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Coronavirus, ecco perché anche i giovani devono rispettare le norme di distanziamento sociale

Istituto superiore di sanità: «Tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione, e purtroppo gli effetti peggiori colpiscono gli anziani fragili»
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Ieri sera, prima che il premier Conte firmasse il decreto che ha esteso a tutta Italia le misure di contenimento finora previste nel nord del Paese, l’epidemia in corso da coronavirus contava – secondo i dati diffusi dalla Protezione civile – 7.985 persone contagiate (di cui 4.490 in Lombardia, 1.286 in Emilia-Romagna e 694 in Veneto) e 463 deceduti: per frenare i contagi tutti, anche i più giovani, sono chiamati a rispettare le norme di distanziamento sociale approvate, come spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss).

I dati finora esaminati dall’organo tecnico scientifico del Sistema sanitario nazionale confermano infatti che il 56,6% delle persone decedute per il coronavirus Sars-CoV-2 ha più di 80 anni (e due terzi di queste ha 3 o più patologie croniche preesistenti), ma questo naturalmente non significa che i giovani siano immuni al contagio o che non possano contribuire a propagarlo: il 22% dei pazienti positivi al tampone per Sars-CoV-2, ad esempio, ha tra 19 e 50 anni.

«In questi giorni le cronache riportano molti esempi di violazioni delle raccomandazioni, soprattutto da parte dei giovani – sottolinea Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss – Questi dati confermano come tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione, e purtroppo gli effetti peggiori colpiscono gli anziani fragili. Rinunciare a una festa o a un aperitivo con gli amici, non allontanarsi dall’area dove si vive e rinunciare a rientrare a casa è un dovere per tutelare la propria salute e quella degli altri, soprattutto i più fragili».

L’Iss precisa che su 8342 casi positivi al 9 marzo alle ore 10 (si tratta di dati individuali di casi con test positivo per SARS-COV-2 diagnosticati dalle Regioni/PPAA, che possono dunque differire dai dati forniti dalla Protezione Civile che raccoglie dati aggregati) l’1,4% ha meno di 19 anni, il 22,0% è nella fascia 19-50, il 37,4% tra 51 e 70 e il 39,2% ha più di 70 anni, per un’età mediana di 65 anni. Il 62,1% è rappresentato da uomini. Sono 583 gli operatori sanitari positivi. Il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei sintomi e la diagnosi è di 3-4 giorni. Il 10% dei casi è asintomatico, il 5% con pochi sintomi, il 30% con sintomi lievi, il 31% è sintomatico, il 6% ha sintomi severi e il 19% critici. Il 24% dei casi esaminati risulta ospedalizzato.

Redazione Greenreport

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