Skip to main content

La popolazione di 15-64enni diminuirà di oltre 7 milioni di persone al 2050

In Italia il crollo demografico è sempre più ripido, perché si fanno meno figli? Lo spiega l’Istat

«I fattori sono molteplici: l’allungarsi dei tempi di formazione, le condizioni di precarietà del lavoro giovanile e la difficoltà di accedere al mercato delle abitazioni»
 |  Approfondimenti

L’Italia sta accelerando nella sua corsa sul piano inclinato del crollo demografico, come documenta oggi l’Istituto nazionale di statistica (Istat) aggiornando i dati sulla natalità: nel 2024 ci sono state 369.944 nascite (quasi 10mila in meno rispetto al 2023) e nel periodo gennaio-luglio di quest’anno i parti sono stati 13mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Così il numero medio di figli per donna raggiunge il minimo storico: nel 2024 si attestaa 1,18, in flessione sul 2023 (1,20). E la stima provvisoria relativa ai primi 7 mesi del 2025 evidenzia una fecondità pari a 1,13.

Il calo delle nascite, oltre a dipendere dalla bassa propensione ad avere figli, è causato dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, appartenenti alle sempre più esigue generazioni nate a partire dalla metà degli anni Settanta, quando la fecondità cominciò a diminuire, scendendo da oltre 2 figli in media per donna al valore di 1,19 del 1995.

«I fattori che contribuiscono alla contrazione della natalità – spiega l’Istat – sono molteplici: l’allungarsi dei tempi di formazione, le condizioni di precarietà del lavoro giovanile e la difficoltà di accedere al mercato delle abitazioni, che tendono a posticipare l’uscita dal nucleo familiare di origine, a cui si può affiancare la scelta di rinunciare alla genitorialità o di posticiparla».

Continuando così, l’Italia dovrà al contempo fare i conti col progressivo invecchiamento della popolazione. L’Istat prevede infatti che la popolazione di età 15-64 anni, centrale per l’attività lavorativa, diminuisca costantemente da 37,2 milioni nel 2024 a meno di 30 nel 2050, un decremento del 21%.

E il problema non è solo al 2050, dato che l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) conferma che nei prossimi dieci anni usciranno dal mercato del lavoro circa 6,1 milioni di occupati, mentre i giovani disponibili non basteranno a sostituirli. Ed entro il 2060 la platea occupazionale cambierà radicalmente: la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) si ridurrà del 34%, con inevitabili conseguenze su crescita economica, welfare e sostenibilità della spesa pubblica.

Migliorare le condizioni di vita dei giovani per aumentarne l’autonomia, incrementare l’immigrazione funzionale alle attività economiche del Paese, favorire un invecchiamento attivo della popolazione e trovare nuove risorse – andandole a recuperare dove possibile, ovvero tra i super ricchi che continuano a crescere – in modo da garantire pensioni dignitose per tutti sono le uniche strade percorribili.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.