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Il nuovo bilancio Ue rischia di rinazionalizzare i principali programmi europei

Ancora nessuna traccia di debito pubblico europeo, nonostante l’aumento esponenziale delle sfide geopolitiche e le corrispondenti necessità
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Il prossimo 16 luglio la Commissione europea presenterà al Consiglio e al Parlamento europeo la proposta di Quadro finanziario pluriennale, ponendo il bilancio europeo al bivio fra solidarietà comunitaria e sperequazione nazionalista.

Su un editoriale pubblicato oggi dal quotidiano Domani, Sabina De Luca componente del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità e Pier Virgilio Dastoli Presidente del Movimento Europeo Italia hanno sottolineato i rischi dell’impostazione che la Commissione sembrerebbe voler percorrere, sulla base di una “note de cadrage” presentata dalla Presidente von der Leyen e dal commissario Serafin ai commissari durante un incontro a porte chiuse di alcuni giorni fa e pubblicata dal sito Eunews

L’editoriale riassume il contenuto della nota congiunta firmata da Pier Virgilio Dastoli, Giuseppe Bronzini, Nicoletta Parisi per il Movimento europeo Italia e da Fabrizio Barca, Elena Granaglia, Sabina De Luca per il Forum Disuguaglianze e Diversità.

“Nonostante la reiterata volontà di salvaguardare il ruolo delle regioni e il partenariato fra queste e gli Stati, ne verrebbe così confermata l’idea, già emersa in precedenti documenti, di rinazionalizzare i principali programmi europei in materia di coesione, di politica agricola, di competitività e di industria della difesa”, si legge nell’editoriale. Secondo gli autori questa impostazione “rischia di tramutarsi nell’abbandono di beni pubblici europei a scapito dei principi di solidarietà ma anche della continuità dell’impegno europeo sulla transizione ecologica e sulla dimensione sociale, strettamente legata alla lotta alle diseguaglianze territoriali, che del progetto europeo è principio fondativo”.      Un’impostazione “che impedirebbe quella “sensibilità delle politiche alle persone nei luoghi” che sola oggi può ricucire competitività e coesione sociale”. 

“Il modello a cui si ispira la Commissione europea è quello di Next Generation EU e dei suoi Piani Nazionali di Riforma e Resilienza, mentre, per quanto riguarda l’industria della difesa, il riferimento è Libro Bianco da cui è emerso il piano di preparazione (preparedness) inizialmente e sciaguratamente denominato ReArmEurope, che rischia di scivolare nella direzione opposta alla creazione di una difesa comune, se fosse adottata l’idea di rafforzare le spese nazionali e che, qualora ne fosse confermata la base giuridica proposta, ne metterebbe in pericolo il controllo democratico”, scrivono Dastoli e De Luca, che ricordano che la rinazionalizzazione del bilancio era stata bocciata dal Parlamento europeo che, “nella sua risoluzione del 7 maggio 2025, aveva bollato la stessa come foriera di sperequazioni destinate a indebolire la solidarietà comunitaria. Un allarme, quello del PE, che metteva l’accento anche sui rischi che le spese per l’industria della difesa possano ridurre quelle per le politiche sociali, ambientali e di coesione territoriale che comprendono anche il sostegno alla biodiversità e alle strutture agricole. Così come, a fronte della conferma, come sembrerebbe emerso da questo incontro, di un forte rafforzamento della flessibilità del bilancio nel quadro della sua semplificazione, lo stesso Parlamento non aveva mancato di denunciare il rischio di un indebolimento del controllo democratico e della trasparenza della sua governance, insieme alla natura strutturale delle politiche da finanziare”. 

Dastoli e De Luca concludono l’editoriale sottolineando anche “lo scarso coraggio che appare dai primi orientamenti della Commissione europea in materia di risorse proprie e ancor di più di debito pubblico europeo che, nonostante l’aumento esponenziale delle sfide geopolitiche e le corrispondenti necessità di più ambiziosi e innovativi finanziamenti europei, non vanno oltre le limitate proposte del 2023”. 

Redazione Greenreport

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