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La cooperazione italiana al lavoro in Senegal per aiutare i (potenziali) migranti climatici

Il Paese è geograficamente svantaggiato dal punto di vista climatico soffrendo di un clima di tipo sub-equatoriale al Sud e tropicale e arido nella parte Nord caratterizzata, oltretutto, da scarse precipitazioni
 |  Crisi climatica e adattamento

Le migrazioni hanno da sempre avuto un certo impatto sulle nostre società, e le cause dei tanti flussi migratori di cui oggi parliamo ruotano attorno a vari motivi: dalla guerra alla povertà, da questioni politico-religiose alla ricerca di condizioni di vita migliori e, nel corso degli ultimi anni, non è una novità parlare anche di migrazioni climatiche o ambientali. Del resto, fin dall’antichità le popolazioni si son mosse, spesso stagionalmente, seguendole leggi della natura e del loro ambiente in una continua ricerca di nuove risorse e opportunità.

La regione saheliana, che ha registrato una tra le maggiori siccità negli anni ‘70-80, è una delle realtà oggi più vulnerabili. Le popolazioni sono qui particolarmente soggette al cambiamento climatico che, a sua volta, spesso priva la gente del luogo di beni alimentari, risorse idriche e persino di buone condizioni socio- sanitarie.

In Senegal, che si contraddistingue da anni per un importante tasso di mobilità, un aspetto interessante da tenere sott’occhio è proprio legato cambiamenti climatici. Il Paese è infatti geograficamente svantaggiato dal punto di vista climatico soffrendo di un clima di tipo sub-equatoriale al Sud e tropicale e arido nella parte Nord caratterizzata, oltretutto, da scarse precipitazioni.

La zona più arida del Paese è proprio quella saheliana, ove il clima risulta essere quasi desertico e dove si registrarono frequenti e accentuate crisi di siccità. Al degrado ambientale e ai problemi di desertificazione,seguono una diminuzione delle risorse agricole e, in conseguenza, il tentativo (regolare e non) dei cittadini di spostarsi da aree rurali alle città, dalle città a un altro Paese e così via.

Nel mettere insieme il tema della migrazione e del cambiamento climatico in Senegal, due sono gli aspetti prioritari che, interconnessi, ostacolano e rallentano il mondo del lavoro e l’economia del Paese: da un lato i cambiamenti di temperatura, le poche precipitazioni e l'umidità del suolo e, dall’altro, l’aumento del livello del mare che colpisce soprattutto la zona altamente densa della capitale Dakar. Attività quali l’agricoltura e la pesca, fonti di reddito primario nel Paese, sono spesso così messe in discussione.

In questo, con il progetto M.i.g.r.a. - finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) - Cospe contribuisce da tempo a ridurre la vulnerabilità socio-economica dei giovani e delle donne nelle regioni di confine tra Senegal, Guinea e Guinea-Bissau per migliorare l’accesso alle opportunità d’impiego, ai servizi di sostegno psicosociale e a informazioni corrette e pertinenti sulla migrazione.

Il rapporto tra popolazione, cambiamento climatico e migrazione necessita infatti di informazioni corrette e di attività di sensibilizzazione che possano accompagnare la comunità nel rispondere a queste problematiche.

Mentre il cambiamento climatico ha dimostrato di essere in gran misura prodotto dall'uomo, l’insieme di attività che la popolazione può comunque portare avanti contro i cambiamenti climatici avrà di certo nel lungo periodo un effetto significativo sulla popolazione.

Oggi con il progetto Nouvelles perspectives, Cospe si impegna ancora a far conoscere ai giovani senegalesi, potenziali migranti, delle alternative alla migrazione irregolare mostrando le opportunità presenti nel Paese d’origine e contribuendo attivamente al cambiamento di percezione e di atteggiamento nei contesti periurbani e rurali del Senegal.

Cospe, che da 30 anni opera in Senegal, è a fianco delle donne e dei giovani senegalesi per aiutarli a superare pregiudizi e avversità e affermarsi nei settori chiave dell’economia nazionale. Nel Paese, Cospe si impegna in diverse realtà e aree tematiche: dall’agricoltura alla sovranità alimentare, dal diritto alla terra e fondiario al diritto all’igiene, dalla Governance alla formazione e all’inserimento professionale. 

di Cospe per greenreport.it

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.