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Contro il genocidio a Gaza: lettera aperta al Capo di Stato maggiore dell'Esercito israeliano

«La storia del suo popolo sa bene che tra Davide e Golia, la vittoria pende e penderà sempre verso Davide»
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Signor Generale,

questa lettera nasce con tutta la calma possibile, senza livore né pregiudizi verso i militari israeliani. Ci si chiede cosa si farebbe al posto di un soldato dell’esercito israeliano, oggi, in questo orribile momento storico.

È possibile partecipare alla distruzione di un intero popolo, lasciarlo morire di stenti, deliberatamente senza cibo e senza acqua? Accettare la sofferenza di persone che nulla hanno a che fare con Hamas: bambini, le loro madri, i loro nonni? Ci si interroga con lucida freddezza: si può essere complici di tutto questo orrore e poi tornare a casa, abbracciare figli, nipoti, compagni di vita, senza provare vergogna?

Ci si appella al suo senso dell’onore, pur comprendendo quanto esso si sia assottigliato in questa lunga guerra, combattuta principalmente contro ombre, contro un nemico ingigantito fino a trasformarlo in una minaccia sproporzionata rispetto alla potenza del suo esercito. Ma la storia del suo popolo sa bene che tra Davide e Golia, la vittoria pende e penderà sempre verso Davide.

Generale, si riappropri del suo onore militare. Porti l’esercito che le è stato affidato dal suo popolo – e non da un singolo Governo – a sentirsi orgoglioso della divisa che indossa, una divisa ricca di storia e di sacrifici, dimostrati sui campi di battaglia dal 1949 in poi. Restituisca dignità a quegli uomini e a quelle donne che compongono il suo esercito.

E non dimentichi, perché è importante ricordarlo: anche i palestinesi credono in quell’unico Dio, come fa lei, e come, in piccola fede, tanti altri si sforzano di fare.

Redazione Greenreport

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