A 10 mesi dall’alluvione in Toscana, il Governo Meloni si è dimenticato i fondi per ricostruzione e prevenzione
L’alluvione che ha travolto la Toscana lo scorso 2 novembre si è lasciata alle spalle 8 morti e danni per almeno 2,7 miliardi di euro, un evento meteo estremo immediatamente riconosciuto come di rilevanza nazionale, anche se i fondi finora arrivati dal Governo Meloni coprono solo in minima parte i danni subiti.
Si tratta infatti di appena 122 mln di euro per le somme urgenze (a fronte dei 162 richiesti dalla Regione) e di altri 66 mln di euro per il sostegno ai territori colpiti (mentre la Regione ha messo in campo circa 37 mln di euro, 25 per le famiglie e 12 per le imprese). Altri 67,8 mln di euro potrebbero ora arrivare dal Fondo di solidarietà dell’Ue, ma com’è evidente si tratta di briciole rispetto a quanto necessario per ristorare i danni.
Non solo: la Toscana è stata lasciata a sbrigarsela da sola anche per quanto riguarda la prevenzione verso le prossime alluvioni che, più prima che poi in epoca di crisi climatica, torneranno ad abbattersi sul territorio
A denunciarlo è l’assessora all’Ambiente e Protezione civile, Monia Monni. Mentre la Regione per il ripristino dei danni ha già speso circa 160 mln di euro, dal Governo Meloni sul fronte ricostruzione e prevenzione non ci sono notizie.
«Abbiamo bisogno di 1,1 miliardi di euro da dedicare alla ricostruzione per dare i cittadini della Toscana un livello di sicurezza adeguato ai nuovi eventi meteo climatici – sottolinea Monni – E siamo molto preoccupati per ciò che può accadere nel prossimo inverno. Ciò che dovevamo fare lo abbiamo fatto, ma senza adeguate risorse è impossibile dare al territorio quello di cui ha bisogno. La Regione ha fatto un percorso molto serrato per terminare le somme urgenze di ripristino dei danni dell’alluvione del novembre 2023, ma il Governo si è dimenticato della Toscana».
Un problema che non riguarda solo la Toscana, come mostra anche la cronaca di questi giorni con le alluvioni in Campania e al nord. Che fare? L’unica soluzione strutturale per non continuare a inseguire le emergenze è tornare a inserire nei bilanci dello Stato la gestione sostenibile dell’acqua in tutte le sue forme.
Una prima proposta di Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica per affrontare la doppia minaccia di siccità e alluvioni, c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda – nell’ambito del rapporto Water intelligence promosso proprio da Proger – arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.