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L’Italia nella fotografia Istat: crescita dimezzata allo 0,5% nel 2024 e tasso aumento investimenti a zero dal ‘25

L’ultimo rapporto dell’Istituto sulle prospettive economiche nazionali evidenzia le difficoltà in cui si muove il nostro Paese: il Pil è sostenuto dal contributo della domanda estera netta (+0,7%) mentre la domanda interna fornirebbe un apporto negativo (-0,2%)
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Un Paese che cresce con un ritmo che è esattamente la metà di quanto precedentemente preventivato. Un Paese che dal prossimo anno smetterà di spingere sul pedale degli investimenti. Eccola la fotografia dell’Italia nell’ultimo rapporto Istat sulle prospettive economiche nazionali. Se a giugno l’Istituto aveva stimato in un incoraggiante +1% la percentuale di crescita prevista per 2024, ora il dato è stato drasticamente ridimensionato portandolo a 0,5%. Niente, in confronto alla media estera: «Le più recenti previsioni della Commissione europea – si legge nel documento – mostrano una dinamica del Pil globale moderata ma stabile nel 2024 e in marginale accelerazione nel 2025 (+3,2% e +3,3% rispettivamente), caratterizzata da performance ancora eterogenee tra paesi e regioni». Ma non è finita. Un’altra percentuale che dovrebbe far preoccupare tanto la sfera istituzionale quanto il settore imprenditoriale è quella relativa agli investimenti: quelli fissi lordi si fermano a un misero +0,4%, dopo il +8,7% del 2023 e del +7,9% del 2022, «a causa del venire meno degli incentivi fiscali all’edilizia». Ma, di nuovo, non è tutto: «L’effetto della fine degli stimoli fiscali sarebbe ancora più ampio nel 2025 quando, nonostante la spinta positiva derivante dall’attuazione delle misure previste dal Pnrr e dalla riduzione dei tassi di interesse, il tasso di crescita degli investimenti risulterebbe pari a zero».

Siamo insomma un Paese che arranca. E con una popolazione che fa fatica a mantenersi sui livelli avuti fino a non molto tempo fa. Se non stiamo già vivendo una fase di recessione, infatti, è soprattutto grazie a ciò che si muove oltre confine: nel 2024, segnala il rapporto Istat, «l’aumento del Pil verrebbe sostenuto dal contributo della domanda estera netta (+0,7 punti percentuali), mentre la domanda interna fornirebbe un apporto negativo (-0,2 p.p.)». 

Per quanto nel rapporto vengano inseriti dati all’apparenza incoraggianti sul futuro, per l’anno in corso le ombre superano di gran lunga le luci. E anche per quel che verrà, comunque, non c’è troppo di che gioire. «I consumi privati delle famiglie continuano a essere sostenuti dal rafforzamento del mercato del lavoro e dall’incremento delle retribuzioni in termini reali – si legge nella documentazione fornita dall’Istat – il perdurare di tali tendenze determinerebbe una leggera accelerazione del loro tasso di crescita nel 2025 (+1,1%, dopo il +0,6% nel 2024)». Insomma, se tutto va bene, ci assestiamo comunque sull’1%, sempre sperando che anche questa cifra non faccia la stessa fine di quella preventivata lo scorso giugno.

Approfondendo lo sguardo in alcuni dettagli, ad esempio rispetto al settore dell’offerta, le ombre poi si infittiscono: l’Istituto nazionale di statistica segnala che «continuano ad evidenziarsi le difficoltà nell’industria (il valore aggiunto ai prezzi base è diminuito dello 0,7% rispetto al trimestre precedente) mentre tengono i servizi (+0,2%). Nel primo caso, alla flessione del valore aggiunto nell’industria in senso stretto (-1%) si è contrapposto l’incremento nelle costruzioni (+0,3%). Tra i servizi, particolarmente dinamica la performance del commercio, alloggio e ristorazione (+1,5%) e delle attività finanziarie e assicurative (+0,7%); all’opposto, il valore aggiunto del settore informazione e comunicazione (-0,9%) e delle attività immobiliari (-0,8%) ha segnato una contrazione». Inoltre, a novembre «i segnali provenienti dalle indagini sul clima di fiducia di consumatori e imprese sono in peggioramento». E poi c’è un ultimo dato che non aiuterà di certo a far risollevare questo clima di fiducia: «La fase di discesa dei prezzi si va esaurendo».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.