Inchiesta urbanistica Milano, Sala va avanti: «Le mie mani sono pulite»
Fuori Palazzo Marino, un piccolo presidio in cui le prime bandiere a comparire sono state quelle di Potere al popolo chiede le dimissioni del sindaco. Dentro, nell’aula del Consiglio comunale, Beppe Sala prende la parola per dire che non si dimetterà perché quanto fatto «si è sempre esclusivamente basato sull’interesse dei cittadini e delle cittadine», perché «non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio vantaggio», perché è estraneo ai fatti contestati dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica nel capoluogo lombardo: «Le mie mani sono pulite».
Sala era atteso da maggioranza e opposizione per questo passaggio. Dopo che i magistrati lo hanno indagato per «false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone» e concorso in «induzione indebita a dare o promettere utilità», Sala ha incassato il sostegno del principale gruppo della coalizione che lo sostiene, il Pd, il quale però anche chiesto al contempo «cambiamento».
Una prima novità arriva su iniziativa dell’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi (per il quale i pm la settimana scorsa hanno chiesto i domiciliari) che intervenendo dopo Sala respinge le accuse mosse nei suoi confronti dalla Procura ma aggiunge di avere scelto di fare un passo indietro per non condizionare il resto della giunta: «La mia coscienza è pulita», dice tra gli applausi in primis dei colleghi di giunta.
Un rimpasto Sala dovrà farlo, insieme a un cambio di programma su urbanistica ed edilizia, l’incognita è soltanto quanto saranno ampi. Per ora dalle parole del sindaco non traspaiono elementi utile per decifrarlo. Sala ha approfittato di questo intervento soprattutto per lanciare un messaggio all’opposizione - «non mi destabilizzerete, nella vita ho affrontate cose cento volte più gravi» - per dichiararsi estraneo ai fatti contestati e anche per lanciare qualche frecciata all’indirizzo della magistratura: «Non intendo dare giudizi sull’operato della magistratura, ma non posso evitare di raccontare la mia versione», dice tornando a lamentare il fatto di aver saputo di essere stato indagato a mezzo stampa: «Non posso esimermi da rilevare un comportamento ricorrente in questo Paese che ritengo profondamente sbagliato. I media riferiscono che secondo la magistratura non sarebbe stato necessario notificarmi alcunché perché non è stato necessario svolgere attività di indagine per cui è prevista obbligatoriamente la partecipazione dell'indagato: lo capisco e lo accetto. Ma allora mi chiedo, essendo la magistratura l'unico organo preposto alla comunicazione di questi atti, perché questa informazione è stata divulgata alla stampa? Chiedo a voi colleghi politici se ciò continui a starvi bene: chi governa o chi dice ambisce governare una città o un Paese, vi sta bene che indagini riservate diventino pubbliche?».
Sala insomma ha deciso, va avanti: «Dobbiamo mantenere gli impegni presi con gli elettori». Applausi dai consiglieri di maggioranza, critiche dall’opposizione. Ora però bisognerà mettere mano al programma relativo a urbanistica ed edilizia. I dossier da valutare non sono né pochi né poco impegnativi. A cominciare da quello relativo alla vendita dello stadio San Siro e delle aree attigue, che Sala avrebbe voluto portare a meta entro il 31 luglio. Ci sarà invece uno slittamento. «Dobbiamo da settembre riavviare il percorso consiliare sullo stadio con l'obiettivo di rispettare i tempi che il progetto richiede», duce nel suo intervento in Consiglio comunale nell'elenco dei punti programmatici da portare avanti fino a fine legislatura. Ma anche all’interno della stessa maggioranza non tutti sono d’accordo sul fatto che un semplice rinvio, a questo punto, basti.