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Il Centro Italia spicca con 135,97 euro per abitante all’anno nel sessennio fino al 2029

Gli investimenti sul servizio idrico continuano a crescere, oltre 90€ procapite l’anno

Il settore sta attraversando una fase di transizione verso l’Idrico 4.0, in cui la digitalizzazione diventa un fattore chiave per migliorare la qualità tecnica e la resilienza del servizio
 |  Acqua

Negli ultimi anni il Servizio Idrico Integrato (SII) italiano sta attraversando una fase di trasformazione. L’introduzione del Metodo Tariffario Idrico per il quarto periodo regolatorio (MTI-4) e il rafforzamento della Regolazione della Qualità Tecnica (RQTI), uniti ai fondi del PNRR, hanno infatti stimolato un incremento significativo degli investimenti, orientati non solo al rinnovo delle infrastrutture ma anche a una crescente iniezione di tecnologia lungo l’intero ciclo idrico. Il contributo di Alessandro Mazzei che analizza i Programmi degli Interventi (PdI) dei gestori, pubblicato nella collana Acqua del think tank di REF, permette di delineare con chiarezza questa evoluzione.

L’indagine si basa sui PdI di 54 gestori, che complessivamente servono circa il 63% della popolazione italiana, con una copertura territoriale rappresentativa delle dinamiche nazionali. Dal confronto tra i periodi consuntivo 2021-2023 e pianificato 2024-2029, emerge una crescita molto marcata della spesa in conto capitale: gli investimenti realizzati, pari a 7,6 miliardi di euro, lasciano il posto a una pianificazione complessiva di oltre 21 miliardi. In termini di investimento pro capite, si passa dai 59 euro per abitante del 2021 agli 80 euro del 2023 fino a valori costantemente superiori ai 90 €/ab/anno nella maggior parte degli anni pianificati, con un picco previsto nel 2025 (106 €/ab).

investimenti servizio idrico 2029

Cifre elevate, benché in diminuzione negli ultimi anni, che scontano la difficoltà di integrare, nella pianificazione della prima applicazione del Metodo Tariffario Idrico per il quarto periodo regolatorio, una stima dei fabbisogni di investimento connessi alle numerose novità che stanno interessando il servizio idrico integrato, a partire dalla nuova direttiva sulle acque reflue. È prevedibile che, qualora gli aggiornamenti tariffari includano gli investimenti richiesti dalle nuove direttive europee e dall’ampliamento del perimetro del SII al riuso, il volume degli investimenti pianificati per il resto del periodo regolatorio possa aumentare ulteriormente, con il rischio di generare criticità per l’equilibrio economico-finanziario delle gestioni e/o per la sostenibilità tariffaria.

Le nuove priorità: dalla perdita alla continuità

L’analisi degli investimenti suddivisi per macro-indicatori di qualità tecnica mostra come in parte stiano cambiando le priorità strategiche dei gestori. Nel triennio 2021-2023 la riduzione delle perdite idriche (indicatore M1) assorbiva la quota principale delle risorse con 18,61 €/ab/anno, seguito dalla qualità dell’acqua depurata (M6) con 10,8 €/ab/anno, e dall’adeguatezza della fognatura (M4a) con 9,7 €/ab/anno. Questa raffigurazione riflette le esigenze storiche del Paese, con un forte bisogno di rinnovare e adeguare reti e impianti. Nel sessennio 2024-2029, pur mantenendo il primato degli investimenti in M1, emerge una novità rilevante: le interruzioni del servizio (M2) salgono al secondo posto con 17,8 €/ab/anno, registrando un incremento di oltre il 127% rispetto al consuntivo, passando da 7,83 a 17,79 euro per abitante all’anno. Questo spostamento è legato sia all’importanza crescente della continuità del servizio, sia alla revisione più stringente delle classi del macro-indicatore M2 introdotta da ARERA, che ha richiesto interventi correttivi in diverse gestioni. La depurazione (M6) mantiene comunque un ruolo strategico importante, con investimenti previsti per 14,05 euro per abitante all’anno, mentre la fognatura (indicatore M4a) si attesta a 11,09 euro per abitante.

