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Il sondaggio Ipsos per Conou presentato oggi all’EcoForum di Legambiente

Migliora la (auto)percezione degli italiani sulla sostenibilità, ma la conoscenza?

Il 20% della popolazione “sa bene di cosa si tratta”, un altro 52% “a grandi linee”. Al contempo il 33% non crede che la temperatura del pianeta stia aumentando, e il 47% non è disposto ad acquistare prodotti in materiali riciclati
 |  Crisi climatica e adattamento

La sensibilità degli italiani rispetto all’ambiente e alla sostenibilità cresce sull’onda di un generale coinvolgimento rispetto a queste tematiche – il che è indubbiamente positivo –, ma il sondaggio realizzato dall’istituto Ipsos per il Conou e presentato oggi all’EcoForum di Legambiente a Roma conferma un quadro nazionale piuttosto schizofrenico.

Ad esempio, il primo dato che la ricerca ha evidenziato è quello relativo alle preoccupazioni degli italiani: se a livello locale l’ambiente occupa il 3° posto su 7 (con il 25% delle risposte), la somma delle ansie locali è tutt’altro che coerente a livello nazionale, dove l’ambiente scivola 6° (con l’11% delle risposte).

Il sondaggio conferma poi un grande classico, ovvero la tentazione di percepirci sempre e comunque migliori della media: per il 64% di tutti gli intervistati la propria “sensibilità e attenzione alle questioni ambientali” è aumentata, mentre quella degli altri italiani è aumentata solo per il 46% di tutti gli intervistati.

Più in generale, la sostenibilità emerge come un tema che suscita sempre più interesse, ma solo una minoranza si (auto)valuta come un attento conoscitore del tema: il 20% degli italiani crede di “sapere bene di cosa si tratta” – un dato in crescita del 2% annuo dal 2014, quando era inchiodato dal 12% –, il 52% la conosce “a grandi linee”, il 22% ne ha “sentito parlare” e il 6% ammette di non conoscerla. Al contempo, nonostante le numerose evidenze scientifiche accumulate – che testimoniano come in Italia il clima si stia surriscaldando a velocità praticamente doppia rispetto a quella media globale – è solo il 77% degli italiani a ritenere che la temperatura del pianeta stia effettivamente aumentando; il restante terzo della popolazione non ha ancora questa convinzione.

È dunque positivo registrare come il singolo cittadino-consumatore si dichiari disponibile ad agire in prima persona, ad esempio per ridurre l’impatto dei rifiuti da imballaggi post consumo, ma è evidente come sia necessario investire in buona comunicazione ambientale per dare al cittadino gli strumenti necessari a inserirsi nel contesto di riferimento: ad esempio, se da una parte il consenso attorno all’economia circolare stia divenendo ormai pervasivo – almeno in teoria – solo il 53% degli intervistati si dice pronto ad acquistare prodotti in materiali riciclati, ovvero a chiudere davvero il cerchio. Un dato purtroppo non molto distante rispetto a quello rilevato nel corso dell’Ecoforum di due anni fa, che mostrava come per il 63% degli italiani il rifiuto differenziato non andasse trattato attraverso processi industriali per riciclarlo e produrre nuovi manufatti (perché differenziarlo, allora?).

Come spiegare questo paradosso? Commentando i risultati di un simile sondaggio condotto un anno fa sempre da Ipsos per il Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio, il direttore del Centro e responsabile scientifico della ricerca, Angelo Di Gregorio, affermava: «Credo che tra i consumatori il tema dell’economia circolare sia stato intercettato da una vasta fascia di consumatori (non tutti però) grazie al lavoro dei media, del passaparola e anche per una curiosità personale della persona. Da qui a dire che i consumatori sappiano esattamente cosa sia l’economia circolare e, soprattutto, cosa comporti nelle scelte d’impresa direi che ne passa». Contribuire a ricucire almeno in parte la distanza tra (auto)percezione e reale consapevolezza rimane dunque una grande sfida, cui la comunicazione ambientale off e online non può sottrarsi: ne va delle concrete possibilità di sviluppo sostenibile, per tutti.

«Aumenta il numero di cittadini attenti alla sostenibilità, che chiedono ad imprese ed istituzioni di aiutarli in tal senso – commenta Andrea Alemanno, responsabile ricerche sostenibilità Ipsos –  L’economia circolare è una risposta adeguata a questa domanda del cittadino-consumatore: oltre a far bene all’ambiente, aiuta il conto economico e la reputazione delle aziende, sottolineando la serietà dell’impegno intrapreso». Basta sapere (davvero) di cosa si tratta.

L. A. 

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.