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Le bugie sulla direttiva Case verdi ne stanno frenando il recepimento in Italia

Gli edifici producono più di un terzo delle emissioni europee, e nel nostro Paese la riqualificazione energetica può abbassare le bollette fino al 60%: «La direttiva potrebbe rendere la transizione alla portata di tutti»
 |  Territorio e smart city

Entro il 2030 l’Unione Europea intende raddoppiare il tasso di ristrutturazione energetica degli immobili e rendere efficienti almeno 35 milioni di edifici. Ci si lavora da anni, dall’approvazione della direttiva Epbd nel 2021, che punta a edifici a emissioni zero nel 2030 e allo stop dei fondi per le caldaie a gas. Senza efficientare gli immobili, gli obiettivi climatici dell’Ue di taglio alle emissioni del 55% al 2030 e del 90% al 2040 saranno irrealizzabili.

Gli edifici europei – spesso vecchi, con sistemi di climatizzazione inefficienti e alimentati da fonti fossili – producono il 36% delle emissioni dell’Unione, oltre un terzo del totale. Ora la direttiva che punta a efficientare gli infissi, ridurre le dispersioni e passare alle pompe di calore per il riscaldamento è in mano agli Stati membri. L’Italia ha tempo fino a maggio per recepirla. Ma la partita è complessa e delicata, schiacciata tra il bisogno di agire, le incertezze della politica e il clima di diffidenza sul tema nel dibattito pubblico, con tanto di fake news dure a morire.

La Rete Irene nei mesi scorsi ne ha fatto il perno di una campagna di sensibilizzazione per sfatare quelle sulla direttiva Epbd. «E sono tante – spiega Manuel Castoldi, presidente di Rete Irene, tra gli ospiti del podcast “La decarbonizzazione edilizia: dal Green deal alla realtà” realizzato da Nuova Ecologia per Legambiente e Kyoto Club a supporto della campagna #perunsaltodiclasse –Per esempio, che la direttiva europea imponga un obbligo a riqualificare le nostre case è falso, non ci sono obblighi diretti ma obiettivi di riduzione di consumo». E poi il falso mito delle sanzioni per chi non si adegua o l’impossibilità di vendere e affittare gli immobili non riqualificati. «La direttiva non impone interventi, parla di una pianificazione nel tempo basata su incentivi e finanziamenti agevolati».

Nell’affrontare la questione, sottolinea Riccardo Bani, presidente dell’Associazione riscaldamento senza emissioni (Arse), dobbiamo partire da un dato di realtà: «In Italia abbiamo un parco edifici energivoro e per le famiglie spesso la spesa per l’energia è superiore a quella per la salute. La riqualificazione, invece, porta riduzioni dal 30 al 60% sulla bolletta energetica». Resta da capire come l’Italia recepirà la direttiva e quali agevolazioni e sostegni prevederà. «Se la transizione non ha equità sociale rischia di diventare un motore di diseguaglianza. La direttiva potrebbe rendere invece la transizione alla portata di tutti – sostiene Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto Club – a patto di un sistema di incentivi stabile, equo e progressivo. Non bonus a tempo ma strumenti per tutti e in base al reddito». 

In Italia le famiglie in povertà energetica sono 2,3 milioni ma le bollette pesano sempre più anche su quelle a medio reddito. «Il problema è che nel nostro Paese manca una politica che parli di efficienza, ma è proprio nel welfare energetico che molte famiglie potrebbero trovare risposte alle loro difficoltà – spiega Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente – Ci auguriamo che il governo disponga rapidamente strumenti in grado di far accedere tutti alle opportunità di questa direttiva».

Al momento, però, le resistenze arrivano anche dalla maggioranza al governo. Si è visto nei mesi scorsi e si vede ancora oggi. «Diciamo che l’Italia non ha brillato sull’intero dossier – sottolinea Giacomo Pellini – Già in sede di approvazione della direttiva nel Consiglio europeo, l’Italia, con l’Ungheria, ha votato contro». Palazzo Chigi per ora ha presentato solo una bozza del piano di riqualificazione degli edifici e parte della maggioranza accarezza ancora l’idea di proporre a Bruxelles un alleggerimento della Epbd. «Quello che serve, invece, è che il Parlamento italiano recepisca quanto prima la direttiva in senso ambizioso come occasione di modernizzazione», sostiene Pellini.