Geografia degli investimenti: differenze territoriali che riflettono asimmetrie infrastrutturali

L’analisi territoriale rivela una forte eterogeneità a livello geografico, con intensità di investimento che variano enormemente tra le diverse aree del Paese. Il Centro Italia mostra l’intensità di investimento più elevata: 135,97 euro per abitante all’anno nel sessennio pianificato. Questo primato è guidato da un focus marcato di risorse sull’indicatore M2 (interruzioni del servizio), con 47,83 euro per abitante all’anno – un valore che supera di gran lunga tutte le altre aree. Toscana, Umbria, Marche e Lazio sembrano quindi aver identificato nella continuità del servizio la loro priorità assoluta.

Il Sud e le Isole seguono con 96,08 euro per abitante all’anno, con uno sforzo prioritario sulla riduzione delle perdite idriche (M1), con 31,62 euro per abitante – il valore più alto a livello nazionale per questo indicatore. Una scelta che riflette la necessità di recuperare il gap infrastrutturale che caratterizza queste aree, dove le reti idriche sono spesso vetuste e inefficienti.

Il Nord Est pianifica investimenti per 81,99 euro per abitante all’anno, con priorità su M1 e M6, mentre il Nord Ovest registra i valori pro capite più contenuti con 65,24 euro per abitante, pur dedicando risorse importanti alla fognatura (M4a). Valori che possono riflettere una situazione infrastrutturale più evoluta con minor fabbisogno di ammodernamento e/o sviluppo.

L’analisi per macroarea territoriale conferma, quindi, che gli investimenti riflettono pienamente le asimmetrie infrastrutturali del Paese, orientando la programmazione in modo differenziato.

I piccoli gestori mostrano intensità di investimento maggiori

Un dato apparentemente contro intuitivo emerge dall’analisi dimensionale: sono i piccoli gestori (fino a 200.000 abitanti serviti) a pianificare lo sforzo finanziario più elevato, con 120,52 euro per abitante all’anno, contro i 90,72 dei medio-grandi gestori.

Tale risultato tuttavia sembra fortemente influenzato dal non aver tenuto conto della popolazione fluttuante, ossia delle presenze turistiche e dei lavoratori pendolari, che incidono sulla popolazione effettiva da servire e di conseguenza sulle necessità di dimensionamento delle infrastrutture. Laddove l’intensità di investimento fosse rapportata alla popolazione residente e fluttuante, il dato relativo ai piccoli gestori tornerebbe ad essere molto più in linea con le altre classi dimensionali

I piccoli gestori concentrano le loro risorse in modo particolare sulla riduzione delle perdite idriche (M1), con investimenti di 40,18 euro per abitante – il valore più alto dell’intero campione. Anche sulla fognatura (18,29 euro per abitante) e sulle interruzioni del servizio (18,84 euro per abitante) mostrano intensità elevate.

I grandi gestori (oltre 800.000 abitanti), pur con un’intensità complessiva minore (93,49 euro per abitante), allocano strategicamente le risorse: 20,33 euro per abitante vanno all’indicatore M2 (interruzioni), il valore più alto tra tutti i cluster dimensionali, confermando una priorità verso l’efficientamento operativo della rete acquedottistica.

I gestori di dimensione intermedia mostrano invece una particolare attenzione alla depurazione, con i medio-grandi che raggiungono 16,57 euro per abitante su questo indicatore.

Questa articolazione evidenzia come i bisogni infrastrutturali e gli obiettivi regolatori si declinino diversamente a seconda della scala gestionale.

La rivoluzione tecnologica: contatori intelligenti e telecontrollo

L’aspetto più innovativo emerso dall’analisi riguarda l’aumento degli investimenti ad alto contenuto tecnologico. Attraverso una ricerca sistematica di parole chiave come “smart meter”, “telecontrollo”, “automazione”, “distrettualizzazione” e altre ancora, è stato possibile quantificare quanto il settore stia investendo in digitalizzazione e automazione.

