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Alert della Iea sui minerali critici: il dominio della Cina pone seri rischi già per il prossimo decennio

L’Agenzia internazionale per l’energia evidenzia in un report appena pubblicato che è in atto una pericolosa combinazione: concentrazione dell’offerta di questi materiali in una manciata di Paesi e crescente diffusione di restrizioni alle esportazioni. Il Italia la sfida si gioca sul terreno dell’economia circolare.
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Rame, nichel, cobalto, litio, grafite, terre rare: i minerali critici sono fondamentali per numerose tecnologie energetiche e per l’economia nel suo complesso. Negli ultimi anni sono diventati uno dei temi centrali nel dibattito politico e negli scambi commerciali a livello globale. Anche per quel che riguarda la guerra in Ucraina sono emersi con evidenza i legami tra queste materie prime e tanto gli obiettivi dell’aggressione da parte della Russia quanto gli accordi commerciali con i Paesi che hanno fornito soldi e armi a Kiev, come da ultimo l’accordo siglato qualche giorno fa a Washington dopo il faccia a faccia tra Trump e Zelensky in Vaticano. O la partnership con l’Ue lanciata dalla Groenlandia in risposta alle parole aggressive sui destini dell’Isola (ricca di questi materiali) pronunciate dal presidente degli Stati Uniti. E poi c’è la Cina, che per quel che riguarda le materie prime critiche gioca un ruolo da incontrastato protagonista a livello globale, sia per quel che riguarda il capitolo produzione che per quanto riguarda la voce raffinazione. E allora ormai è chiaro che le tensioni geopolitiche, l’instabilità dei prezzi, i colli di bottiglia nelle catene di fornitura di questi materiali indispensabili tanto nei settori legati alla transizione energetica quanto nell’industria della difesa, delle comunicazioni, dello Spazio rendono indispensabile un costante controllo sulla loro domanda e disponibilità.

È quello che sta facendo l’International energy agency (Iea), che dal 2023 pubblica annualmente il “Global Critical Minerals Outlook”, un report sui minerali critici e le importanti implicazioni energetiche ed economiche di questo mercato che da un lato è ultimamente in espansione, dall’altro sta mostrando sempre più vulnerabilità che se non affrontate adeguatamente creeranno gravi problemi già nei prossimi anni.

In base a quel che emerge dall’ultimo report appena reso pubblico dall’Agenzia internazionale per l’energia, sebbene oggi i mercati dei minerali critici possano apparire ben riforniti e con prezzi ben al di sotto dei massimi registrati nel 2021 e 2022, è attualmente in corso una situazione molto delicata, che presenta una pericolosa combinazione fatta di crescente concentrazione dell’offerta in una manciata di Paesi e altrettanto crescente diffusione di restrizioni alle esportazioni di questi materiali.  

Il rischio di drastiche interruzioni nelle forniture viene sottolineato in questa edizione 2025, che tra l’altro è accompagnata da un “Critical Minerals Data Explorer”, ossia uno strumento interattivo online che consente agli utenti di esplorare le ultime proiezioni dell’Iea. Per la prima volta, inoltre il rapporto include anche l’analisi di una più ampia gamma di minerali strategici legati all’energia che svolgono un ruolo vitale nei settori dell’alta tecnologia, dell'aerospazio e della manifattura avanzata.

Nelle oltre 300 pagine di testo si legge che i mercati dei minerali critici ultimamente sono diventati più concentrati, non meno come sta accadendo in altri settori, soprattutto per quanto riguarda la raffinazione e la lavorazione. Per il rame, il litio, il nichel, il cobalto, la grafite e gli elementi delle terre rare, la quota di mercato media dei primi tre produttori è salita all’86% nel 2024, rispetto all’82% circa del 2020, e quasi tutta la crescita dell’offerta proviene dall’unico fornitore principale: Indonesia per il nichel e Cina per tutti gli altri minerali.

«In un mondo di forti tensioni geopolitiche, i minerali critici sono emersi come una questione di primo piano nella salvaguardia della sicurezza energetica ed economica globale. Con i nostri dati, analisi e raccomandazioni politiche leader a livello mondiale, l’Iea fornisce un supporto fondamentale ai Paesi di tutto il mondo nello sviluppo delle loro strategie a medio e lungo termine», spiega il direttore esecutivo dell’Iea Fatih Birol. «Questa nuova analisi passa in rassegna la posta in gioco e le azioni da intraprendere per migliorare la resilienza e la diversità delle catene di approvvigionamento dei minerali critici, un aspetto fondamentale per garantire l’affidabilità, l’accessibilità e la sostenibilità dell’energia nel XXI secolo».

