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Nel cuore caldo della Toscana, la geologia incontra scienza e industria

Larderello, la "città utopica reale" fondata sulla geotermia: dall'ideale rinascimentale all'utopia energetica

In un Paese che ha già scritto la storia della città ideale (Pienza, Sabbioneta) e della città industriale (Ivrea), Larderello offre un terzo paradigma: la città dell’energia
 |  Toscana

Il concetto di città utopica ha attraversato i secoli come sogno di un’armonia tra architettura, società e paesaggio. È la lezione che si studia sui classici della storiografia urbanistica, dove emergono i casi emblematici di Pienza in Toscana e Sabbioneta in Lombardia: modelli rinascimentali in cui il potere politico e religioso, con la cultura umanistica, plasmavano l’ambiente urbano, oggi entrambi riconosciuti come Patrimonio mondiale dell’Umanità. Pienza, rifondata da Pio II con l’architetto Bernardo Rossellino, è il primo esperimento compiuto di città ideale; Sabbioneta, voluta da Vespasiano Gonzaga, incarna l’applicazione teorica di un impianto urbano regolare, seriale, “di una sola epoca”. Due archetipi, due scuole di pensiero, due modi di pensare la città come progetto totale.  

Ma che cosa accade quando l’utopia scende dal piedistallo dell’ideale e diventa realtà quotidiana? Accade a Larderello, nel cuore caldo della Toscana, dove la geologia incontra scienza e industria: dal 1818 con l’estrazione dell’acido borico e dal 1904 con la prima lampadina accesa al mondo grazie al vapore naturale, prende forma una comunità che vive di energia e con l’energia. Oggi la geotermia soddisfa circa un terzo dei consumi elettrici regionali e rappresenta oltre il 70% della produzione toscana da rinnovabili; fornisce calore per circa 13mila utenze, 26 ettari di serre e anima un turismo tecnico‑naturalistico che supera le 60mila visite annue tra musei, impianti e percorsi nelle aree fumaroliche. Non una fantasia urbanistica, ma un paesaggio produttivo che integra tecnologia, lavoro e identità locale: una “città utopica reale”.

Se Pienza e Sabbioneta testimoniano la forza dell’idea di città nella visione dei fondatori, Larderello documenta la potenza dell’energia come matrice urbana e sociale. Larderello – che non è formalmente una città, ma una frazione del Comune di Pomarance – incarna infatti un modello urbano e comunitario unico al mondo, tanto da potersi leggere come una vera e propria “città utopica reale”.

Qui l’utopia è reale perché funziona: produce elettricità, calore, reddito, coesione; genera cultura materiale e immateriale attorno a un capitale naturale trasformato responsabilmente. È un laboratorio vivo della transizione ecologica, dove la continuità tra natura e tecnica diventa racconto pubblico e progetto di futuro.

Nel ragionare di riconoscimenti internazionali, il parallelo italiano più vicino è Ivrea, città industriale del XX secolo, iscritta nella Lista del Patrimonio mondiale nel 2018 per il criterio (iv) come modello di città industriale moderna, frutto della visione sociale e architettonica olivettiana. Oggi la funzione produttiva storica si è trasformata: il sito è soprattutto eredità culturale e polo di visita/interpretazione, mentre il marchio Olivetti opera come società del Gruppo TIM nel settore IoT, con sede legale a Ivrea. È una traiettoria diversa da Larderello, che resta un paesaggio energetico in esercizio: due facce della stessa medaglia dell’innovazione italiana.

Larderello dialoga anche con un altro tassello UNESCO già presente in Toscana: il Tuscan Mining Park – Colline Metallifere, UNESCO Global Geopark nell’ambito del programma internazionale sulle geoscienze. Un riconoscimento che sottolinea la rilevanza dei geositi (tra cui il Parco delle Biancane) e dei loro legami con cultura e sviluppo locale, rafforzando il quadro di un territorio in cui la geodiversità è risorsa identitaria e volano di turismo sostenibile.

Quale cornice UNESCO avrebbe senso per Larderello come “città utopica reale”? La griglia di valutazione è nota: i siti devono esprimere eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri. Nel nostro caso, lo storytelling e la documentazione potrebbero orientarsi su: (ii) come scambio di valori tra tecnologia, paesaggio e comunità (urbanistica dell’energia e del vapore naturale); (iii) come testimonianza vivente di una tradizione culturale legata all’uso responsabile di una risorsa del sottosuolo; (iv) come esempio eminente di paesaggio industriale‑energetico che illustra un passaggio chiave della storia umana (dalla boracite all’elettrificazione geotermica). Naturalmente, integrità, autenticità e sistemi di tutela/gestione sarebbero parte del dossier, come indicato nelle Operational Guidelines.

In un Paese che ha già scritto la storia della città ideale (Pienza, Sabbioneta) e della città industriale (Ivrea), Larderello offre un terzo paradigma: la città dell’energia. Non un monumento alla memoria, ma una macchina sociale che continua a funzionare, a innovare, a educare. È qui che l’utopia diventa pragmatica “reale”: nel vapore che esce dal suolo, nelle reti di teleriscaldamento, nei percorsi museali e nei sentieri tra fumarole e putizze. Se l’UNESCO tutela ciò che è universalmente significativo, allora la candidatura di Larderello può dare al mondo un simbolo nuovo e necessario: un’utopia che esiste già – e che, sotto i nostri piedi, rinnova ogni giorno la promessa di una transizione giusta.

Annateresa Rondinella

Annateresa Rondinella svolge attività di docenza e ricerca presso le Cattedre UNESCO dell’Università di Pisa e della Pontificia Università Lateranense. Coordina la commissione affari istituzionali della Rete delle Cattedre UNESCO italiane (ReCUI) ed è direttrice dell’Istituto di formazione e ricerca nei temi ONU. Si occupa di transizione energetica nei siti UNESCO, mettendo in relazione cultura, sostenibilità e diplomazia, e promuove progetti che valorizzano insieme innovazione e tutela del patrimonio. Guida programmi nazionali e internazionali in diversi ambiti UNESCO, contribuendo al dialogo tra ricerca, istituzioni e politiche globali per la sostenibilità.