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Istituti di ricerca europei si mobilitano per salvare i dati sul clima che rischiano di sparire dagli archivi Usa

L’iniziativa, di cui dà conto la rivista Nature, è partita dalla Germania per salvare soprattutto i database della Noaa, che potrebbero non essere più accessibili per i tagli dei finanziamenti federali annunciati da Trump e la possibile cessazione dei contratti con fornitori di servizi cloud
 |  Crisi climatica e adattamento

Numerosi centri di ricerca tedeschi stanno partecipando a una mobilitazione internazionale per salvaguardare importanti archivi di dati scientifici che rischiano di essere eliminati o resi inaccessibili a causa delle politiche dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump. La notizia viene riportata dalla rivista Nature e segue una serie di altre informazioni provenienti dall’America che hanno suscitato preoccupazione nella comunità scientifica globale. I timori si concentrano soprattutto sui database della National oceanic and atmospheric administration (Noaa), l’agenzia federale americana responsabile del monitoraggio di atmosfera e oceani, essenziali per le previsioni meteorologiche e lo studio del clima. Secondo fonti interne rimaste anonime, l’accesso a molti di questi dati potrebbe essere interrotto a breve, a causa di significativi tagli ai finanziamenti federali e della possibile cessazione dei contratti con fornitori di servizi cloud, mettendo a rischio la disponibilità di informazioni cruciali.

Del resto, nelle scorse settimane l’amministrazione Trump ha annunciato un piano per ridurre la spesa pubblica, proponendo lo smantellamento dei programmi di ricerca sul clima gestiti proprio dalla Noaa, ritenuti dai funzionari governativi promotori di «minacce climatiche esagerate e infondate». A all’inizio di questo mese, vari media, tra cui Bloomberg, hanno riportato che l’accesso a numerosi database dell’agenzia sarebbe stato interrotto entro pochi giorni, a causa della decisione di annullare i contratti con Amazon Web Services, che ospita online i dati della Noaa. Sebbene la cancellazione sia stata poi posticipata, la notizia ha generato forte allarme nella comunità scientifica.

Per affrontare questa emergenza, l’archivio di dati ambientali Pangaea, gestito dall’Università di Brema e dall’Istituto Alfred Wegener di Bremerhaven, ha ufficializzato una collaborazione con la Noaa per mettere in sicurezza i dati più vulnerabili. «Non vogliamo sottrarre dati, ma salvarli», ha dichiarato Frank Oliver Glöckner, bioinformatico responsabile di Pangaea. Questa iniziativa si inserisce in una più ampia campagna coordinata dall’Associazione Helmholtz, che coinvolge diversi centri di ricerca tedeschi e si estende anche al salvataggio dei database tossicologici dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente.

Eric Nost, geografo dell’Università di Guelph in Canada e promotore di una rete di backup volontaria dei dati statunitensi, ha definito la situazione attuale come «la prima vera minaccia» ad archivi ambientali fondamentali. Secondo Nost, la perdita dei dati non è solo una questione politica, ma anche la conseguenza di tagli amministrativi indiscriminati che possono verificarsi in qualsiasi momento.

La cancellazione dei dati, anche se temporaneamente rinviata, ha generato forte allarme tra gli scienziati, consapevoli che la scomparsa di questi archivi comprometterebbe anni di ricerca e strumenti essenziali per la previsione di eventi estremi e la pianificazione di strategie di adattamento climatico. In risposta, si stanno quindi formando alleanze tra istituti di ricerca internazionali, con l’obiettivo di creare «pacchetti di salvataggio dati» che garantiscano la conservazione e l’accessibilità delle informazioni più a rischio. Nost sottolinea che la perdita di dati può avvenire non solo per motivi politici, ma anche a causa di tagli di bilancio non collegati a decisioni ideologiche, evidenziando la necessità di proteggere questi archivi per il bene della ricerca e della società.

Redazione Greenreport

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