Il problema è che se è vero che i responsabili politici di un po’ tutti i Paesi interessati da queste dinamiche si sono resi conto della sfida rappresentata dall’approvvigionamento dei minerali critici, l’analisi dell’Agenzia internazionale per l’energia evidenzia che i progressi verso una maggiore diversificazione delle catene di approvvigionamento saranno lenti. In base alle attuali impostazioni politiche e alle tendenze degli investimenti, si prevede infatti che la quota media dei tre principali fornitori diminuirà solo marginalmente nel prossimo decennio, tornando di fatto ai livelli di concentrazione registrati nel 2020. «Anche in un mercato ben rifornito, le catene di approvvigionamento di minerali critici possono essere altamente vulnerabili agli shock di approvvigionamento, siano essi dovuti a condizioni meteorologiche estreme, a guasti tecnici o a interruzioni del commercio», sottolinea ancora Birol. «L'impatto di uno shock di approvvigionamento può essere di vasta portata, con un aumento dei prezzi per i consumatori e una riduzione della competitività industriale».

L’Iea segnala che la crescita della domanda di minerali legati al settore energetico è stata forte negli ultimi anni. Le richieste di litio sono aumentate di quasi il 30% nel 2024, superando notevolmente il tasso di crescita annuale del 10% registrato negli anni 2010. Tuttavia, i notevoli aumenti dell’offerta - guidati da Cina, Indonesia e alcune zone dell’Africa - hanno esercitato una pressione al ribasso sui prezzi, soprattutto per i metalli necessari per la produzione di batterie. Basti pensare che dal 2020, la crescita dell’offerta di metalli per batterie è stata doppia rispetto alla fine degli anni 2010.

Tuttavia, sottolinea sempre l’Iea nel report 2025, stanno emergendo ora con evidenza pesanti rischi circa gli equilibri di domanda e offerta che si concretizzeranno nel prossimo decennio. Intanto, lo slancio degli investimenti nei minerali critici si è indebolito e la spesa è cresciuta solo del 5% nel 2024, rispetto a un aumento del 14% nel 2023. Inoltre, l’attività di esplorazione si è stabilizzata nel 2024, segnando una pausa nella tendenza al rialzo registrata dal 2020, e i finanziamenti per l’avviamento di nuove operazioni hanno mostrato segni di rallentamento. In particolare, il rapporto evidenzia i rischi maggiori per i mercati del rame. Con una domanda destinata ad aumentare con l’espansione delle reti elettriche a livello mondiale, il report indica per questo materiale un deficit di fornitura del 30% entro il 2035.

Anche le crescenti restrizioni alle esportazioni da parte dei Paesi produttori, Cina in primis, potrebbero avere un impatto sulla sicurezza dell’approvvigionamento. Dei minerali strategici legati all’energia presi in considerazione dal rapporto, il 55% è attualmente soggetto a qualche forma di controllo dell’export. Inoltre, segnala l’Iea, l’ambito delle misure restrittive si sta ampliando per comprendere non solo le materie prime e quelle raffinate, ma anche le tecnologie di lavorazione riguardanti questi minerali.

L’analisi su quelli strategici legati all’energia rileva che future interruzioni potrebbero avere un impatto economico decisamente consistente. L’attenzione è puntata ovviamente su quel che potrebbe fare nei prossimi anni la Cina, che è il principale raffinatore di 19 dei 20 minerali analizzati dall’Iea e che detiene una quota di mercato media di circa il 70%. Inoltre, si legge nel rapporto, 15 dei minerali presi in esame hanno mostrato una volatilità dei prezzi superiore a quella del petrolio.

Tra l’altro un’ulteriore sezione del report analizza quest’anno anche le catene di approvvigionamento dei minerali per le tecnologie emergenti delle batterie, come le Lfp e gli ioni di sodio, che stanno sfidando le attuali batterie agli ioni di litio basate sul nichel. Ebbene, il rapporto rileva che queste tecnologie presentano ancora elevati rischi di concentrazione, con la solita Cina che controlla le catene di approvvigionamento di componenti fondamentali per queste innovative attività di produzione come il solfato di manganese e l’acido fosforico. Un tassello in più che non fa che aumentare i rischi per i settori produttivi occidentali.

E l’Italia, in tutto questo? Come recentemente evidenziato da un’analisi dell’Ispra, il nostro Paese avrebbe grandi potenzialità da sfruttare nel sottosuolo, ma le attività di estrazione languono. Ci sono operazioni come quella avviata da Iren in Toscana che sfruttano positivamente i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) per recuperarne oro, argento e altri minerali da reimmettere nel circuito produttivo. E potenziare le pratiche di economia circolare può essere una prima soluzione per ridurre la dipendenza dalle importazioni, oltre che per promuovere una gestione sostenibile delle risorse. Al nostro Paese, come sottolineato recentemente da Assoambiente, servono però un quadro normativo chiaro, uno snellimento dei processi autorizzativi per attrarre investimenti, attività di ricerca e sviluppo di tecnologie per il riciclo e un concreto supporto con incentivi economici pubblici. La sfida è globale, ma anche a livello locale va giocata con impegno. Per il futuro, ma anche per il presente: i minerali critici, secondo quanto calcolato ultimamente, contribuiscono a 690 miliardi di euro nell’ambito della produzione industriale del Paese, pari al 32% del Pil italiano.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.