 
Ue-Cina, il messaggio di von der Leyen su commercio e geopolitica: «Serve riequilibrio nelle relazioni»
 
La necessità di un «riequilibrio nelle relazioni», ma anche le misure per garantire un «derisking» sulle materie prime critiche, il lavoro sulla transizione energetica e un monito sull’Ucraina che Pechino non può e non deve sottovalutare: «Sta di fatto consentendo l’economia di guerra della Russia e noi non possiamo accettarlo».
Ursula von der Leyen interviene al Parlamento europeo sulle relazioni tra l’Ue e la Cina evidenziando le non poche luci ma anche le non meno numerose ombre che caratterizzano questo rapporto. Quello della presidente della Commissione Ue è un resoconto del confronto tra i commissari che c’è stato a Bruxelles in vista del vertice con Pechino a cui parteciperà anche il presidente del Consiglio Ue, António Costa. Von der Leyen ricorda che quest’anno segna mezzo secolo di relazioni diplomatiche tra l’Unione europea e la Cina, ma ci sono nuove sfide con cui bisogna fare i conti. «Noi, l'UE e la Cina, siamo due delle tre maggiori potenze economiche e commerciali del mondo – dice – ma commerciamo ogni giorno per un valore di circa 2 miliardi di euro. È solo il doppio del volume di scambi con la Svizzera. Perché, mentre il mercato cinese è enorme, il nostro accesso al mercato rimane limitato. Il punto è che, se da un lato siamo leader nelle sfide globali, dall'altro ci sono rischi molto concreti per l'Europa. Questi rischi sono di natura strategica e sistemica. Riguardano la nostra sicurezza e la nostra competitività. Questi rischi emergono dal fatto che la Cina ha un sistema completamente diverso. E ha a disposizione strumenti unici per giocare al di fuori delle regole. Questo, ad esempio, consente alla Cina di inondare i mercati globali di sovracapacità sovvenzionata, non solo per potenziare le proprie industrie, ma anche per soffocare la concorrenza internazionale. Infine, la Cina è diventata un attore formidabile nello spazio informatico globale. Accogliamo con grande favore le voci di tutti i cinesi su questioni globali di interesse comune. Ma saremo molto vigili contro qualsiasi forma di operazioni di influenza e attacchi informatici in Europa».
In questo passaggio, von der Leyen anticipa le tante questioni con cui bisogna fare i conti per avere un rapporto trasparente con Pechino. La presidente della Commissione Ue indica infatti «tre priorità» su cui bisogna concentrarsi, Primo, riequilibrare le relazioni economiche con la Cina; secondo, il derisking e, terzo, far progredire la diplomazia sulle questioni globali, compreso il tema della crisi climatica.
Sulla prima questione, von der Leuen ricorda che i prodotti europei sono sistematicamente discriminati negli appalti pubblici cinesi, a causa della politica “Buy China” di Pechino, con i beni e i servizi “made in China” che ottengono automaticamente un vantaggio di prezzo del 20% nelle gare d'appalto pubbliche. «Questo non è affatto giusto. Il sistema è esplicitamente truccato», dice. Un altro problema riguarda la sovraccapacità sovvenzionata dallo Stato: «La Cina non può contare sulle esportazioni per risolvere le sue sfide economiche interne. La sovraccapacità deve essere affrontata alla fonte, non può essere semplicemente scaricata sui mercati globali. Questo è il chiaro messaggio alla base della nostra indagine sui veicoli elettrici. È interessante notare che in Cina è iniziato un serio dibattito sulla produzione eccessiva, sulla sottoquotazione disordinata dei prezzi e sulla distorsione del mercato. Hanno capito che una sfida interna non può essere risolta a spese di altri. Voglio essere chiara: se vogliamo che il nostro partenariato vada avanti, abbiamo bisogno di un vero riequilibrio: meno distorsioni del mercato, meno sovraccapacità esportata dalla Cina e un accesso equo e reciproco per le imprese europee in Cina».
Anche sulla questione derisking von der Leyen ricorre a parole molto chiare: «La Cina ha investito per tempo in molte delle tecnologie del futuro. Ma poi ha iniziato a inondare i mercati globali di merci a basso costo e sovvenzionate, per spazzare via i concorrenti. Intere industrie occidentali hanno chiuso, dai pannelli solari alla lavorazione dei minerali, lasciando che la Cina dominasse». Cita la questione del dominio cinese sul mercato dei magneti permanenti di terre rare e spiega che l’Ue si sta impegnando con Pechino affinché allenti le restrizioni alle esportazioni. Un «disaccoppiamento strategico» con la Cina non è nell’interesse dell’Ue, ribadisce, «ma continueremo a ridurre il rischio, perché abbiamo imparato la lezione su quanto le dipendenze creino vulnerabilità e su come tecnologia, commercio e sicurezza siano intrinsecamente legati. Il derisking è semplicemente una questione di indipendenza europea».
Ma c’è una questione che, sebbene lasciata per ultima, rappresenta la precondizione per un rapporto trasparente e proficuo con Pechino, quella riguardante la geopolitica: «Il sostegno della Cina alla Russia sta creando una maggiore instabilità e insicurezza qui in Europa. Possiamo dire che la Cina sta di fatto favorendo l'economia di guerra della Russia. Non possiamo accettarlo. E l'ho sempre detto: Il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per le relazioni Ue-Cina in futuro. Se la Cina sostiene di difendere l'ordine internazionale basato sulle regole, allora dovrebbe condannare inequivocabilmente la grave violazione da parte della Russia della sovranità, dell'integrità territoriale e dei confini riconosciuti a livello internazionale dell'Ucraina. E agire di conseguenza».
Dopodiché ci si può confrontare su tutto, a cominciare dalla cooperazione per affrontare il cambiamento climatico. Dice von der Leyen: «Sebbene la Cina sia il più grande emettitore al mondo, con il 30% delle emissioni globali, l'energia pulita ha anche rappresentato oltre un quarto della crescita del Pil cinese. La Cina ha investito oltre 900 miliardi di dollari nelle sole tecnologie pulite, più di Stati Uniti, Europa, Giappone e India messi insieme. Pechino è allo stesso tempo uno strenuo concorrente nella corsa alle tecnologie pulite e un partner fondamentale per la decarbonizzazione globale. Questa è la complessità che dobbiamo affrontare. Dobbiamo cambiare marcia nella nostra competizione, ma anche esplorare ogni strada per la cooperazione. Siamo entrambi convinti che la triplice crisi planetaria del clima, della perdita di biodiversità e dell'inquinamento richieda un quadro multilaterale forte. E vogliamo che la Cop30 di Belem produca risultati ambiziosi. Entrambi vediamo gli obiettivi e le politiche di azzeramento netto come una strategia di crescita e un vero e proprio motore per la modernizzazione industriale. Ed entrambi vediamo l'opportunità di collaborare più strettamente in settori come lo scambio di emissioni, la cattura e lo stoccaggio del carbonio o l'economia circolare».
 
 
                         
                         
                         
                         
                         
                         
 
 
 
