Mentre l’Ue guarda al passato, quest’anno un quarto delle auto vendute nel mondo è elettrico
Guidata dalla pressione dell’Italia e della Germania, oggi la Commissione Ue innesta la retromarcia nella corsa all’auto elettrica, la nuova frontiera della mobilità – peraltro l’unica in grado di dare una prospettiva industriale e occupazionale al comparto – proprio mentre il resto del mondo continua ad accelerare.
In corso d’anno, nel periodo gennaio-ottobre, la quota di mercato assorbita dalle auto elettriche di nuova immatricolazione in Italia è inchiodata al 5,2%, il dato peggiore tra i maggiori mercati europei. Ma restringere il paragone al Vecchio continente sarebbe riduttivo: basti osservare che 39 Paesi hanno raggiunto una quota di vendite di veicoli elettrici superiore al 10% nel 2025, un terzo dei quali al di fuori dell'Europa. In altre parole, come emerge dall’ultima analisi del think tank Ember – che ha preso in esame 60 Paesi che rappresentano oltre il 97% delle vendite globali di veicoli elettrici – tra gennaio e ottobre oltre il 25% delle auto nuove vendute è elettrico, tallonando il dato Ue (26%).
In Cina oltre metà delle auto vendute è elettrica; in Vietnam, quasi il 40%, soprattutto veicoli a batteria prodotti dal produttore locale VinFast, mentre nel 2021 il dato era praticamente inesistente (0,05%); in Uruguay il 27%; in Thailandia oltre il 20%; in Indonesia il 15%. Di più: l'Etiopia ha vietato l'importazione di veicoli con motore a combustione interna (Ice) dal 2024, e i dati ufficiali indicano che la quota di vendite di veicoli elettrici è salita al 60% quell'anno. In Nepal, i veicoli elettrici hanno rappresentato il 76% delle vendite di auto nuove nel 2024.

«Si tratta di una svolta fondamentale – spiega Euan Graham, analista Ember – Nel 2025, il baricentro si è spostato. I mercati emergenti non stanno più recuperando terreno, ma stanno guidando il passaggio alla mobilità elettrica. Questi Paesi riconoscono i vantaggi strategici dei veicoli elettrici, dall'aria più pulita alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili. L'ipotesi che la crescita dei veicoli elettrici si arresterà al di fuori di Europa e Cina è già superata. I mercati emergenti definiranno il futuro del mercato automobilistico globale. Le scelte fatte ora in materia di infrastrutture di ricarica e di supporto tempestivo determineranno la velocità con cui questo slancio proseguirà».
Infatti, per alcuni Paesi virare sui veicoli elettrici offre la possibilità di attrarre investimenti in nuovi settori e creare posti di lavoro. La Turchia ad esempio ha introdotto tagli fiscali per i nuovi veicoli elettrici e si è impegnata ad attrarre investimenti esteri nella produzione di veicoli elettrici, tra cui un nuovo stabilimento produttivo Byd . In altri Paesi, l’attenzione è incentrata sull'opportunità di ridurre le importazioni di combustibili fossili e migliorare la qualità dell'aria, entrambi temi che sarebbero di primario interesse per l’Italia, dato che nell’ultimo anno contiamo oltre 43mila morti per inquinamento atmosferico e import di petrolio da 23 miliardi di euro.
Grazie ai loro elevati livelli di efficienza, i veicoli elettrici rappresentano un potente strumento per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili: mentre i veicoli a combustione interna sprecano circa l'80% dell'energia contenuta nel carburante, i veicoli elettrici utilizzano quasi l'80% dell'elettricità che consumano.

«La realtà è che la crisi dell’auto non ha nulla a che fare col 2035 – spiega Andrea Boraschi, direttore T&E Italia – Le vendite di auto in Europa sono calate di tre milioni, rispetto al 2019, perché le case automobilistiche hanno privilegiato margini di profitto più alti a scapito dei volumi. Tra il 2018 e il 2024 il prezzo medio di un’auto di massa è salito del 40%, passando da 22.000 a 30.700 euro. E sono stati anni in cui molti produttori hanno registrato profitti record. L’industria automobilistica europea si è resa conto tardi di essere indietro rispetto alla Cina. Ma ogni esitazione, oggi, è un vantaggio ulteriore per Pechino, che non rallenterà la corsa verso l’elettrico solo perché noi prolunghiamo la vita dei motori endotermici. Mentre i consumatori europei, nel frattempo, smetteranno di acquistare una tecnologia di qualità inferiore e già oggi, in molti Paesi, più costosa. Se l’Ue fa marcia indietro ora, rischia di perdere il più grande cambiamento industriale di questa generazione, abbandonando l’ambizione di padroneggiare una delle tecnologie più importanti del XXI secolo e i vantaggi industriali, economici e sociali che ne derivano».