Una modernizzazione che, insieme al taglio delle emissioni e delle bollette, riguarda anche l’indipendenza energetica e il futuro industriale italiano. «La direttiva serve anche a mettere in sicurezza l’Italia, a proteggere i cittadini dagli aumenti del prezzo dell’energia fossile e le imprese dai costi che ne derivano», aggiunge Riccardo Bani. Sulla tecnologia delle pompe di calore, poi, il 40% della domanda mondiale viene soddisfatta dall’industria europea, e il 60% da quella italiana. «Abbiamo una vera leadership, se non la cavalchiamo – avverte Bani – rischiamo ci sfugga di mano come col fotovoltaico. Perderemmo un’enorme opportunità per imprese, famiglie e occupazione di qualità in Italia». A livello internazionale, la transizione ecologica ed energetica è già in corso.

Secondo il Fondo monetario internazionale, investire nel taglio delle emissioni porterebbe a un +8% di Pil nei prossimi anni. «Noi invece siamo qui a capire se facciamo lo 0,1% o lo 0,2% – fa notare Castoldi – la vera opportunità è riavviare su questo un dibattito».

Un dibattito sempre più necessario perché nel 2027 entrerà in vigore anche l’Ets2, la tassazione sulle emissioni di CO2 per i produttori di energia e carburanti fossili che porterà un aumento dei costi nei consumi anche per cittadini e imprese. Il Climate social fund dell’Ue, che in Italia vale quasi 9 miliardi, dovrebbe attutirne gli impatti. «Speriamo nel piano italiano ci siano strumenti e politiche iniziali per sostenere le famiglie in questo passaggio. Ovviamente questi 9 miliardi non bastano – sottolinea Katiuscia Eroe – per intervenire su un patrimonio immobiliare immenso. Ma può essere un primo passo».

La direttiva “case green” al centro della campagna di Legambiente e Nuova Ecologia contro le bufale ambientali

Scarica il documento "10+2 false credenze sulla direttiva Epbd (Case green)" curato da Rete Irene con il contributo di Legambiente: https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2025/04/case-green-10-false-credenze.pdf

La direttiva Epbd ti costringerà a riqualificare la tua casa? FALSO

Non esiste alcun obbligo diretto per i proprietari di immobili residenziali. La direttiva fissa obiettivi di riduzione del consumo medio nazionale di energia, ma non impone interventi obbligatori ai singoli cittadini.

Se non riqualifichi la tua casa sarai sanzionato? FALSO

Non esiste una sanzione automatica per chi non riqualifica la propria abitazione. Gli Stati membri devono tener conto della situazione finanziaria dei proprietari e prevedere un adeguato sostegno economico. Le eventuali sanzioni devono considerare: la situazione finanziaria dei cittadini, la disponibilità di supporti economici adeguati, la fattibilità tecnica ed economica degli interventi.

Non potrò vendere o affittare il mio appartamento non riqualificato? FALSO

La direttiva non prevede alcun divieto di vendita o affitto per immobili con basse prestazioni energetiche.

La direttiva abolisce le caldaie a gas? FALSO

La direttiva non impone il divieto di utilizzo delle caldaie a gas esistenti. Tuttavia, dal 2025 gli Stati membri non possono più incentivare economicamente nuove caldaie a gas fossile.

L’adeguamento alla normativa per le prime case è una spesa a fondo perduto? FALSO

La riqualificazione energetica è un investimento che si ripaga attraverso il risparmio sulle bollette e l’aumento del valore dell’immobile. Gli studi indicano che un immobile riqualificato può aumentare il proprio valore di mercato in media del 25% rispetto a uno in classe G con le stesse caratteristiche.

La Nuova Ecologia

L’Editoriale La Nuova Ecologia è una società cooperativa senza fini di lucro, costituita nel 1995 su impulso di Legambiente per la pubblicazione delle riviste di riferimento dell'associazione e l'ideazione di numerose altre iniziative ad esse collegate. E’ nata e opera nella convinzione che l’informazione, la formazione e la comunicazione ambientali siano strumenti fondamentali nella politica dello sviluppo sostenibile. Oltre alla prevalente attività editoriale, organizza convegni e seminari, corsi di giornalismo e di comunicazione. Alla base del lavoro svolto c’è un costante impegno alla tutela e valorizzazione di principi etici nei rapporti economici e sociali.