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Auto: accusano il Green deal di colpire la competitività ma vien fuori che non ci sono pezzi per portare avanti la produzione

Mentre i gruppi di centrodestra al Parlamento europeo e il nostro governo chiedono di cancellare lo stop previsto dall’Ue alla vendita di veicoli alimentati a benzina e gasolio nel 2035 per non fare favori alla concorrenza asiatica, l’Associazione europea dei costruttori automobilistici (Acea) lancia il vero allarme: il blocco della fornitura di microchip dalla Cina fa prevedere un imminente arresto delle linee di assemblaggio
 |  Trasporti e infrastrutture

Un documento appena diffuso dall’Associazione europea dei costruttori automobilistici (Acea) sta portando alla luce qual è la vera questione «ideologica» attorno al Green deal e quale è invece la realtà dei fatti.

Ai vertici dell’Unione europea si sta ragionando sull’opportunità di cancellare il previsto stop nel 2035 alla vendita di veicoli con motori alimentati a benzina e gasolio: lo chiedono i gruppi di centrodestra e destra presenti all’Europarlamento motivando la richiesta col fatto che si tratta di un vincolo che colpisce la competitività delle nostre aziende e favorisce la concorrenza extra-Ue. Ha sollevato la questione anche la nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlando con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e scagliandosi contro l’«ideologico» Green deal e altre «follie verdi» nel corso di un intervento in Parlamento.

Ma ora, ecco qual è la realtà: l’Associazione europea dei costruttori automobilistici fa sapere di essere sempre più preoccupata per l’imminente interruzione della produzione automobilistica europea a causa del blocco della fornitura di microchip che sono fondamentali per la produzione delle aziende europee. Scrive l’Acea: «Mentre la controversia politica che ha portato al divieto di esportazione dei chip Nexperia dalla Cina rimane irrisolta, la situazione diventa ogni giorno più critica per la produzione automobilistica mondiale. La conseguente carenza di fornitura del tipo di chip semplici utilizzati nelle unità di controllo dei sistemi elettrici dei veicoli sta colpendo duramente le case automobilistiche di tutto il mondo, compresa l’Europa».

Il settore, fa sapere l’associazione dei costruttori auto europei, «sta attualmente attingendo alle scorte di riserva, ma le forniture stanno rapidamente diminuendo»: «Da un sondaggio condotto questa settimana tra i nostri membri, alcuni prevedono già un imminente arresto delle linee di assemblaggio. Esistono molti fornitori alternativi, ma ci vorranno molti mesi per sviluppare la capacità aggiuntiva necessaria a colmare la carenza di fornitura. L’industria automobilistica non ha molto tempo prima che si manifestino gli effetti peggiori di questa carenza». 

Spiega Sigrid de Vries, che à il direttore generale dell’Associazione europea dei costruttori automobilistici: «Sappiamo che tutte le parti coinvolte in questa controversia stanno lavorando alacremente per trovare una soluzione diplomatica. Allo stesso tempo, i nostri membri ci segnalano che le forniture di componenti sono già state interrotte a causa della carenza. Ciò significa che l’interruzione delle linee di assemblaggio potrebbe avvenire nel giro di pochi giorni. Esortiamo tutte le parti coinvolte a raddoppiare gli sforzi per trovare una via diplomatica per uscire da questa situazione critica».

Redazione Greenreport

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