
Israele attacca i siti nucleari iraniani e butta benzina sul fuoco della terza guerra mondiale

Il 9 giugno Rafael Mariano Grossi, il direttore generale dell’International atomic energy agency (Iaea), ha presentato al Board of Governors dell’Agenzia Onu il suo rapporto trimestrale sull'Accordo di salvaguardia del Trattato di non proliferazione nucleare con la Repubblica Islamica dell'Iran che, in risposta alla risoluzione del Consiglio Iaea del novembre 2024, contiene una valutazione completa e aggiornata sulle questioni passate e presenti in sospeso relative al programma nucleare iraniano.
Grossi ha ricordato che «l'Agenzia ha trovato particelle di uranio artificiale in ciascuna delle tre località non dichiarate in Iran – Varamin, Marivan e Turquzabad – presso le quali abbiamo effettuato accessi complementari nel 2019 e nel 2020. Da allora, abbiamo chiesto spiegazioni e chiarimenti all'Iran sulla presenza di queste particelle di uranio, anche attraverso una serie di riunioni e consultazioni ad alto livello a cui ho partecipato personalmente. Purtroppo, l'Iran ha ripetutamente omesso di rispondere alle domande dell'Agenzia, o non ha fornito risposte tecnicamente credibili. Ha anche cercato di ripulire i luoghi, ostacolando le attività di verifica dell'Agenzia.
La valutazione completa dell'Agenzia su quanto accaduto, basata sulla nostra valutazione tecnica di tutte le informazioni disponibili rilevanti ai fini delle salvaguardie, ci ha portato a concludere che queste tre località, e altre possibili località correlate, facevano parte di un programma nucleare strutturato non dichiarato portato avanti dall'Iran fino all'inizio degli anni 2000 e che alcune attività hanno utilizzato materiale nucleare non dichiarato. In base a ciò, l'Agenzia conclude inoltre che l'Iran non ha dichiarato la presenza di materiale nucleare e di attività legate al nucleare in queste tre località non dichiarate in Iran. Di conseguenza, l'Agenzia non è in grado di stabilire se il materiale nucleare in questione sia ancora al di fuori delle misure di sicurezza. Inoltre, la decisione unilaterale dell'Iran di interrompere l'attuazione del Codice 3.1 modificato ha portato a una significativa riduzione della capacità dell'Agenzia di verificare se il programma nucleare iraniano sia interamente pacifico e sia inoltre contrario ai suoi obblighi giuridici stabiliti nell'articolo 39 dell'accordo di salvaguardia dell'Iran e negli accordi sussidiari».
Precedentemente Grossi aveva presentato il rapporto “Verification and monitoring in the Islamic Republic of Iran in light of United Nations Security Council resolution 2231 (2015)E che dettagliava un rapido accumulo di uranio altamente arricchito che per il capo dell’Iaea «è motivo di seria preoccupazione e accresce la complessità delle questioni che ho descritto. Date le potenziali implicazioni in termini di proliferazione, l'Agenzia non può ignorare lo stoccaggio di oltre 400 kg di uranio altamente arricchito. Esorto urgentemente l'Iran a cooperare pienamente ed efficacemente con l'Iaea. A meno che l'Iran non assista l'Agenzia nella risoluzione delle questioni di salvaguardia in sospeso, l'Agenzia non sarà in grado di garantire che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico. Sono convinto che l'unica via d'uscita passi attraverso una soluzione diplomatica, fortemente supportata da un accordo di verifica dell'Iaea. Continuerò a sostenere e incoraggiare gli Stati Uniti e l'Iran a non risparmiare sforzi e a dare prova di saggezza e coraggio politico per giungere a una conclusione positiva. L'effetto di una situazione stabilizzata in Iran per quanto riguarda il suo programma nucleare sarà immediato e porterà il Medio Oriente un grande passo più vicino alla pace e alla prosperità».
Poi il Board of Governors Iaea ha approvato una risoluzione proposta dagli Stati Uniti e da Francia, Germania e Gran Bretagna e votata da Italia, Spagna, Argentina, Australia, Belgio, Ecuador, Ucraina, Canada, Georgia, Giappone, Corea del Sud, Marocco, Lussemburgo, Paesi Bassi e Colombia. Russia, Cina e Burkina Faso hanno votato contro, Sudafrica, India, Pakistan, Egitto, Indonesia, Brasile, Ghana, Thailandia, Algeria, Armenia e Bangladesh si sono astenuti. Il Ministero degli esteri e l'Organizzazione per l'Energia Atomica dell'Iran hanno ribattuto che «come avevamo precedentemente annunciato, la Repubblica Islamica non ha altra scelta che rispondere a questa risoluzione politica. A tal proposito, il capo dell'Organizzazione per l'Energia ha emesso gli ordini necessari per avviare un nuovo centro di arricchimento in un luogo sicuro e per sostituire i macchinari di prima generazione del centro di arricchimento Shahid (martire) Dr. Ali Mohammadi (Fordow) con macchinari avanzati di sesta generazione».
