
L’Italia resta indietro nella corsa europea alle rinnovabili, mentre il gas fa impennare le bollette

La crisi energetica in corso che sta facendo impennare le bollette italiane, legata per un 80% al prezzo del gas e per la rimanente parte a quello delle emissioni di CO2 sul mercato Ets, conferma i forti rischi economici e geopolitici di un’economia ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili (importati o meno).
«I prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica in Italia sono quasi triplicati nell'ultimo anno e la maggior parte di questo aumento è da attribuire all'impennata dei prezzi del gas», conferma oggi l’analisi pubblicata congiuntamente dai think tank Ember ed Ecco.
Al contempo, la soluzione sarebbe già a portata di mano con le rinnovabili, dato che «l’elettricità prodotta dalle centrali esistenti alimentate a gas fossile è tre volte più costosa rispetto a quella generata da nuovi impianti solari ed eolici onshore». Il problema è che le istallazioni di rinnovabili arrancano nel nostro Paese almeno dal 2014, bloccate dalle sindromi Nimby e soprattutto Nimto che punteggiano lo Stivale, a loro volta alimentate da una politica in crisi di fiducia e incapace di decidere le priorità dello sviluppo.
«Il Global electricity review 2020 di Ember ha rivelato che l'installazione in Italia di nuova capacità eolica e solare è stagnante e che la produzione di carbone in dismissione viene sostituita dal gas fossile. Dal 2015 al 2020, l'Italia ha installato meno di 2 GW di capacità eolica e 3 GW di capacità solare», documentano i think tank. Per raggiungere gli obiettivi europei al 2030, dovremmo invece installare circa 8 GW di impianti rinnovabili l’anno.
Una mancanza d’ambizione che risulta ancora più chiara confrontando i target del nostro Paese, dettagliati in un Piano nazionale energia e clima (Pniec) nato vecchio e ancora non aggiornato dal Governo Draghi, con quelli degli altri Stati membri dell’Ue.
«Austria, Danimarca, Germania, Portogallo, Spagna, Svezia e Paesi Bassi hanno l’obiettivo di coprire il 75% o più del loro consumo di elettricità con fonti rinnovabili entro il 2030. Secondo il Pniec, l'Italia punta solo al 55%», mentre il 38% dovrebbe arrivare dal gas, osservano Ember ed Ecco.
Appare dunque evidente che senza una rapida inversione di rotta sul ritmo delle installazioni di impianti rinnovabili, e un Pniec coerente con la strategia di decarbonizzazione europea, non solo l’Italia continuerebbe a eludere la crisi climatica in corso, ma si esporrebbe a crescenti crisi energetiche nel prossimo futuro.
