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Eurobarometro: per il 94% dei cittadini europei e italiani è importante proteggere ambiente e clima

Gli italiani chiedono più rigore contro i crimini ambientali, ma poi non gli interessa se gli abiti che comprano a basso prezzo producono danni ambientali e ingiustizie sociali
 |  Crisi climatica e adattamento

Secondo la nuova indagine Eurobarometro “Attitudes of European citizens towards the Environment”, il 94% dei cittadini di tutti gli Stati membri dell’Ue concorda sul fatto che la protezione dell'ambiente è importante. Inoltre, «il 91% dei cittadini ha dichiarato che i cambiamenti climatici costituiscono un problema grave nell'Ue. A giudizio dell'83% degli intervistati, la legislazione europea è necessaria per proteggere l'ambiente».

Per quanto riguarda l’Italia, il 43% degli intervistati pensa che sia molto importante proteggere l’ambiente (53% media Ue), il 51% abbastanza importante (41% Ue), il 5% poco importante e solo l’1% per niente importante (stesse medie Ue). la fonte maggiore di informazione ambientale degli italiani sono i telegiornali (73% contro il 66% della media Ue), seguiti da Internet con il 25% (Ue 35%), radio 12% (Ue 23%), film e reportage TV 22% (Ue 23%), social network 14% (Ue 20), quotidiani nazionali 20% (Ue 18%), familiari, amici, vicini, colleghi 14% (Ue 16%), quotidiani locali 15% Ue 13%).

In testa alle preoccupazioni ambientali di italiani ed europei c’è, con la stessa percentuale del 53%, il cambiamento climatico- Al secondo posto si pa iazza la quantità crescente di rifiuti (51% Italia e 46% media Ue), al terzo l’inquinamento dei mari (41% Italia e 40% Ue).

L’inquinamento di fiumi, laghi e falda acquifera preoccupa il 30% degli italiani contro il 38% della media Ue; mentre solo il 27% degli italiani considera un grosso rischio il declino e l’estinzione di specie e di habitat (37% Ue). Italiani ed europei tornano ad essere ugualmente preoccupati, 28%, per la siccità e le inondazioni frequenti, mentre solo il 16% degli italiani sono preoccupati per la scarsità di acqua potabile, contro il 24% del resto dell’Europa, dove il problema è sicuramente meno acuto che in molte regioni italiane. L’inquinamento acustico preoccupa solo il 9% degli italiani e il 10% degli europei.

Eurobarometro evidenzia che dall’indagine emerge che «I cittadini vogliono che si faccia di più per proteggere l'ambiente e ritengono che la responsabilità sia condivisa, oltre che da loro stessi, anche dalle grandi imprese e dall'industria, dai governi nazionali e dall'Ue. I cittadini intervistati ritengono che per affrontare più efficacemente i problemi ambientali occorra cambiare i nostri modelli di consumo (33% media Ue e il 28% Italia) e cambiare il nostro modo di produrre e commercializzare i prodotti (31% Ue e 25% Italia).

E’ emerso anche, con percentuali italiane simili alla media Ue, un sostegno a favore di altre misure, tra cui gli investimenti nella ricerca e sviluppo, una maggior attività di informazione e di educazione, un incoraggiamento alle imprese ad impegnarsi in attività sostenibili e un controllo legislativo più rigoroso. Infatti, rispetto alla media europea, gli italiani chiedono leggi ambientali più severe e sanzioni più pesanti contro chi trasgredisce (27%, contro 23% Ue) e di garantire una maggiore applicazione della legge (225 contro 19% Ue).

I cittadini europei e riconoscono che potrebbero essere necessari dei cambiamenti radicali. Gli oltre 27 000 intervistati esprimono un forte sostegno per le misure proposte volte a ridurre la quantità dei rifiuti di plastica e la loro dispersione nell'ambiente (43 media Ue, 35% Italia), mentre il 60% degli italiani e il 66% degli europei ritengono importante far bene la raccolta differenziata. I risultati indicano anche che «i cittadini ritengono che i prodotti dovrebbero essere concepiti in modo da facilitare il riciclaggio di questo materiale; industriali e commercianti dovrebbero sforzarsi di ridurre gli imballaggi di plastica; si dovrebbero prevedere interventi educativi rivolti ai cittadini su come ridurre i loro rifiuti di plastica; le autorità locali, infine, dovrebbero mettere a disposizione strutture migliori per la raccolta di questo tipo di rifiuti e prevederne in numero più elevato».

Ma italiani ed europei bocciano con la stessa percentuale, ben l’80%, l’impegno ambientale mostrato dall’industria, quello dei loro concittadini (69% Italia e 67% Ue), delle amministrazioni locali (69% Italia e 57% Ue), dei governi nazionali (75% Italia e 72% Ue), dell’Unione europea (70% Italia, 68% Ue)

L'indagine prende in esame anche gli atteggiamenti nei confronti dell'industria dell'abbigliamento, riscontrando forti preoccupazioni per le questioni ambientali e le condizioni di lavoro. Gli intervistati vorrebbero indumenti in grado di durare più a lungo e fabbricati con materiali riciclabili. Ma gli italiani dell’”aiutiamoli a casa loro” e che chiedono più rispetto delle leggi, in questo caso mostrano opinioni molto diverse dalla media europea: alla domanda se gli indumenti dovrebbero costare il meno possibile indipendentemente dall’impatto ambientale e dalle condizioni di lavoro in cui sono stati prodotti, si è detto completamente in disaccordo il 29% degli europei e solo il 6% degli italiani, mentre è completamente d’accordo con la completa deregulation del settore dell’abbigliamento il 34% degli italiani e il 22% degli europei e abbastanza d’accordo ben il 42% degli italiani e il 27% degli europei.

Il commissario europeo per l'ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha concluso: «I risultati di questa indagine non ci sorprendono. Sono esattamente le preoccupazioni dei cittadini che noi vogliamo affrontare con il Green Deal europeo. Mi rincuora constatare che esiste un sostegno a favore di quei cambiamenti fondamentali che ci apprestiamo ad apportare alla nostra società e alla nostra economia e che i cittadini intendono svolgere un ruolo attivo in questo cambiamento».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.