
Dalle spese militari alla sanità, la Corte dei conti mette in luce le lacune dell’Italia

Si parla e si straparla, spesso senza alcuna cognizione di causa, di armi, di riarmi e di spese militari necessarie alla difesa. Partiamo dal pronunciamento fatto ieri dalla Corte dei Conti che, nell’esercizio della sua funzione, in materia di contabilità dello Stato, per fortuna non deve mediare o compiacere nessuno, men che meno i Governi in carica.
In tema di spese per la difesa, secondo quanto affermato dal procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri, per l’Italia «si tratterà di fare scelte in linea con la partecipazione agli organismi internazionali ma comunque difficili, stante la situazione di deficit di bilancio ancora consistente e il contesto ancora lontano dalla ipotesi di costruzione di un sistema di difesa europea». Una sottolineatura non da poco, provenendo dal Rendiconto generale dello Stato 2024.
Il procuratore Silvestri ha poi ricordato che in una cornice macroeconomica «assai instabile, su cui pesa in maniera determinante lo scenario internazionale ancora più complesso rispetto allo scorso anno, rimane di attualità il tema dei finanziamenti al settore della difesa», aggiungendo che pure «con il rischio di una espansione del conflitto russo-ucraino ai limitrofi paesi aderenti alla Nato, l’adesione all’alleanza atlantica vieppiù impone delle riflessioni sul tema delle spese militari». In questo contesto, per l’Italia «si tratterà di fare scelte in linea con la partecipazione agli organismi internazionali ma comunque difficili stante la situazione di deficit di bilancio ancora consistente e il contesto ancora lontano dalla ipotesi di costruzione di un sistema di difesa europea».
Rileva anche richiamare le altre, per così dire, anomalie segnalate dalla Corte. Iniziamo a partire dalle liste d’attesa per l’accesso ai servizi sanitari, in continuo allungamento, con Silvestri a sottolineare invece che «la tutela del fondamentale diritto alla salute rimane, a mio modo di vedere, è centrale per definire il parametro di civiltà di un Paese».
Altro e non meno rilevante punto richiamato dal procuratore generale mette in luce l’incredibile situazione riguardante le concessioni di pubblico demanio marittimo, che investono completamente la sfera d’interesse dei balneari, categoria che pare diventata nel corso degli anni intoccabile.
Un’altra non meno imbarazzante questione riguarda la gestione del Pnrr, e ciò in seguito ai possibili rischi di frodi e infiltrazioni criminali, che risulterebbero essere elevati. A questo vanno, inoltre, aggiunte le condizioni disastrose cui versano la maggior parte degli istituti di pena italiani, cui servirebbe, senza ritardi, un piano straordinario di adeguamento dell’edilizia penitenziaria, oramai giunta al collasso.
Queste, in estrema sintesi sono i rilievi (la lista sarebbe molto più lunga) fatti al Governo nel corso dell’annuale requisitoria sul rendiconto dello Stato nell’ultimo anno. Eppure pochissime testate giornalistiche ne hanno parlato, quando invece andrebbe difesa con tenacia la necessità di una cittadinanza informata e consapevole.
