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Pontecosi, l’ammodernamento della diga sarà concluso entro l’anno: potrà invasare 300mila mc d’acqua in più

Il gestore Enel green power ha avviato la terza e ultima fase del cantiere per il restyling e il miglioramento sismico dell’invaso
 |  Toscana

È partita la terza e ultima fase del cantiere per il restyling definitivo dell’invaso di Pontecosi, che vedrà l’ultimazione delle attività di miglioramento sismico della diga e di manutenzione delle paratoie di fondo: l’infrastruttura fa parte del comparto idroelettrico toscano a gestione Enel green power – composto da 13 dighe, 3 sbarramenti e 32 centrali – e permetterà di completare il piano dei lavori avviato da Egp nel 2023.

Quest’ultima tranche segue infatti lo svuotamento del lago di Pontecosi e la successiva movimentazione dei sedimenti in attuazione del Piano operativo approvato dagli enti competenti che, al termine di tutti i lavori, consentirà di recuperare circa 300mila mc di volume utile. L’intervento di miglioramento sismico è iniziato a fine 2023 e, come annunciato, era suddiviso in due fasi: la prima sessione di lavori è terminata a fine primavera 2024, mentre la seconda si è aperta nel corso della scorsa estate e si è conclusa a giugno.

Nel frattempo, il piano dei lavori è stato integrato con uno specifico progetto di ripristino delle aree spondali – per quanto di competenza Enel green power –, a seguito dei danneggiamenti legati agli eventi di piena del novembre 2023, con iter autorizzativo conclusosi a fine luglio 2025 ed inizio cantiere in questi giorni.

Il riempimento del bacino di Pontecosi potrà poi avvenire per step progressivi: entro la fine di quest’anno verrà restituita nuova vita al lago di Pontecosi, a cui arriveranno nuovamente gli apporti provenienti dal fiume Serchio, dal torrente Corfino e dalla derivazione in arrivo dalla presa situata sul torrente Castiglione: queste acque saranno captate dell’opera di presa sul lato sinistro della diga e alimenteranno la centrale di Castelnuovo Garfagnana, per poi essere intercettate dallo sbarramento di Castelnuovo e affluire così anche alle centrali idroelettriche di Gallicano, Piano della Rocca e Vinchiana, prima di rientrare nel fiume.

Il restyling e l’aumento di volume utile invasabile a Pontecosi rappresentano un buon esempio di quanto servirebbe a molte altre dighe sparse lungo lo Stivale. Basti osservare che ad oggi le 532 grandi dighe italiane possono accogliere fino a 13,8 miliardi di metri cubi d’acqua, ai quali si aggiungono 800 mln di mc d’acqua suddivisi in 26.288 piccoli invasi, ma mediamente il 33% (4,3 mld di mc) del loro volume si riduce a causa dei detriti che si accumulano nel fondale (interrimento) con punte fino al 48% nei territori del fiume Po.

Come affermato recentemente da Greenpeace, Legambiente e Wwf «la manutenzione di queste infrastrutture, soprattutto dighe e invasi finalizzati ai pompaggi, richiederebbe un aggiornamento della normativa esistente per facilitare gli operatori a sostenere i costi dello smaltimento dei sedimenti che riempiono sempre più gli invasi, e che oggi sono costretti a smaltire in discarica», quando invece potrebbero essere utilmente impiegati come terreni fertili in agricoltura, se non ci fossero ostacoli normativi a impedirlo trattandoli come rifiuti speciali.

Nel caso particolare di Pontecosi, è stato adottato un approccio innovativo: durante l’estate 2023, infatti, era avvenuta la movimentazione meccanica del sedimento all’interno del bacino lacustre entro le quote di regolazione; complessivamente, sono stati movimentati circa 35.000 m³ di detriti naturali che sono stati trasferiti dalla zona del cosiddetto isolotto (che si trova in prossimità dell'area iniziale del lago, finalizzata anche al miglioramento della sicurezza idrogeologica) alle aree di deposito sommerse, ritenute adatte ad ospitare il materiale rimosso, a monte dello sbarramento, come previsto dal progetto approvato.

Redazione Greenreport

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