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Dal bambù all’isolamento sostenibile: a Lille il primo impianto europeo, ora la Puglia

L’Abbate: «La Puglia può diventare un laboratorio europeo dell’edilizia sostenibile, dove natura e tecnologia lavorano insieme»
 |  Territorio e smart city

È stato inaugurato a Lille il primo impianto europeo dedicato alla produzione di pannelli coibentanti in fibra naturale di bambù, un materiale che unisce elevate prestazioni termiche e meccaniche a una sostenibilità ambientale certificata. All’evento hanno partecipato esponenti delle istituzioni francesi e per l’Italia l’onorevole Patty L’Abbate, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati.

Proprio la parlamentare pugliese ha annunciato l’intenzione di trasferire la tecnologia di produzione in Puglia, con l’obiettivo di creare una filiera industriale del bambù nel Mezzogiorno. «La Puglia dispone già delle prime foreste di bambù e di un tessuto produttivo sensibile all’innovazione ecologica. Portare qui questa tecnologia significa creare lavoro qualificato, sviluppo locale e valore ambientale», ha dichiarato L’Abbate. Il pannello sviluppato da Fiboo è composto al 95% da fibra di bambù tracciata e certificata. Il processo prevede la lavorazione meccanica delle canne, la separazione delle fibre lunghe e la loro pressatura in condizioni controllate di temperatura e umidità, senza l’impiego di resine sintetiche o additivi petrolchimici. Il risultato è un materiale con densità di 50 kg/m³, conduttività termica inferiore a 0,040 W/mK, e capacità di accumulo termico oltre 2000 J/kgK, valori che lo collocano tra gli isolanti più performanti oggi disponibili sul mercato.

La trama fibrosa naturale garantisce traspirabilità e regolazione dell’umidità, migliorando il comfort abitativo e riducendo il rischio di condense interstiziali. Il prodotto è inoltre certificato classe sanitaria A+, in linea con gli standard europei per la qualità dell’aria indoor. A differenza dei materiali convenzionali (lana di vetro, polistirene o canapa), la fibra di bambù non solo riduce l’impatto ambientale ma agisce da serbatoio di carbonio: ogni pannello trattiene parte della CO₂ catturata dalla pianta durante la crescita, contribuendo alla neutralità climatica del settore edilizio.

L’Italiana Forever Bambù fornirà a Fiboo la materia prima proveniente dalle proprie foreste, gestite secondo un protocollo agroforestale biologico e simbiotico validato scientificamente. La fornitura prevista per il solo ultimo trimestre 2025 è di 500 tonnellate di bambù italiano, che saliranno a 10.000 tonnellate entro il 2028, per un valore complessivo superiore ai 4 milioni di euro. L’impianto di Lille rappresenta il primo tassello di una rete industriale europea del bambù, che punta a ridurre la dipendenza dalle importazioni asiatiche e a consolidare una sovranità produttiva verde. Parallelamente, si prevede l’installazione in Italia – entro il 2026 – del primo impianto di trasformazione della fibra, con Trezzo sull’Adda e la Puglia come aree di riferimento per lo sviluppo delle linee pilota.

«Con il progetto di Lille e il trasferimento tecnologico in Italia, portiamo l’Europa al centro della filiera del bambù, e produrre localmente significa ridurre le emissioni di trasporto, creare occupazione e assicurare tracciabilità totale. La Puglia dispone di condizioni climatiche ottimali per la crescita del bambù gigante e di un ecosistema imprenditoriale favorevole alla bioeconomia circolare. Diverse aree della regione – in particolare nel Tarantino e nel Barese – ospitano già impianti agricoli sperimentali di bambù, che potranno alimentare la futura filiera industriale. L’obiettivo è avviare un distretto del bambù capace di integrare agricoltura, ricerca e manifattura sostenibile. La prospettiva è quella di un impianto locale per la lavorazione delle fibre e la produzione di materiali per l’edilizia, in sinergia con università, centri di innovazione e imprese del territorio», spiega l’onorevole L’Abbate.

Secondo i calcoli di Forever Bambù, un ettaro di bambuseto cattura fino a 443 tonnellate di CO₂ l’anno, generando crediti di carbonio ad alta integrità che potranno essere utilizzati dalle aziende pugliesi per compensare le proprie emissioni secondo la normativa UNI PDR 156/2024. «La Puglia può diventare un laboratorio europeo dell’edilizia sostenibile, dove natura e tecnologia lavorano insieme – conclude L’Abbate – Questa filiera rappresenta una strategia di mitigazione climatica, ma anche una politica industriale che crea lavoro verde e autonomia energetica».

L’inaugurazione di Lille segna l’avvio di una catena del valore europea del bambù: dalla coltivazione alla trasformazione, fino al prodotto edilizio finito. Con l’estensione della tecnologia in Italia e in Puglia, si apre una prospettiva concreta per decarbonizzare il settore delle costruzioni, ridurre l’uso di materie prime fossili e rafforzare la competitività industriale del Mezzogiorno. Un passo che unisce innovazione tecnica, rigenerazione ambientale e sviluppo territoriale, ponendo il bambù al centro di un nuovo paradigma produttivo europeo.

bambù lille

Redazione Greenreport

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