
Trump dà un altro colpo a chi si occupa di crisi climatica: stop al bollettino delle catastrofi meteo

Ne abbiamo scritto a inizio anno: nel 2024 ci sono stati in America 568 decessi e danni per 182 miliardi di dollari, a causa di eventi meteo estremi. E abbiamo potuto farlo perché negli Stati Uniti ci sono i National centers for environmental information (Ncei), i Centri nazionali di informazione ambientale, una rete che dipende dall’Agenzia nazionale di osservazione oceanica e atmosferica (Noaa). Si tratta di un apparato che è stato creato nel 1980 e che per quasi cinquant’anni ha raccolto dati non di dominio pubblico, condotto elaborazioni e analisi, e anche diffuso quello che è stato chiamato il “Billion Dollar Weather and Climate Disasters”, un periodico rapporto riguardante le peggiori calamità naturali che nel corso del tempo si sono abbattute sugli Usa, che si trattasse di tornado, caldo estremo, incendi, alluvioni. Ma ora è finita. I tagli decisi dall’amministrazione Trump hanno imposto uno stop a questo lavoro di raccolta, elaborazione e diffusione di dati. Si legge ora sul sito web Ncei: «In linea con l’evoluzione delle priorità, dei mandati statutari e dei cambiamenti di personale, i National centers for environmental information (Nnce) della Noaa non aggiorneranno più il Billion Dollar Weather and Climate Disasters». Tutti i rapporti precedenti, che vanno appunto dal 1980 al 2024, e i dati sottostanti «rimangono autorevoli, archiviati e disponibili tramite la pagina di accesso al set di dati Billion-Dollar Disasters». Una magra consolazione che riguarda il passato, ma sul futuro non si potrà più contare su questa ricca e attendibile mole di informazioni.
Come osserva la Cnn dando notizia della decisione derivante dalla nuova linea impressa dal presidente Usa, che è tra i principali negazionisti del cambiamento climatico, «l’amministrazione Trump si è concentrata sull’eliminazione di programmi e dipartimenti associati al “clima”, indipendentemente dal fatto che stiano effettivamente monitorando il riscaldamento globale e i suoi effetti».
Secondo questo database che ora non verrà più aggiornato, dal 1980 negli Stati Uniti si sono verificati 403 disastri meteorologici e climatici che sono costati almeno 1 miliardo di dollari, per un totale di oltre 2,945 trilioni di dollari e la morte di oltre 17 mila persone. Tra il 1980 e il 2024 sono avvenuti in media nove disastri di questo tipo all’anno, anche se negli ultimi cinque anni la media annuale è salita a 24 e il record per un singolo anno è stato registrato nel 2023 con 28 eventi estremi (sono stati 27 nel 2024).
Come osservano degli esperti che commentano la notizia con la Cnn, il database dei disastri da un miliardo di dollari non è facilmente replicabile, ad esempio da un’azienda privata o da un’organizzazione no-profit, poiché contiene una miriade di dati non pubblici condivisi con il governo da privati imprenditori. Inoltre, le compagnie, comprese quelle assicurative, hanno i propri conteggi e le proprie metodologie, che di solito sono strettamente protette per motivi di privacy e politiche aziendali varie. «Ciò che ha reso questa una risorsa dal valore unico non è solo la sua metodologia standardizzata per decenni, ma anche il fatto che attinge a fonti di dati proprietarie e non pubbliche (come le stime delle perdite delle riassicurazioni, i rapporti governativi localizzati e i database privati dei sinistri) che sono altrimenti inaccessibili alla maggior parte dei ricercatori», ha spiegato alla Cnn Jeremy Porter, responsabile delle implicazioni climatiche e cofondatore di First Street, una società di modellizzazione finanziaria del rischio climatico.
La perdita del contributo dei Ncei e i tagli imposti dalla Casa bianca stanno tra l’altro mettendo a rischio anche il pregresso, al di là di quel che viene promesso per il database riguardante gli eventi estremi, a causa della riduzione non solo del personale, ma anche dei fondi per pagare periodicamente la gestione di server e servizi cloud, tanto che gli istituti di ricerca europei si stanno mobilitando per salvare almeno i vecchi dati sul clima presenti nei diversi archivi Usa. I colpi inferti dall’amministrazione Trump ai budget di università ed enti di ricerca hanno anche convinto i vertici dell’Ue a mettere sul piatto oltre 500 milioni di euro da investire in ricerca e sviluppo per attirare scienziati statunitensi in Europa. Ma l’impressione è che la marea contro tutto ciò che ha a che vedere col clima innescata dal tycoon difficilmente potrà essere arginata con iniziative messe in campo al di qua dell’Atlantico.