È stato questo probabilmente il segnale che il governo di destra e teocratico israeliano aspettava per scatenare l’attacco ai siti nucleari gestiti dal governo di destra e teocratico iraniano, spingendo ulteriormente a unificare la guerra mondiale a pezzi denunciata da Papa Francesco e portando il Medio Oriente verso una nuova guerra che potrebbe avere conseguenze drammatiche anche per il Mediterraneo e per l’Italia.
Inoltre, se l’Iaea fa bene a sottolineare il mancato rispetto degli impegni presi da Teheran rispetto al Trattato di non proliferazione nucleare, il Paese del mondo meno titolato a imporre agli altri – con i bombardamenti - il rispetto di quel trattato è proprio Israele: lo Stato ebraico ha una centrale nucleare, produce plutonio, avrebbe almeno 200 testate nucleari non dichiarate e ha sempre, costantemente e impunemente violato le risoluzioni Onu, non ha mai consentito – a differenza dell’Iran – ispezioni Iaea ai sui impianti e ai suoi arsenali e non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare che però pretende sia rispettato dagli altri Paesi.
Anche tra chi ha votato la mozione anti-iraniana ci sono Paesi dotati di migliaia e centinaia di testate nucleari (Usa, Francia, Gran Bretagna, o che le ospitano (tutti i Paesi NATO e la Corea del sud), ma anche che hanno programmi nucleari e non nascondono di volersi in futuro dotare della bomba atomica, come l’Argentina. E nel Consiglio dei governatori Iaea ci sono altri Paesi che hanno – senza tanti problemi e controlli – la dichiarata intenzione di diventare potenze nucleari civili-militari, come l’Egitto, o che già lo sono come India, Pakistan, Russia, Cina… Dall’altra parte del Golfo Persico, Arabia saudita ed Emirati Arabi uniti stanno attuando a tappe forzate e assistiti dall’Occidente, programmi di nucleare civile con il dichiarato intento di dotarsi in futuro dell’arma atomica, anche in funzione anti-iraniana.
Tra le vittime dei bombardamenti israeliani ci sono il comandante delle Guardie della Rivoluzione islamica Hossein Salami, il vice capo di stato maggiore dell'esercito Gholam Ali Rashid e gli scienziati nucleari Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoon Abbasi. L'esercito iraniano ha dichiarato che non tollererà l'aggressione israeliana e ha avvertito che «Netanyahu dovrà affrontare un'amara lezione». La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, ha dichiarato che «Israele dovrebbe aspettarsi una punizione severa».
Se ci fosse una spiegazione per capire quanto sua pericoloso il nucleare e di quanto sia incestuosamente legato alla guerra che potrebbe distruggere il nostro pianeta, basterebbe dare un’occhiata a una carta geografica e rendersi conto che l’impunita potenza nucleare israeliana e proprio nel punto più pericoloso del mondo.
La dichiarazione immediata degli Usa di Donald Trump che asseriscono di non essere coinvolti militarmente negli attacchi israeliani agli impianti nucleari iraniani è non solo poco credibile, ma se fosse vero vorrebbe dire che il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe lanciato i suoi missili anche contro i colloqui – subito sospesi – tra Usa e Iran sul programma nucleare di Teheran. Poche ore prima degli attacchi, Trump aveva scritto su Truth Social che «Gli Stati Uniti restano impegnati a trovare una soluzione diplomatica alla questione nucleare iraniana. Tutta la mia amministrazione ha ricevuto l'ordine di negoziare con l'Iran. Potrebbe essere un grande Paese, ma prima deve rinunciare completamente alla speranza di ottenere un'arma nucleare». Tutto poco credibile. Infatti, dopo l’attacco all’Iran, Trump si è affrettato a precisare di essere stato informato preventivamente da Netanyahu che «Gli Stati Uniti difenderanno sé stessi e Israele se l'Iran reagirà agli attacchi preventivi», cosa che sta già avvenendo, visto che Israele ha detto di aver abbattuto droni iraniani in volo verso il suo territorio e che la Giordania filo-occidentale ha chiuso il suo spazio aereo.
Netanyahu ha scientemente allargato la sua guerra sporca lungo tutti i suoi confini per costruire il grande Israele biblico e il genocidio a Gaza e l’occupazione manu militari della Cisgiordania fanno parte di questo folle disegno. Di fronte alla debole o inesistente risposta dei regimi autoritari dei Paesi arabi alla strage di Gaza (che a volte rasenta la complicità), di fronte all’impunità internazionale di cui gode da sempre Israele, Netanyahu ha gettato altra benzina sul fuoco, appiccando un incendio che potrebbe portare a un olocausto nucleare e a unificare i pezzi della Terza guerra mondiale.
