«Agire contro le atrocità del governo israeliano a Gaza»: lettera dei dipendenti ai vertici dell’Ingv
Si legge in testa al documento: «Oggetto: richiesta urgente di presa di posizione e azione contro le atrocità del governo israeliano nei confronti della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania». A scriverlo è un gruppo di dipendenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) che ha deciso di «spezzare il silenzio» riguardo a quanto sta avvenendo in Medio Oriente, dando inizio a «un dibattito su come l’Istituto debba affrontare le questioni etiche sollevate dai conflitti in corso, con particolare attenzione a ciò che sta accadendo in Palestina».
Scrivono ricercatori e amministrativi dell’Ingv nel documento rilanciato dall’Ansa e disponibile in versione integrale a coda di quest'articolo: «Convinti che l'Ingv, Ente Pubblico di Ricerca, abbia una responsabilità nella costruzione di una società civile democratica che rispetti i diritti umani, il principio di autodeterminazione dei popoli e la tutela delle vite umane, il personale Ingv firmatario del presente documento, chiede al Presidente, al Consiglio di Amministrazione e al Consiglio Scientifico di impegnarsi fattivamente e in tutte le sedi a portare avanti le seguenti azioni, in funzione del rispetto dell’art.11 della Costituzione Italiana e in ottemperanza alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e dell’ Assemblea generale dell’Onu:
I firmatari chiedono in particolare di «condannare le ripetute, gravissime e documentate violazioni dei diritti umani commesse dal governo israeliano nella Striscia di Gaza, tra cui: utilizzo della fame come tattica di guerra, distruzione del sistema scolastico e accademico, bombardamento delle strutture di assistenza sanitaria, frequente uccisione di giornalisti e operatori umanitari, interruzione unilaterale della tregua faticosamente raggiunta a marzo, deportazione della popolazione in una escalation di pulizia etnica dei territori palestinesi». Si chiede di aderire formalmente alle risoluzioni Onu che chiedono la sospensione immediata del conflitto, il rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili, l’accesso umanitario garantito, il rispetto del diritto internazionale, il sostegno ad Unrwa e le prospettive di pace concrete e durature. I firmatari chiedono inoltre di recepire, la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2024 e le proposte della Società Italiana di Diritto Internazionale e Diritto dell’Unione Europea «sospendendo accordi di cooperazione o collaborazione, anche informali, con istituzioni, enti e aziende che contribuiscono anche indirettamente al perpetrarsi delle gravissime violazioni del diritto internazionale e al mantenimento dell’occupazione illegale del territorio palestinese»
Nel testo si richiede inoltre la sospensione degli accordi bilaterali tra Italia e Israele e l’adozione, all’interno dell’Ingv, di principi etici e azioni concrete finalizzate a proteggere l’istituto da qualsiasi forma di complicità e connivenza con paesi e istituzioni coinvolti in aggressioni e conflitti militari condannati dalle Nazioni Unite. Viene proposto invece di sostenere iniziative e collaborazioni con il mondo accademico e della ricerca israeliani che chiedono la fine della guerra a Gaza denunciando i crimini di guerra contro l’umanità commessi dal proprio governo e di predisporre collaborazioni con studenti e studentesse esse, gruppi di ricerca e corpo docente palestinesi, così come programmi di mobilità per studio, ricerca e percorsi di specializzazione. E poi: «Introdurre ed implementare all’interno dell’INGV, anche nel “Codice Etico e Codice di Comportamento”, i principi e le pratiche dell’ethical procurement e della due diligence, al fine di tutelare l'Ente da rapporti di complicità e connivenza con realtà coinvolte in aggressioni e conflitti bellici condannati dalle Nazioni Unite».
Sottolineano i firmatari del documento che queste azioni «rappresentano un percorso indispensabile per garantire che l'Ingv operi in piena coerenza con i valori costituzionali e le risoluzioni internazionali»: «Chiediamo al Presidente, al Consiglio di amministrazione e al Consiglio scientifico di prendere una posizione inequivocabile e di tradurre queste richieste in un piano d'azione immediato. Riteniamo che l'inerzia non sia un'opzione per un Ente che si riconosce nei principi della pace e della giustizia».
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