai consumi e dalle previsioni per il prossimo futuro. È sempre il PNIEC a stimare il fabbisogno energetico italiano al 2050 in 700 TWh, quasi il doppio rispetto al consumo del 2024, secondo dati Terna. La società che gestisce la rete di trasmissione nazionale ha rilevato per lo scorso anno consumi elettrici nazionali pari a 312,3 TWh, in aumento del 2,2% rispetto al 2023. Per coprire questa necessità energetica, il PNIEC individua obiettivi intermedi. Al 2030, per quanto riguarda la capacità installata di fonti energetiche rinnovabili, si prevede di raggiungere circa 131 GW. Questo dato include circa 79 GW da solare, 28 GW da eolico, oltre 19 GW da idroelettrico, circa 4 GW da bioenergie e 1 GW da geotermia. Non viene indicato un obiettivo per l'energia nucleare al 2030, ma si evidenzia il potenziale ruolo del nucleare per contribuire al "Net Zero" al 2050.
Costi rinnovabili
È evidente che, quando si parla di FER, ci si riferisce a fonti differenti che sfruttano tecnologie diverse tra loro. Per fare un confronto, prenderemo in esame le due fonti con la percentuale previsionale maggiore al 2030 — solare ed eolico — e misureremo l’andamento degli accumuli.
Secondo il rapporto Levelized Cost of Electricity realizzato da BloombergNEF, società di ricerca di uno dei leader mondiali nell'informazione economica e finanziaria, il costo delle tecnologie per l'energia pulita diminuirà del 2-11% nel 2025. Il report mostra come i nuovi parchi eolici e solari stiano già superando i nuovi impianti a carbone e a gas in termini di costi di produzione in quasi tutti i mercati globali. Inoltre, stanno crescendo anche gli investimenti, come confermato dall’edizione 2025 del World Energy Investment Report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), che traccia un quadro di progressiva trasformazione del panorama energetico globale, dove i finanziamenti per le energie rinnovabili doppiano quelli per le fonti fossili. Nel frattempo, la sovrapproduzione cinese di tecnologie pulite ha spinto molti Paesi a introdurre dazi per proteggere i propri mercati dall’arrivo di importazioni a basso costo. Le barriere commerciali potrebbero temporaneamente bloccare il calo dei costi, ma BNEF sottolinea che il costo di un tipico impianto solare ad asse fisso è diminuito del 21% a livello globale lo scorso anno.
Costi atomici
Senza fare riferimento agli esempi datati utilizzati da un certo filone ecologista “no nuke”, cercheremo di comprendere i costi di realizzazione degli SMR (Small Modular Reactor), indicati nel PNIEC come tecnologia deputata al ritorno dell’atomo in Italia. Il piano prevede la possibilità di entrata in esercizio dei primi SMR a partire dal 2035, con potenze modulari per singolo reattore fino a circa 340 MW.
Va detto che, in generale, livelli maggiori di sicurezza hanno un costo più alto e, inoltre, i costi di produzione di un prodotto di dimensioni ridotte tendono ad aumentare il costo unitario perché gli stessi costi fissi vengono ripartiti su una quantità minore. Le poche stime disponibili, infatti, sono speculative, ma indicano tutte che gli SMR saranno più costosi a parità di capacità installata, rispetto ai reattori di grandi dimensioni. Lo stesso World Nuclear Industry Status Report 2024 (WNISR2024) valuta quanto l'energia solare/eolica e i dispositivi di accumulo esercitino crescenti pressioni competitive sul settore nucleare. Nel WNISR2024 sono riportati alcuni esempi di progetti SMR in costruzione. Tra questi, si cita il progetto statunitense TerraPower Natrium, alla cui startup ha partecipato anche Bill Gates. Per questo reattore veloce da 345 MW (che può produrre fino a 500 MW per circa 5,5 ore), lo stesso Gates ha ammesso che i “costi di prima realizzazione” (FOAK, first of a kind) potrebbero avvicinarsi a 10 miliardi di dollari USA.