I numeri sono eloquenti: l’investimento tecnologico pro capite annuo quasi raddoppia nel passaggio dal consuntivo (4,7 euro per abitante anno) al pianificato (9,7 euro per abitante anno), con un picco previsto nel 2025 di 13,5 euro per abitante. In termini percentuali, la quota di investimenti tecnologici sul totale passa da una media del 7,5% nel triennio 2021-2023 all’11,1% nel sessennio 2024-2029, raggiungendo il 14% proprio nel 2025.

Questa concentrazione temporale – con un picco iniziale seguito da una graduale diminuzione verso il 2029 (5,6 euro per abitante) – suggerisce che molti interventi tecnologici sono progetti di rapida implementazione: installazione massiva di contatori intelligenti, sistemi di telecontrollo e telemisura, piattaforme informatiche di gestione dati e sistemi di modellazione e distrettualizzazione.

La geografia della tecnologia ricalca e accentua le differenze territoriali. L’accelerazione degli investimenti tecnologici non è uniforme sul territorio. Il Sud e le Isole registrano l’incidenza più elevata, il 17,8% degli investimenti totali dedicati alla tecnologia, con un investimento medio pro capite di 17,15 euro all’anno, che raggiunge addirittura punte di 23,8 euro nel 2028. In questo contesto la tecnologia rappresenta evidentemente una leva fondamentale per recuperare il gap infrastrutturale, supportando in particolare gli sforzi sulla riduzione delle perdite idriche.

Il Nord Ovest segue con il 13% degli investimenti dedicati alla tecnologia, mantenendo un’elevata incidenza anche nell’ultimo anno del piano (14% nel 2029). Nord Est e Centro mostrano percentuali più contenute (8,2% e 6,3% rispettivamente), anche se il Centro, grazie all’elevato investimento totale, raggiunge comunque 8,7 euro all’anno per abitante in tecnologia.

Tecnologia e qualità tecnica

L’analisi della distribuzione degli investimenti tecnologici per macro-indicatore non si discosta molto da quella degli investimenti complessivi, concentrandosi principalmente su perdite idriche (M1), interruzioni del servizio (M2), fognatura (M4a) e depurazione (M6).

La tecnologia si dimostra sempre più imprescindibile per raggiungere gli obiettivi RQTI:

  • Per ridurre le perdite idriche servono sistemi di modellazione idraulica, distrettualizzazione delle reti, pre-localizzazione delle perdite e telecontrollo in tempo reale;
  • Per garantire la continuità del servizio sono necessari strumenti di monitoraggio continuo, piattaforme informatiche di elaborazione dati e gestione proattiva;
  • Per l’efficienza della fognatura e della depurazione servono sistemi di automazione e controllo remoto.

L’incremento più significativo riguarda proprio l’indicatore M2: anche negli investimenti tecnologici questo indicatore fa registrare la crescita maggiore, confermando come la continuità del servizio richieda oggi una gestione sempre più digitalizzata e intelligente della rete.

In sintesi, l’analisi degli investimenti tecnologici conferma che il settore sta attraversando una fase di transizione verso l’Idrico 4.0, utilizzando la digitalizzazione come strumento imprescindibile per elevare la qualità tecnica e la resilienza del servizio.

Alessandro Mazzei

Alessandro Mazzei, dopo aver conseguito nel 1987 la laurea in Economia all’Università degli Studi di Firenze con il massimo dei voti e lode, inizia il suo impegno professionale con la stesura, per conto della Regione Toscana, delle norme attuative della Legge 36/1994 “c.d. Legge Galli”. Nel 1996 viene nominato Direttore dell’Autorità di Ambito Territoriale n.2 “Basso Valdarno”, carica che manterrà fino al 31 ottobre 2012, allorquando è nominato Direttore Generale dell’Autorità Idrica Toscana (incarico tutt’ora in corso). Nel corso della sua carriera ha svolto funzioni di consulenza in materia di risorse idriche e di servizio idrico integrato per diversi Ministeri ed enti pubblici territoriali. Svolge attività di docenza in Master presso l’Università degli Studi di Siena, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la LUMSA. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni oltre a numerosi articoli ed interventi a stampa sul Sole 24 Ore.