
L’Ispra ha lanciato il Programma nazionale di esplorazione, ma in Italia mancano esperti di giacimenti

Il Programma nazionale di esplorazione (Pne) recentemente pubblicato da Ispra segna un rinnovato interesse del Governo italiano verso la valorizzazione del potenziale minerario del Paese, con l’obiettivo di rafforzare l’approvvigionamento sul territorio nazionale di materie prime. Il Pne rientra fra le azioni previste dal Critical raw materials act, volto ad identificare le aree minerarie potenzialmente più interessanti per l’estrazione di materie prime in Europa, con particolare riguardo a quelle definite critiche e strategiche per l’Unione europea.
In questo quadro, l’Italia si trova oggi in forte ritardo sul fronte minerario sia per carenze nelle conoscenze geologiche del territorio (non ancora del tutto coperto dalla cartografia geologica in scala 1:50.000) che per la mancanza di sufficiente personale qualificato. Con la chiusura delle attività minerarie nel secolo scorso, infatti, si sono progressivamente ridotti anche gli studi di carattere giacimentologico. Oggi scontiamo un deficit nelle conoscenze geologico-giacimentologiche sul territorio nazionale. Alcuni degli elementi e dei minerali ritenuti critici o strategici per la Ue, al momento della chiusura delle attività minerarie, non erano neppure ricercati.
Il secondo aspetto critico che vogliamo sottolineare è l’assenza di una nuova generazione di geologi esperti nel settore minerario. Le competenze tecniche, con la chiusura delle attività minerarie, sono andate in gran parte perdute. La carenza di personale specializzato, fra cui i geologi, è già stata denunciata in più occasioni, come ha nuovamente fatto alcuni mesi fa, l’Ordine dei geologi del Lazio, rilanciando un allarme già emerso nel corso del congresso nazionale Sgi-Simp, tenutosi a Bari nel settembre 2024.
I geologi, noti al grande pubblico soprattutto per il loro intervento in occasione di disastri naturali, rivestono in realtà un ruolo fondamentale anche nell’individuazione e nel rilevamento delle georisorse, tra cui i giacimenti minerari. Il territorio italiano possiede risorse minerarie che potrebbero essere esplorate e, nei casi favorevoli, utilizzate in modo sostenibile. C’è bisogno di un cambiamento, c’è bisogno di investire in maniera più decisa nella ricerca e nella formazione geologica, in particolare su specialisti in giacimenti. Geologi capaci di interagire fra loro con un approccio multi-metodologico che spazi dal rilevamento geologico e strutturale, alle indagini minero-petrografiche, geochimiche, isotopiche e geofisiche. Lo studio dei giacimenti minerari è un settore che richiede l’apporto di tutta la comunità dei geologi.
In Italia, però, gli esperti nel settore minerario sono insufficienti, presenti solo in alcune sedi universitarie (come ad esempio Napoli, Cagliari, Torino, etc) ed in enti di ricerca o, raramente, come liberi professionisti. In questo scenario, la sinergia con il progetto Carg (Carta geologica d’Italia), rifinanziato per pochi anni dopo un fermo ventennale, è cruciale. Il foglio “Guspini” a tema geominerario (Università di Cagliari) è il primo esempio di un approccio “giacimentologico” alla cartografia geologica. In altri fogli geologici in cui ricadono mineralizzazioni importanti coltivate in passato come, ad esempio, la grafite per il foglio “Pinerolo” (la cui realizzazione è affidata da Ispra all’Università di Torino), si sta applicando la stessa sinergia.
Prima ancora di parlare di utilizzo, arricchimento o produzione delle materie prime, è indispensabile considerare il lavoro di esplorazione mineraria, che si fonda sulle competenze del geologo. È lui la figura centrale in tutte le fasi iniziali: mediante rilievi sul campo per realizzare la cartografia geologica analisi geologiche e geologico-strutturali, geochimiche e mineralogiche di superficie, investigazioni geofisiche, è in grado di pianificare le campagne di carotaggi utili a identificare corpi mineralizzati, spesso collocati in profondità e di difficile accesso diretto. Questo lavoro, associato ad analisi geologico strutturali, mineralogiche e geochimiche di dettaglio sui corpi mineralizzati, è essenziale per identificare e stimare le risorse disponibili, valutarne l’accessibilità e l’andamento nel sottosuolo e pianificare eventuali attività estrattive. Senza questa base conoscitiva, nessun processo di valorizzazione può davvero iniziare. E senza geologi esperti, non esiste esplorazione mineraria seria e sostenibile.
Consapevole dell’importanza del tema, la Società geologica italiana sostiene da anni la necessità di un adeguato finanziamento del progetto Carg, per la realizzazione delle carte geologiche di base e tematiche nonché la formazione di esperti nel settore. In collaborazione con Ispra ha promosso le scuole di rilevamento Carg e, proprio quest’anno, ha lanciato la prima Scuola in giacimenti minerari, che si terrà a settembre a Campiglia Marittima, in Toscana.
a cura di Rodolfo Carosi - presidente Società geologica italiana; Simone Vezzoni - coordinatore della sezione Materie prime strategiche e valorizzazione dei giacimenti minerari della Società geologica italiana e ricercatore del Cnr-Igg; Andrea Brogi - sezione di Geologia strutturale della Società geologica italiana e docente all’Università di Bari
