
Efficienza energetica? Per le case italiane gli obiettivi Ue al 2050 si allontanano al 2103

Il patrimonio immobiliare europeo è responsabile del 36% delle emissioni di gas serra e consuma il 40% dell’energia finale, di cui circa l’80% utilizzata per riscaldare gli edifici. Le emissioni dovranno arrivare allo zero netto entro il 2050, in base alla direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Epbd), cosiddetta “Case verdi”, approvata nell’aprile 2024 dall’Europarlamento, passando da alcune tappe intermedie.
La direttiva non impone obblighi specifici per i singoli proprietari di immobili, ma chiede agli Stati membri – Italia compresa – di fare un piano di ristrutturazione edilizia, accompagnato da sussidi e aiuti. L’obiettivo al 2030 è ridurre il consumo di energia primaria per gli edifici a uso abitativo del 16% rispetto al 2020, un intervento che costerebbe circa 180 miliardi di euro in base alle stime del Politecnico di Milano.
Troppi? Prima di rispondere, basterebbe dare un occhio al costo attuale delle bollette. La Community smart building di The european house - Ambrosetti – che il prossimo 28 maggio presenterà a Roma il suo rapporto strategico nel merito – osserva che la spesa delle famiglie per i consumi elettrici e termici degli edifici è aumentata del 31% dal 2015 a oggi, e ha raggiunto un valore di 54,2 miliardi di euro l’anno.
Il settore edilizio italiano si trova dunque ad affrontare la sfida legata all’obsolescenza del proprio patrimonio immobiliare: con un tasso di rinnovamento annuo dello 0,85%, contro l’1,7% di Francia e Germania, e l’84,5% degli edifici costruiti prima del 1990, l’Italia presenta il parco edilizio più vetusto d’Europa. Nonostante un aumento degli edifici in classe energetica A (dal 2,9% al 3,8% tra il 2018 e il 2025), con il 79% degli immobili italiani è ancora oggi in una classe energetica inferiore alla D, evidenziando la necessità di interventi di riqualificazione per migliorare l’efficienza energetica e ridurre i consumi.
A questo si aggiungono le stime secondo cui - con emissioni lorde di gas serra pari a 75,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2021 e considerando l’attuale trend inerziale - il completamento della decarbonizzazione del settore edilizio italiano non si raggiungerebbe prima del 2103, ben oltre il traguardo fissato dal piano europeo Fit for 55, che richiederebbe una riduzione delle emissioni a 12,4 milioni di tonnellate entro il 2050.
«L’efficientamento smart degli edifici più vetusti porterebbe a una riduzione del 29% dei consumi energetici e del 5% di quelli idrici, con un risparmio netto complessivo di 17-19 miliardi di euro. Per accelerare la diffusione degli Smart Building in Italia e promuovere lo sviluppo della relativa filiera, la Community ha raccolto le 7 proposte individuando tre ambiti di azione chiave – spiega Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile della Community smart building – Il primo riguarda le competenze, per sviluppare programmi di upskilling e reskilling per tutti gli operatori della filiera estesa, come progettisti, contractor, installatori e impiantisti, anche in collaborazione con le Its Academy. Il secondo ambito è relativo a incentivi e finanziamenti, con la necessità di rivedere il sistema di incentivi per renderlo proporzionale ai risparmi energetici e introdurre un “Libretto della casa”, per la certificazione degli interventi effettuati negli edifici. Infine, si punta sulla consapevolezza, promuovendo una maggiore collaborazione tra pubblico e privato e migliorando il coordinamento tra i diversi stakeholder del settore».
Tra le proposte che verranno dettagliate il 28 maggio, spicca quella di riformare il sistema di incentivi, introducendo meccanismi proporzionali ai risparmi energetici effettivamente ottenuti e garantendone la stabilità fino al 2030, secondo principi di efficienza energetica e neutralità tecnologica. Parallelamente, serve agevolare l’accesso al credito, incentivando finanziamenti green per utenti finali sia nel settore residenziale che terziario, e promuovere strumenti finanziari alternativi, come gli Energy performance contract e il partenariato pubblico-privato, per sostenere interventi di riqualificazione e innovazione.
