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La siccità sta arrivando anche in Umbria, gli agricoltori devono rivedere i piani colturali

Vincenzi (Anbi): «Le regioni meridionali e insulari non riescono a recuperare l'enorme deficit idrico accumulato nello scorso biennio»
 |  Acqua

«È la scarsa presenza nivale l'elemento caratterizzante i prossimi mesi dal punto di vista idrico». Il presidente dell’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica (Anbi), Francesco Vincenzi, spiega così il perdurare del rischio siccità che attanaglia il Mezzogiorno e che sta tornando ad estendersi – nonostante sia ancora inverno – alle Regione del centro Italia, a partire dall’Umbria.

L’allarme arriva da Paolo Montioni, presidente del Consorzio della bonificazione umbra: «Effettuiamo un monitoraggio continuo sul nostro territorio in vista delle prossime semine primaverili, invitando però tutti gli agricoltori a riconsiderare, laddove possibile, i propri piani colturali, tenendo conto delle previsioni sull'effettiva disponibilità d'acqua». È infatti previsto per metà aprile l'avvio dell'irrigazione nel comprensorio, ma dall'ente consortile si esprimono preoccupazioni per le riserve idriche del 2025.

«Il quadro che si sta delineando lungo lo Stivale – spiega Vincenzi – vede le regioni meridionali ed insulari che, pur migliorando la propria condizione, non riescono a recuperare l'enorme deficit idrico accumulato nello scorso biennio; altrove, invece, ci si avvicina alla bella stagione con scarse riserve di neve in montagna, già preludendo al progressivo ridursi delle disponibilità d'acqua, anche laddove ora sono abbondanti: l'innalzarsi delle temperature ha già avviato, infatti, il veloce scioglimento della scarsa coltre bianca, destinata, nella perdurante assenza di un'adeguata rete d'invasi, a terminare inutilizzata a mare».

Che fare? Insieme alla mitigazione della crisi climatica in corso attraverso il taglio delle emissioni di gas serra – facendo dunque spazio agli impianti rinnovabili, per sostituire i combustibili fossili – occorre investire su colture meno idroesigenze, in efficienza idrica, su soluzioni basate sulla natura per aumentare l’assorbimento d’acqua nel terreno, su infrastrutture idriche in grado di affrontare il doppio rischio alluvioni-siccità.

Ad esempio, in Umbria gli interventi d'ammodernamento dell'impianto d'irrigazione "a pioggia" della Piana di Trevi e Montefalco, nonché l'ampliamento nella zona del Sedano Nero di Trevi (costo: circa 5 milioni di euro) sono terminati nel 2024, mentre quelli riguardanti l'ammodernamento della rete irrigua della Valle di Spoleto (costo: circa 10 milioni di euro) termineranno entro il prossimo mese di marzo.

Presto prenderà il via anche il progetto di ammodernamento del distretto irriguo di Foligno con l'obbiettivo di essere perfettamente in linea con le direttive europee, portando rilevanti vantaggi agli agricoltori sia dal punto di vista produttivo-economico che amministrativo.

«Presso il Consorzio della bonificazione Umbra – informa Massimo Gargano, dg Anbi – è già attivo il servizio Irriframe, che permette di risparmiare fino al 30% d'acqua, fornendo alle imprese agricole, che possono aderire gratuitamente, il miglior consiglio irriguo che, servendosi di dati forniti da centraline meteo pubbliche o private, nonché da sensori aziendali, suggerisce il momento ed il volume dell'acqua da distribuire per evitare sprechi di risorse e cali di resa. Ora grazie alla rinnovata collaborazione con il Consorzio C.E.R. – Canale Emiliano Romagnolo, gestore del servizio, si possono incrociare i dati meteorologici locali con quelli del nuovo centro europeo, che ha sede a Bologna».

Ma occorre molto di più, e non solo in Umbria: per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare.

Redazione Greenreport

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