Giornalismo italiano: Gaza domina i Tg, ma i palestinesi restano senza voce
Il conflitto a Gaza ha monopolizzato l’informazione estera dei telegiornali italiani, ma senza dare spazio a chi lo vive sulla propria pelle. È questo uno dei dati più forti che emerge dal VII Rapporto “Illuminare le periferie – Osservatorio Esteri”, presentato a Firenze e promosso da Cospe, Osservatorio di Pavia, Fnsi e Usigrai, in collaborazione con Articolo 21 e Regione Toscana, nell’ambito dell’Estate fiorentina 2025.
Nel 2024 e nei primi mesi del 2025 i Tg hanno trasmesso 22.594 notizie di esteri, pari al 38% del totale, un livello tra i più alti degli ultimi dieci anni. Quasi un quinto, però, ha riguardato esclusivamente Gaza, con 5.750 servizi dal 7 ottobre 2023 ad aprile 2025.
Un racconto segnato dall’assenza di reporter internazionali nella Striscia e dal sacrificio dei giornalisti palestinesi: oltre 200 uccisi dall’inizio della guerra. Durante la presentazione del Rapporto, la loro memoria è stata onorata con un minuto di silenzio e una proiezione di immagini. Ma proprio il loro lavoro – denuncia il dossier – è stato a lungo guardato con diffidenza e pregiudizio.
«È un paradosso crudele – afferma Anna Meli, presidente di Cospe – chi vive dentro una guerra e la racconta sulla propria pelle viene spesso considerato meno credibile di chi la osserva da lontano. Un cortocircuito che ci interroga tutte e tutti ed è per questo che chiediamo al giornalismo italiano di decolonizzazione dello sguardo mettere in discussione la nostra idea di chi è autorizzato a parlare, di chi definisce cosa è umano, cosa è ‘civile’, chi merita di essere ascoltato».
Se Gaza domina, altre aree del mondo scivolano nell’ombra. Il 95% dello spazio informativo resta concentrato su Europa, Nord America e Asia, mentre Africa e America Latina raccolgono appena il 5%.
Il calo più drammatico riguarda l’Africa, dall’11% del 2013 al 1,5% nel 2024/25. I Paesi considerati prioritari per la cooperazione italiana hanno ricevuto soltanto 46 notizie, contro le 180 dell’anno precedente (–74%). Persino la guerra in Sudan, definita dalle Nazioni Unite la più grave crisi umanitaria dell’anno, non trova spazio nei Tg italiani.
Per la prima volta l’analisi si è allargata anche a talk show e programmi di approfondimento. I dati sono impietosi: sulla guerra a Gaza, il 93% delle voci è stato italiano.
Come spiega Donata Columbro, curatrice di questa sezione del Rapporto: «giornalisti e analisti italiani hanno commentato da lontano, mentre i protagonisti della guerra sono rimasti fuori dallo schermo». Una rappresentazione che appare “non neutrale” e che rischia di dare l’illusione di comprendere un conflitto senza ascoltare chi ne è vittima diretta.
Il Rapporto lancia un messaggio chiaro: occorre decolonizzare la narrazione mediatica, abbandonando l’autoreferenzialità che marginalizza interi continenti e riduce le società civili del Sud globale a semplici oggetti di cronaca. Solo così il giornalismo potrà recuperare credibilità e restituire centralità a chi oggi resta invisibile.
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