
Bordate da Tajani e dal tedesco Merz: il Green deal fa discutere Ursula von der Leyen e il “suo” Ppe
Al congresso del Partito popolare europeo che si è svolto a Valencia, il Green deal è finito in più di un intervento sul banco degli imputati. Il ministro italiano Antonio Tajani, che è stato rieletto vicepresidente del Ppe (confermato presidente il tedesco Manfred Weber), ha detto che bisogna «cambiare alcune importanti scelte fatte in passato sul Green Deal: noi siamo fortemente impegnati nella difesa dell'ambiente e condividiamo le parole di Papa Francesco, ma la questione sociale non può essere esclusa dalla lotta contro il cambiamento climatico». E poi: «La visione di Timmermans e di Greta Thunberg aveva creato una sorta di dea natura, una forma di panteismo che non teneva conto della presenza dell'uomo. Si rischiavano di perdere decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro, quindi bisogna cambiare con un atteggiamento meno ideologico e più pragmatico». Il congresso ha anche approvato a stragrande maggioranza una risoluzione presentata da Forza Italia sulla competitività in cui non mancano ulteriori critiche al Green deal. Presentandola alla platea, Tajani ha detto: «Se vogliamo proteggere i posti di lavoro e averne di più per i giovani dobbiamo sostenere l'economia reale, avviare una nuova stagione contro il Green Deal che è stato un disastro contro l'agricoltura e l'industria europea. Questo documento vuole spingere al sostegno dell'economia per spingere verso la maggiore competitività, per ottenere un accordo sul mercato interno, per difendere la natura industriale dell'Europa».
Ma non è solo dal fronte italiano che sono state espresse considerazioni di questo tipo. Non meno critico è stato Friedrich Merz: «Dopo aver infastidito la gente con i tappi delle bottiglie attaccati o le auto che emettono suoni, ora chiederemo alle persone di far controllare le loro auto ogni anno invece che ogni due anni. Siamo fuori di testa?», ha attaccato il cancelliere in pectore tedesco facendo riferimento all’ultima proposta di Bruxelles.
Considerazioni che Ursula von der Leyen, presente in prima fila in platea ad ascoltare, ha deciso di non lasciar cadere sotto silenzio. Nel corso del briefing quotidiano da parte della portavoce della Commissione Ue Paula Pinho, è stato ricordato il pieno sostegno di von der Leyen al Green deal, aggiungendo però che le norme introdotte non appartengono a «un progetto della Commissione, essendo state approvate dagli Stati membri». Non solo. Come si osserva dal video realizzato dal team di TotalEu Production, con cui greenreport ha attiva una collaborazione editoriale, la portavoce della Commissione Ue Pinho ha anche ribadito che «l'obiettivo reale è quello di assicurarsi che siano attuate, anche se fossero necessari degli aggiustamenti», le modifiche. Punti di modifica che, ha sottolineato la portavoce con riferimento ad esempio al rinvio delle sanzioni ai produttori sulle auto inquinanti, in alcuni casi «sono stati proposti e presentati dalla presidente della Commissione».