Per un esempio con il quale l’Italia ha collaborazioni, si può fare riferimento a Rolls-Royce SMR, progetto del Regno Unito. Questo suggerisce che un reattore “ennesimo” (NOAK, nth of a kind, cioè dopo che ne sono stati costruiti dieci) avrà un costo in conto capitale (Capex) dell'ordine di 1,8 miliardi di sterline (2,3 miliardi di dollari USA) per unità da 440 MW. Tale stima è considerata ottimistica, poiché se ci fosse fiducia in questi costi, i progetti di grandi reattori verrebbero abbandonati fin da subito. Mentre invece in Francia, uno dei paesi più “atomici” del Pianeta Edf, l’ente elettrico nazionale d’oltralpe, ha abbandonato gli SMR.
Costi energie
Differenti tecnologie con stati di innovazione e produzione molto diversi possono avere un LCOE (Levelized Cost of Electricity, cioè costo livellato dell’elettricità) molto diverso tra loro. Questo parametro indica quanto costa produrre un MWh con una certa tecnologia, considerando tutta la vita utile dell’impianto. Grazie al LCOE, il governo può capire quali tecnologie sono già competitive. Secondo report Lazard, leader di servizi finanziari, LCOE 2025, i costi per le principali fonti rinnovabili sono:
- fotovoltaico solare (Utility-Scale): $38 - $81/MWh (33-70 €/MWh);
- fotovoltaico solare (Comunità e C&I): $50 - $149/MWh (43-129 €/MWh);
- fotovoltaico solare + accumulo (Utility-Scale): $66 - $141/MWh (57-121 €/MWh);
- eolico: $37 - $71/MWh (32-61 €/MWh);
- eolico offshore: $70 - $217/MWh (60-186 €/MWh);
- geotermico: $86 - $173/MWh (74-149 €/MWh).
Si noti che questi valori medi di LCOE sono al netto di eventuali incentivi e si riferiscono principalmente al panorama energetico nordamericano, ma riflettono sviluppi a livello globale. Le stime più aggiornate del LCOE per gli SMR sono scarse e spesso basate su proiezioni target, piuttosto che su costi effettivi. Le fonti indicano una tendenza generale secondo cui gli SMR saranno più costosi per unità di capacità installata rispetto ai grandi reattori tradizionali, a causa della perdita delle economie di scala.
Il WNISR2024, riporta alcuni costi medi stimati. Rolls-Royce ha valutato per i suoi SMR un LCOE compreso tra (51-96 $/MWh, 44-83 €/MWh) su un periodo di 60 anni. Mentre in Francia, i potenziali clienti del progetto SMR Nuward hanno richiesto un LCOE nell'intervallo di 76-108 $/MWh (65-93 €/MWh). Lo stesso rapporto riporta le stime LCOE del già citato rapporto Lazard ma dello scorso anno, indicando che il LCOE medio per il nucleare di nuova costruzione è di 182 $/MWh (156 €/MWh) nel 2024, rendendolo la fonte di energia su scala utility più costosa.
I prezzi energia
Il prezzo dell’energia in Italia viene determinato sulla base del PUN (Prezzo Unico Nazionale), stabilito nel mercato all'ingrosso dell'energia elettrica come media ponderata dei prezzi zonali orari, in base all'incontro tra domanda e offerta. Il System Marginal Price (SMP) è il meccanismo con cui viene fissato questo prezzo. Questo sistema determina il prezzo di mercato dell'energia elettrica in base al costo dell’impianto più costoso necessario per soddisfare la domanda prevista, che in Italia è ancora rappresentato dai grandi impianti a combustibili fossili, in particolare dal gas.
Il MGP (Mercato del Giorno Prima) è il mercato dove avvengono gli scambi che determinano il prezzo del giorno successivo.
Per garantire una maggiore diffusione delle energie rinnovabili, lo Stato ha introdotto misure incentivanti. In particolare, con FER 1 e FER 2 si prevedono aste e registri per impianti di energie pulite, sia per le tecnologie più commercializzate, sia per quelle più innovative, che quindi hanno un LCOE più alto.
Sulla base dei dati disponibili il nucleare potrebbe tornare come opzione strategica, ma rimangono irrisolte le questioni legate a costi e tempi di realizzazione rispetto alle rinnovabili in rapida crescita e sempre più competitive. E le imprese e la decarbonizzazione non possono aspettare che il nucleare “risolva” questi problemi.
Questo articolo è stato pubblicato su L'Ecofuturo Magazine col titolo Atomo incerto