
Israele sbeffeggia i volontari dello “Yacht da selfie” ed espelle Greta. Otto attivisti traferiti in un centro di detenzione

Le autorità israeliane hanno intercettato l’imbarcazione “Madleen” con gli aiuti per Gaza e trattenuto l’equipaggio della Freedom flotilla, ironizzando sul “Selfie Yacht” e dando un ultimatum ai 12 volontari detenuti, tra i quali c’è l’attivista svedese Greta Thunberg. «Abbiamo appena ricevuto conferma che tutti i 12 volontari della ‘Madleen’ si trovano attualmente al porto di Ashdod – ha scritto nella serata di ieri sulla piattaforma social X la Freedom flotilla coalition – Sono stati processati e trasferiti sotto la custodia delle autorità israeliane. Ci si aspetta che vengano trasferiti nel centro di detenzione di Ramleh, a meno che non accettino di andarsene immediatamente, nel qual caso potrebbe essere permesso loro di volare via da Tel Aviv già stasera. Continuiamo a chiedere il rilascio immediato di tutti i volontari e la restituzione degli aiuti rubati. La loro detenzione è illegale e costituisce una violazione del diritto internazionale».
Il governo guidato da Netanyahu però non è per niente preoccupato dalla reazione che anche a livello internazionale ha suscitato la vicenda, che tra l’altro arriva dopo mesi di un blocco agli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza che il presidente francese Macron, giusto per restare ai commenti delle ultime 24 ore, ha definito «uno scandalo» e «una vergogna». Il ministero degli Esteri israeliano anzi sbeffeggia i volontari dello «Yacht da selfie»: «I passeggeri del “Selfie Yacht” sono arrivati all'aeroporto Ben Gurion per partire da Israele e tornare nei loro paesi d'origine. È prevista la partenza di alcuni passeggeri del “Selfie Yacht” nelle prossime ore. Coloro che rifiutano di firmare i documenti di espulsione e di lasciare Israele saranno portati davanti ad un'autorità giudiziaria, in conformità con la legge israeliana, per autorizzarne la deportazione. I consoli dei paesi di origine dei passeggeri li hanno accolti all’aeroporto».
Greta Thunberg ha lasciato Israele a bordo di un aereo per raggiungere la Svezia, dopo aver accettato di firmare i documenti l’espulsione insieme ad altri tre attivisti. Altri otto attivisti fermati dalle autorità israeliane, tra cui l’avvocata franco-palestinese e membro del Parlamento europeo Rima Hassan, si sono invece rifiutati di firmare per l’espulsione volontaria e sono stati trasferiti in un centro di detenzione.
La vicenda non ha lasciato indifferenti i gruppi dell’Europarlamento Socialisti & Democratici, Sinistra e Verdi. In una lettera diffusa anche via social hanno stigmatizzato il comportamento del governo israeliano e invocato un intervento da parte dei vertici dell’Unione europea. «Noi sottoscritti, leader dei gruppi politici del Parlamento europeo, riaffermiamo la nostra profonda preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e per le inaccettabili sofferenze della sua popolazione civile. L’iniziativa della flottiglia civile volta a fornire aiuti umanitari a Gaza riflette la crescente disperazione della comunità internazionale e l’urgente bisogno di un accesso umanitario significativo. La flottiglia trasportava forniture essenziali: latte artificiale, alimenti di base, materiale medico e attrezzature per la depurazione dell'acqua. Notiamo che tra le persone a bordo ci sono operatori umanitari, personaggi della società civile, tra cui 9 cittadini dell'Ue, tra cui un membro del Parlamento europeo, la signora Rima Hassan».
Nella lettera, i gruppi progressisti europei esortano le autorità israeliane a «rimuovere tutti gli ostacoli all’accesso umanitario immediato e senza ostacoli a tutte le parti di Gaza in linea con il diritto umanitario internazionale» e ribadiscono la richiesta di «un cessate il fuoco immediato e permanente», «il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi», «un percorso chiaro e credibile verso una soluzione a due Stati, basata sul diritto internazionale e sulle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite». S&D, Sinistra e Verdi chiedono inoltre alla Commissione europea, all’Alto Rappresentante e agli Stati membri di «raddoppiare gli sforzi per affrontare la catastrofe umanitaria, rispettare il diritto internazionale e prevenire ulteriori perdite di vite innocenti». Il Parlamento europeo - è la richiesta conclusiva - «deve parlare con voce unita a sostegno della pace, della giustizia e della protezione dei civili».
