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Equivalgono a una superficie pari a oltre 78mila campi da calcio

Italia in fumo, non solo il Vesuvio: da inizio anno gli incendi hanno bruciato 56mila ettari

Ciafani (Legambiente): «I piani antincendio boschivo da soli non bastano perché serve una integrazione con i piani forestali e con i piani di adattamento ai cambiamenti climatici»
 |  Prevenzione rischi naturali

Oltre il 95% degli incendi boschivi in Europa è causato direttamente o indirettamente da attività umane, un rischio che la crisi climatica sta contribuendo a esacerbare, dato che le ondate di calore stanno intensificando ulteriormente il pericolo d’incendi. In queste ore il Parco nazionale del Vesuvio sta offrendo purtroppo una dimostrazione del problema, con una colonna di fumo visibile anche dallo spazio, ma è l’Italia intera a doverci fare i conti.

Prima di chiudere il sipario ieri in Maremma sulla 37esima edizione di Festambiente, il festival nazionale di Legambiente, gli ambientalisti del Cigno verde hanno i dati del report “Italia in fumo”: in Italia dal 1° gennaio al 31 luglio 2025 si sono verificati 851 roghi che hanno mandato in fumo 56.263 ettari di territorio pari a ben 78.800 campi da calcio. Dati preoccupanti, frutto di analisi e rielaborazione di Legambiente su dati Effis (European forest fire information system), che costano al Paese un triste record: a fine luglio è stata superata così la superfice bruciata nel 2024 che era stata di 50.802 ha con 1.515 incendi. E ad essere minacciate dai roghi sono sempre più anche le aree protette: da inizio anno al 31 luglio sono andati in fumo ben 18.700,53 ettari di aree Natura 2000 in 253 eventi incendiari.

«Dalla California, alla Francia, all’Italia – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’emergenza incendi non dà tregua. La cosa preoccupante è che nel nostro Paese questa emergenza è ormai sempre più cronica. Per questo oggi da Festambiente lanciamo un forte appello ricordando che per contrastare i roghi è fondamentale adottare un approccio integrato basato su prevenzione, rilevamento, monitoraggio e contrasto attivo. I piani antincendio boschivo da soli non bastano perché serve una integrazione con i piani forestali e con i piani di adattamento ai cambiamenti climatici che sono fondamentali per tutelare la natura e la biodiversità dei parchi. Inoltre, gli incendi si contrastano anche con l’applicazione piena della legge a partire dall’aggiornamento del catasto delle aree percorse dal fuoco (la legge prevede vieta l’edificabilità per 10 anni e il cambiamento della destinazione d’uso per 15 dei terreni percorsi dalle fiamme, ma se i Comuni non aggiornano i catasti si tratta di un’arma spuntata, ndr) ed estendendo le pene previste per il reato di incendio boschivo a qualsiasi rogo».

 Tornando ai dati aggiornati del report “Italia in fumo”, Legambiente fa notare anche l’impennata dei roghi che c’è stata nelle ultime due ultime settimane di luglio. Se in Italia da inizio anno al 17 luglio 2025 il totale di ettari bruciati è stato di 30.988 ha (43.400 campi da calcio) e 653 roghi, dal 17 al 31 luglio sono andati in fumo 25.275 ettari e i roghi sono stati 198.

«L’incendio divampato nel Parco nazionale del Vesuvio, che per altro ha da poco compiuto 30 anni di storia – aggiunge Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente – ci ricorda ancora una volta quanto i parchi siano minacciati dall’attività antropica. Roghi, ma anche crisi climatica e perdita biodiversità, sono tra le principali minacce che rischiano di renderle sempre più fragili. Per questo è fondamentale tutelare e proteggere queste aree e avviare un poderoso cambio di passo per attivare una governace integrata e politiche territoriali efficaci e coerenti anche con la transizione ecologica e gli obiettivi globali su clima e biodiversità».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.