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Cittadinanza attiva, il rapporto “Rifiuti urbani 2025”

Nel 2025 la spesa sostenuta dalle famiglie per la Tari risulta pari a 340 euro, +3,3% rispetto al 2024

Lo scorso anno il valore era di 329 euro. L’aumento è superiore all’inflazione, attesa per quest’anno all’1,7%. Un’altra questione da tenere presente: l’incredibile differenza di spesa fra aree geografiche e fra comuni è un problema che andrà affrontato, per ricondurre inevitabili differenze ad aspetti “fisiologici” e non “patologici”
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Come ogni anno, Cittadinanza Attiva ha pubblicato il suo Rapporto “Rifiuti urbani” che riporta l’andamento del costo annuale della TARI su una famiglia media (tre persone che occupano una abitazione di 100 mq), negli oltre 100 capoluoghi di provincia italiani. Il calcolo include l’iva ed il tributo speciale provinciale, collegato alla “cartella” TARI.

Le elaborazioni della Associazione si basano sulle delibere dei singoli comuni, applicando la tariffa domestica ordinaria approvata ad un nucleo familiare e ad una abitazione media. È importante sottolineare come il calcolo della TARI dal 2020 è regolato da Delibere ARERA che hanno introdotto e continuano ad introdurre elementi di calcolo nuovi, che rendono quindi non facile procedere ad un confronto fra i diversi anni. In particolare, come lo stesso rapporto ricorda, sono entrate in vigore nuove componenti tariffarie, come UR1a (rifiuti pescati o volontariamente raccolti), UR2a (costi eventi calamitosi o eccezionali) e UR3A (copertura bonus sociale), tre misure che nel complesso valgono 7,60 euro ad utenza.

Nel 2025 la spesa sostenuta dalle famiglie per la TARI risulta pari a 340 euro, valore superiore a quello del 2024 (329) con un incremento di 11 euro pari al 3,3%, valore superiore quindi all’inflazione attesa per il 2025, pari all’1,7%.

Se mediamente tutte le famiglie italiane avessero pagato nel 2025 340 euro, il gettito TARI domestico complessivo sarebbe pari a 8,94 miliardi di euro (di cui 0,5 miliardi di tributo provinciale) per un valore di sola TARI pari a 8,4 miliardi, ovvero il 75% % del totale stimato del gettito TARI per il 2025 (11 miliardi circa). Un valore un po’ alto, probabilmente la TARI pagata dalle famiglie nei comuni non capoluogo è più bassa di quella dichiarata per i comuni più grandi.

La tendenza ad un leggero incremento sembra omogenea a livello nazionale con 95 comuni che registrano aumenti, 14 in riduzione e solo 1 stabile.

Le variazioni di costo fra aree del Paese e singoli comuni sono ancora molto ampie e non sempre riconducibili a differenze strutturali dei costi di gestione di quel Comune. I quali a loro volta sono solo in parte causati da differenziali di performance (tasso di raccolta differenziate e riciclo, tipologia di impianti), ma spesso collegabili alle forme di gestione, alla dimensione delle aree gestite e dai livelli di efficienza.

 Come è noto infatti il calcolo della TARI per le utenze domestiche risente in parte di una decisione “politica” delle amministrazioni di come ripartire il gettito totale fra utenze domestiche e non domestiche, ed in questo le diverse amministrazioni utilizzano criteri in parte diversi. Pesa poi l’applicazione o meno di tariffe “puntuali”, commisurate ai rifiuti prodotti, che generano, dove applicate, una riduzione del costo della TARI per igni famiglia.

La variazione dei valori medi regionali intorno alla media nazionale è ampia, il valore minimo si registra nel Trentino alto Adige (224 euro a famiglia, grazie probabilmente anche alla diffusione delle tariffe puntuali), il valore massimo in Puglia (445 euro a famiglia, un rapporto uno a due, quindi difficilmente spiegabile.

In generale i comuni del Sud pagano molto di più del resto di Italia, 385 euro a famiglia contro i 290 del Nord e i 364 del Centro.

La variazione diventa ancora più evidente se si analizzano i dati per singolo capoluogo di Provincia. Il comune più costoso è Catania con 602 euro a famiglia, il più economico è Cremona con 196, il rapporto diventa di uno a tre. Difficilmente spiegabile ai cittadini.

Diversi anche i tassi di incremento. Il Comune con il “salto” infrannuale più alto è Reggio Emilia con un + 15,1% (ma valore assoluto basso, 284 euro a famiglia). Il Comune di Livorno invece pur avendo un valore 2025 pari a 386 euro a famiglia, registra un aumento rispetto all’anno precedente del + 9,8%. Da registrare il dato di Modena che vede una riduzione rispetto al 2024 del 12,3% su un costo pari a sole 258 euro.

Se la spesa media quindi per le famiglie (meno di un euro al giorno) non segnala particolari criticità come impatto sul bilancio familiare (se non per gli utenti fragili, ma per questo c’è il bonus nazionale e in alcuni casi bonus locali), la incredibile differenza di spesa fra aree geografiche e fra comuni è un problema che andrà affrontato, per ricondurre inevitabili differenze ad aspetti “fisiologici” e non “patologici”. Su questo ARERA è impegnata, con la nuova normativa in materia di articolazione tariffaria, il lavoro sui costi efficienti, gli incentivi per gli obiettivi ambientali e il raggiungimento di dimensioni ottimali di gestione, il passaggio da tassa a tariffa.

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).