
La Toscana apre all’estrazione di litio da geotermia, al via il confronto a Firenze

Dalla geotermia arriva già oggi il 70% circa della produzione toscana di energia da fonti rinnovabili, ma i fluidi geotermici potrebbero dare un’ulteriore spinta allo sviluppo sostenibile locale, grazie all’estrazione di una materia prima critica come il litio.
La mattina di giovedì 17 luglio su questa prospettiva si aprirà a Firenze, in Palazzo Strozzi Sacrati, un confronto di alto livello che vedrà la partecipazione di Eugenio Giani e Monia Monni – rispettivamente il presidente e l’assessora all’Ambiente della Regione Toscana –, dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat, con Francesca Andreis e col direttore generale Pietro Rubellini) e dei ricercatori Ispra (Maurizio Guerra), Cnr (Andrea Dini) ed Rse (Domenico Cipriano).
«L'economia circolare offre numerosi vantaggi per la sostenibilità – spiega nel merito l’Arpat – promuovendo il riutilizzo e il riciclo dei materiali, infatti, riduce i rifiuti e quindi la pressione antropica sulle risorse naturali. Parimente, può giocare un ruolo cruciale in relazione alle materie prime critiche il cui approvvigionamento è spesso critico e comunque legato a dinamiche di sfruttamento di paesi in via di sviluppo. Tra le materie prime critiche è incluso il litio - essenziale tra l'altro per il funzionamento delle infrastrutture digitali - che può essere presente nei fluidi geotermici in concentrazioni più o meno elevate.
Adottare quindi un modello di economia circolare nel settore geotermico oltre a contribuire a una maggiore sostenibilità ambientale, può aiutare a ridurre la dipendenza dalle importazioni di litio, migliorando anche la sicurezza economica».
Le cosiddette materie prime critiche sono quei materiali (34 critici e 17 strategici, per l’esattezza) che l’Ue ha messo al centro del Critical raw materials act, recentemente acquisito nella normativa italiana da uno specifico decreto legge. Dallo sviluppo delle materie prime critiche dipende il 32% del Pil italiano, la competitività industriale (non solo nei settori della green economy) e la sicurezza strategica nazionale; circa un terzo di questi materiali critici possono arrivare dal riciclo, ma anche la geotermia può contribuire in modo determinante.
In Italia non vengono, per ora, estratte materie prime critiche metalliche e per la loro fornitura il nostro paese è totalmente dipendente dai mercati esteri. Anche per questo, già nel marzo 2024 il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha aperto all’impiego della geotermia per incrementare l’approvvigionamento sostenibile di litio da geotermia: si tratta di un approccio tecnologico che è stato premiato pochi dal Consiglio europeo per l’energia geotermica (Egec), mettendo in evidenza il caso virtuoso della realtà tedesca Vulcan.
L’estrazione di litio geotermico è anche tra gli obiettivi di economia circolare che si è data Enel, la società che gestisce tutte le centrali geotermoelettriche attive ad oggi in Italia (concentrate in Toscana), che non a caso ha avviato una progettualità nel merito insieme a Vulcan nell’area laziale di Cesano.
Del resto gli studi già condotti dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) mostrano che i serbatoi geotermici italiani sono particolarmente ricchi di litio, compresi – riporta il Consiglio europeo per l'energia geotermica (Egec) – quelli presenti nell’area della “capitale mondiale” della geotermia: Larderello, in Toscana.
La sala ha una capienza limitata, per partecipare al seminario occorre prenotarsi inviando una e-mail a
