
Un nuovo giacimento di rame e di molibdeno mette a rischio l’Amazzonia del Putumayo

La Colombia è un Paese ricchissimo di foreste, acqua e biodiversità, ma il conflitto armato che la attraversa da più di 60 anni, oltre a decine di migliaia di morti e desaparecidos e circa 8 milioni di sfollati, ha lasciato anche una forte disgregazione del tessuto sociale, territori abbandonati e un’economia – soprattutto in alcune regioni come quella amazzonica del Putumayo – ancora in mano al narcotraffico (dei 115 milioni di ettari di terreno coltivabile 2 milioni sono destinati alla coca). In questo quadro fosco le multinazionali estrattive trovano terreno fertile per attecchire, mettere le loro radici e sfruttare le materie prime del paese.
Una delle ultime arrivate è “Libero Cobre”, una compagnia canadese legalmente registrata in Colombia dal 2018 che si occupa di esplorazione geologica di rame e altri minerali. L’impresa ha individuato a 10 km dal centro abitato di Mocoa, la capitale del Putumayo, il più grande giacimento di rame e di molibdeno della regione che si estende per un totale di ben 7.850 ettari.
Il giacimento è stato scoperto nel 1973, solo recentemente sono state chieste da “Libero Cobre” le concessioni per installare una miniera a cielo aperto per l’estrazione di questi materiali, fondamentali per lo sviluppo della cosiddetta transizione energetica. È del luglio 2024 la notizia che anche il Municipio di Mocoa (che finora aveva posto un veto) ha accettato l’ingresso di Libero Cobre grazie a un piano di sviluppo quadriennale promesso al territorio. Tradendo di fatto tutti coloro che a Mocoa e in Putumayo, si sono mobilitati contro l’ingresso dell’ennesimo colosso straniero nel paese.
Alvaro Fernando Paredes, rappresentate della Fondazione “Green Planet, Blue Planet” che si occupa di riforestazione solidale, è uno di questi. Ci racconta che la zona di Mocoa è strategica a livello naturalistico: ricca di fiumi, è di fatto una vera e propria riserva di acqua per tutta la regione: “Le precipitazioni nella nostra regione oscillano tra i 3.500 e i 4.300 millimetri all’anno. Noi ambientalisti e attivisti vogliamo che la nostra regione sia protetta sia dall’allevamento estensivo, che dall’estrazione mineraria. In questo momento il nemico numero uno è Libero Cobre”.
L’estrazione pulita per ora non esiste: “Per parlare di energia pulita, dovresti parlare di un’energia che lo è fin dalle origini. Ovvero dall’estrazione pulita dei minerali, ma non è così: per rimuovere una tonnellata di rame, devi rimuovere più di 350 tonnellate di terreno”. Senza contare l’inquinamento delle falde: “Il rame viene estratto insieme a molti metalli pesanti. Il residuo della lavorazione finisce nei fiumi e il 70% della popolazione della regione amazzonica non potrà bere quell’acqua né potrà utilizzarla. Questo mette a rischio la loro stessa sopravvivenza. Sappiamo inoltre che il danno non è solo ambientale, è anche sociale. Gli attivisti a Mocoa sono sotto attacco. “Abbiamo ricevuto minacce e pressioni da parte delle stesse persone che “Libero Cobre” ha assunto persone in città per far vedere che creano occupazione, ma questo è falso perché Libero Cobre investirà in borsa e non creerà nessuna economia nella regione. Ciò che lasceranno qui sarà miseria, inquinamento, danni ambientali irreparabili”.
Cospe è presente nella regione del Putumayo dal 2019. In questo momento sta lavorando nella regione con tre progetti legati a tematiche diverse ma intersezionali: CoLoRes, Liderazgo Juvenil e Mujeres. Attraverso questi progetti, Cospe sostiene le comunità nel miglioramento delle condizioni socio-economiche, nell’aumento della resilienza ai cambiamenti climatici e nell’implemento di politiche di genere.
