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Se l’Europa vuol recuperare il ruolo per cui è nata, se ne faccia lei promotrice

La democrazia è fuori “scala” e fuori dal “mondo”. Serve una Costituente della Terra

Serve una democrazia cosmopolita contro l’attuale anarchia mondiale. Utopia? È semmai quella di chi pensa che si possa evitare il collasso continuando come se niente fosse
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Si può dire “democrazia” o, più precisamente, “democrazie”, ma il risultato non cambia. Si può ripetere che “la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”, ma anche questa constatazione non dovrebbe impedire che, al singolare o al plurale, il problema della sua funzionalità si pone in modo anche drammatico.

Non foss’altro per la “scala” in cui agiscono le democrazie (livelli nazionali) e quelle della finanza e dell’economia (globale). Questo solo sbalorditivo rovesciamento ha fatto sì che, da qualche decennio, si è capovolto il rapporto fra politica ed economia raggiungendo culmini per i quali, addirittura, la finanza tende a rappresentarsi senza intermediazioni istituzionali.

Il mondo è nel caos, il multilateralismo (anche quando c’è) non riesce a produrre che guerre e shock ecologici e economici, l’Onu si è ridotto a un simulacro. Pure il nuovo Papa (su questo quasi solo come il precedente) avverte la necessità di “ridare respiro alle istituzioni internazionali nate per porre rimedio alle contese”.

Apprezzabile avvertimento, ma non sembra un problema di buona volontà. Che peraltro non si ritrova in nessun governante di nessuna nazione, democratico o autocratico che sia.

È  la “struttura” economico-finanziaria globale che è fuori controllo. Non solo democratico. Come afferma il giurista Luigi Ferrajoli, è maturo nelle cose un salto di paradigma: una “Costituente della Terra”. Gli Stati nazionali non sono più in grado di orientare le scelte che le dinamiche inerziali impongono a livello globale. Tanto meno in senso sostenibile. Quali che siano i loro sistemi di governo.

Serve una democrazia cosmopolita contro l’attuale anarchia mondiale. Serve una Federazione della Terra con una propria Costituzione che metta limiti e garanzie se non vogliamo continuare ad assistere a una regressione neofeudale. Più o meno l’operazione che fu fatta con la nascita degli Stati nazionali, insomma. Questa volta a livello globale.

Dunque: elezioni globali, partiti e sindacati globali, fisco globale, riequilibrio e sostenibilità dello sviluppo su scala planetaria, disarmo degli eserciti nazionali e monopolio esclusivo della forza in capo all’Onu, demanio universale, scuola, sanità e diritti (segnatamente quelli del lavoro) uguali per tutti gli abitanti della terra.

Utopia? Quel che è certo è che una utopia assoluta è quella di chi pensa che si possa uscire dal possibile collasso del mondo continuando come se niente stesse succedendo e lasciando nelle mani di tre o quattro biscazzieri le sorti del pianeta. Magari continuando a far gonfiare il petto “democratico” alle nazioni ripiegate su anacronistici colonialismi.

E l’Europa? Se l’Europa vuol recuperare il ruolo per cui è nata, si faccia promotrice, lei, di una Costituzione della Terra, invece di scimmiottare gli Stati nazionali che pensano di risolvere le loro frustrazioni terremotandola. Altro che riarmo.

Vitaliano Milani

Con alle spalle una lunga carriera che ha attraversato il mondo della politica e dell’ambientalismo, è esperto di transizione ecologica ed economia circolare in particolare, vantando esperienze di spicco come dirigente d’impresa sempre in aziende ambientali. Su greenreport cura la rubrica “L’antitési”, per illuminare le zone d’ombra che restano fuori dal punto di vista delle narrazioni mainstream sulle notizie relative alla sostenibilità eco-sociale.